Firenze: corteo e sciopero della fame antirazzista
- settembre 24, 2007
- in lotte sociali, migranti, sicurezza
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Ieri mattina un corteo ha sfilato contro i relatori della Conferenza nazionale sull’immigrazione per dire «no al pacchetto sicurezza delgoverno, no ai sindaci-sceriffi». E don Alessandro Santoro ha iniziato uno sciopero a staffetta contro l’ordinanza dell’assessore Cioni
Novembre 2002. A Palazzo Vecchio c’è Domenici e Firenze accoglie migliaia e migliaia di attivisti per il Forum Sociale Europeo. Anche la Firenze “bene” scende in piazza per la pace in una manifestazione pacifica che inonda le strade sfilando tra i palazzi colorati dalle bandiere arcobaleno: al diavolo la Fallaci e i profeti di disordini e sventura. Settembre 2007. A Palazzo Vecchio c’è sempre Domenici, ma ora Firenze ha paura. Del diverso, dello straniero. Si fa forte dell’ordinanza dell’assessore Cioni e se la prende con i lavavetri. Li lascia soli e quasi se ne vanta. E così ieri in circa duemila, per la maggior parte rom, senegalesi, etiopi più alcuni collettivi organizzati e rappresentanti del Prc e i partiti della sinistra, sono scesi in piazza per portare fischi (pacifici) fin davanti a Palazzo Vecchio, dov’era in corso la conferenza sull’immigrazione con il ministro Amato e lo stesso Domenici. In piazza forse anche per chiedersi: cosa è successo rispetto a cinque anni fa?Al diavolo la scarsa partecipazione del ‘fiorentino medio’. Un corteo composto per la maggior parte di extracomunitari, quelli che a Firenze alloggiano nelle case occupate (sotto sgombero per ora congelato) del Luzzi, è comunque un successo. In piazza, contro l’ordinanza anti-lavavetri (dei quali ormai non c’è nemmeno l’ombra ai semafori), ma anche per il diritto al lavoro, all’abitare, all’istruzione, per la solidarietà e l’integrazione. Contro la paura. “Noi non conosciamo il razzismo”. Lo striscione di testa non si vede bene se non ti avvicini. Sfila basso, quasi striscia sull’asfalto. A portarlo ci sono Jorin, Florin, Sorin, Ana e altri, nomi bene in vista sui cartelli che portano al collo. Età compresa tra i 5 e gli 8 anni. Sono i bambini del Luzzi e chi pensa ad una strumentalizzazione dei piccoli da parte dei grandi si fermi subito. Jorin e i suoi amici hanno una rivendicazione ben specifica: un servizio bus che li porti a scuola, dato che abitano a dieci chilometri dalla città e dato che quando lo hanno avuto è stato per la “carità” di qualche associazione di volontariato. “Fermate Domenici” e anche un ironico “Basta strac-Cioni”, si legge qualche metro più in là. Molte le sigle presenti al corteo: Prc, Cobas, Movimento di lotta per la casa, Comitato per la Costituzione, Movimento antagonista toscano, le comunita’ di immigrati, Comunità delle Piagge, Emergency, Comitato Fermiamo la guerra. C’è il prete don Alessandro Santoro, che da venerdì è in sciopero della fame contro l’ordinanza Cioni, in collegamento con un neonato blog: “digiunoastaffetta”. C’è lo storico Paul Ginsborg, impegnato in un percorso unitario della sinistra fiorentina che proprio questo weekend svolge una tre giorni di dibattiti. C’è Bruno Paladini del Movimento Antagonista Toscano che annuncia l’occupazione simbolica dei monumenti di Firenze «se non saremo ascoltati». Cosa è successo dal 2002 ad oggi?Succede che qualcuno a Firenze prova a resistere e a sfondare l’ansia securitaria della maggioranza in municipio e nella città. Qualcuno che si fa vedere in piazza, ma non solo. C’è anche chi non si presenta con nome e cognome, ma che prova a reagire e a fare comunicazione. Succede così che su molti palazzi, tra le ormai rare bandiere arcobaleno, campeggi una scritta: “Cioni ti odia”. La vedi ovunque, non è dato conoscerne la paternità, ma in città c’è chi la ricollega a gruppi di attivisti anonimi che in passato si sono fatti vivi con iniziative simili. “Cioni ti odia”, non “Cioni ti odio”: semplice e schietto avvertimento di sapore nonviolento.Segni che nel Palazzo Vecchio non recepiscono. Invitato dai giornalisti a commentare la manifestazione dei lavavetri, il ministro Amato glissa in modo anche volgare: «Non rispondo su temi che non riguardano il convegno, sono qui per parlare di integrazione, non mi occupo di lavastoviglie». Domenici poi ne approfitta per mirare dritto al cuore del problema, attaccando la sinistra radicale, che in consiglio comunale a Firenze si è mossa unita contro l’ordinanza Cioni (nonostante che il Prc sia all’opposizione, mentre Sd, Verdi e Pdci sono in maggioranza). «Mi chiedo – dice il sindaco – se oggi ci siano ancora le condizioni per continuare a governare insieme».E’ il benvenuto per Franco Giordano, Oliviero Diliberto, Titti Di Salvo, Alfonso Pecoraro Scanio arrivati in città nel pomeriggio di ieri per la seconda giornata di dibattiti organizzati dalla sinistra “unita e plurale” fiorentina. «Quanto ancora Catilina abuserà della nostra pazienza?”», è una delle domande del confronto alla Flog. Cioè: la sinistra può ancora stare al governo con questo Partito Democratico? La citazione di Cicerone fa sbilanciare anche l’ex diessina Di Salvo: «E’ difficile stare al governo con chi caccia i lavavetri». «Domenici è come Rutelli, come Mastella, come Di Pietro: ci vogliono espellere come corpi estranei da un centrosinistra che così diventa centro», dice il segretario del Pdci. «Se facessi come Massimo Cacciari e dessi del matto a Domenici saremmo già alla crisi di governo – risponde il segretario del Prc – Veniamo dallo stesso ceppo che voleva contrastare la povertà. Ora loro contrastano i poveri. Cosa è successo?». Dalla platea urlano che nel 2002 Domenici ha accolto il popolo noglobal solo «perché in vista c’erano le elezioni». Oggi, Giordano avverte Domenici: «Se lo fai per fini elettorali, sappi che alla copia la gente preferisce la destra originale». Per il segretario di Rifondazione il punto è «la costruzione culturale del Piddì, tutta piegata sul governo, sull’acquisizione del palazzo d’inverno. Possiamo vincere se ricostruiamo il legame sociale. Dobbiamo riempire le piazze, non semplicemente con le notti bianche». Il pensiero va al 20 ottobre che serve per chiedere che «il governo rispetti il popolo che lo ha votato e il programma». «Guardate che ci conteranno – dice Diliberto – Dovete venire in massa, altrimenti la Finanziaria la faranno come vogliono loro». Nonostante il documento unitario presentato da Prc, Sd, Verdi e Pdci a Prodi, «inizio della produzione di idee della sinistra», sottolinea Di Salvo. Sul 20 ottobre la platea fiorentina applaude, ma vuole di più e lo ha mandato a dire ai leader già venerdì scorso, nel primo dibattito della tre giorni coordinato da Ginsborg. Osare di più della federazione della sinistra, organizzare una costituente per fondere le identità e garantire la partecipazione. Come si risponde?Diliberto è diretto: «Questo è l’ultimo dibattito sull’unità a sinistra al quale partecipo. A furia di dibattiti si muore. Dobbiamo fare un passo avanti». Cioè «riunioni operative per individuare come si fa, non quando si fa l’unità a sinistra». Le proposte: «Forme che garantiscano la partecipazione di tutti, una testa un voto per eleggere i propri rappresentanti; organismi composti per il 50 per cento da entrambi i sessi e dopo due mandati si “scende” tutti dal Parlamento, a cominciare da me». Per Di Salvo la ricetta è: «Organizzare insieme una campagna d’ascolto nel paese, coordinare i gruppi parlamentari, avere l’ambizione di costruire, nel percorso unitario, un nuovo gruppo dirigente». Per Pecoraro c’è bisogno di «contenuti». Guardate il Partito Democratico, è l’invito del leader dei Verdi: «Non hanno contenuti forti che aggreghino. Il risultato è che in Senato dal Pd sono nati quattro nuovi gruppi: Sd, l’Ulivo e poi quello di Dini, quello di Bordon e Manzione». Insomma, «frammentazione». Invece, la sinistra deve porsi l’obiettivo di individuare «le sue dieci grandi riforme» e di «aggregare non solo chi sta fuori dal Pd, ma puntando a non essere marginali nel centrosinistra». Giordano: “«Rifondazione si mette a disposizione per un soggetto unitario e plurale che entro l’anno vivrà la sua assise fondativa con gli stati generali della sinistra». Quindi, la risposta ad Asor Rosa, rammaricato al dibattito di venerdì scorso per il fallimento della “sua” Camera di consultazione. I tentativi di unità sperimentati in passato sono falliti per un «vizio verticistico», dice Giordano. Adesso, la federazione è il primo passo verso una «sinistra pacifista, antiliberista, laica, ambientalista che investa nella partecipazione», che combatta «passività e americanizzazione», che si sappia contrapporre ai «Mastella che sognano Casini nel governo, ai Letta che flirtano con Tremonti. Ma allora la destra vera – domanda il segretario del Prc – chi dovrebbe avere al governo? Jack lo squartatore?». Risate in platea, ma nemmeno troppe. Perché si sa: potrebbe non esserci un’altra occasione, sulla Finanziaria 2008 si pone un problema di “efficacia” della sinistra. Il ministro Paolo Ferrero, alla Flog in mattinata, mantiene la calma e provoca gli alleati di governo: «I punti che poniamo non hanno contraddizioni nell’Unione. Avete mai sentito qualcuno che dica di prendere ai poveri per dare ai ricchi come faceva il governo Berlusconi? No. Dunque, si può trovare l’accordo e se questo governo farà una Finanziaria buona potrà tenere perché ricostruirà il rapporto di fiducia con gli elettori».
fonte: Liberazione
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