Nel mirino il gruppo dei Bulldog, protagonista di scontri in curva e di pestaggi nei confronti di militanti di sinistra. Sequestrate bandiere con svastiche e il sito con il fascio littorio
Se gli ultras neonazisti di Varese marciavano con il passo dell’oca in direzione degli stadi avversari, i loro camerati di Lucca conosciuti come Bulldog non si limitavano alle coreografie. Pestaggi, violenze e aggressioni quasi non si contavano più, quando nel febbraio scorso il tentato omicidio del giovane Emanuele Pardini segnò un punto di non ritorno. Mesi di indagini. Poi l’arresto dei responsabili materiali dell’aggressione a Pardini. Infine ieri mattina sono arrivati dieci ordini di custodia cautelare in carcere, uno agli arresti domiciliari, e altri cinque indagati con obbligo di firma. Tutti dovranno difendersi in tribunale dalle accuse di associazione a delinquere, percosse, lesioni personali gravi, violenza privata, minacce aggravate, porto ingiustificato di strumenti atti a offendere, e danneggiamento.L’operazione della Digos di Lucca, coordinata dal procuratore capo Giuseppe Quattrocchi, ha portato anche a numerose altre perquisizioni, oltre al sequestro di una bandiera con la svastica e un’altra con la croce celtica, coltelli, pugni di ferro e mazze di legno. Inoltre è stato finalmente sequestrato e ridotto al silenzio anche il sito dei Bulldog (www.bulldoglucca.it), che per gli investigatori della Digos – e del resto bastava darci un occhiata per farsi un’idea – era il principale mezzo di propaganda delle idee, delle azioni e della mentalità del gruppo che aveva fatto tabula rasa del tifo lucchese in curva ovest. Chiamiamola «incompatibilità», visto il fascio littorio stilizzato logo dei Bulldog, perfettamente in linea con le reiterate azioni squadristiche che nelle ultime tre stagioni avevano portato all’espulsione dalla curva degli altri gruppi di tifosi rossoneri.Nel sito si poteva trovare di tutto. Compresi link verso altri siti di chiara matrice fascista. Richiami a biografie di gerarchi del ventennio. Consigli su come comportarsi in caso di fermo di polizia. Offerta di oggettistica da stadio (cappellini, sciarpe, ecc) con la chicca di felpe con su scritto «L’amico è fidato se tace il tuo reato», oppure «Tifoso anticomunista squadrista». Tutta farina del sacco di Andrea Palmeri, 28 anni, leader dei Bulldog chiamato dai fedeli camerati «il generalissmo». Poi i lucchesi Andrea Di Vecchio, Mirco Santucci, Davide Giovannetti, Daniel Fratello e Stefano Vannucci, tutti dai 19 ai 28 anni, e Lorenzo Pucci, Adam Alexander Mossa, Luigi Marotta e Francesco Venturini, residenti nella vicina Capannori e anche loro poco più che maggiorenni. Il più anziano del gruppo, Andrea Vanni, 36 anni, è quello finito agli arresti domiciliari.Dietro i Bulldog naturalmente, anche se sull’argomento i prudenti investigatori lucchesi preferiscono restare nel vago, si staglia l’ombra dei neofascisti di Forza Nuova, particolarmente attivi nella provincia lucchese. Quelli di Forza Nuova respingono altrettanto naturalmente ogni ipotesi di coinvolgimento diretto nelle iniziative dei Bulldog. Anche se non hanno mai mancato di solidarizzare apertamente con chi veniva di volta in volta indagato o arrestato. Dopo aggressioni assortite (omosessuali, studenti, perfino il tentato incendio della libreria Baroni) che hanno segnato la vita cittadina degli ultimi anni, solo il tentato omicidio di Emanuele Pardini nel febbraio scorso – il ragazzo del Cantiere Resistente è rimasto vivo per miracolo – ha segnato una svolta forse definitiva. Sancita anche dai tremila scesi in piazza pochi giorni dopo per una manifestazione indetta da un comitato genitori-insegnanti. Stufi di vedere i loro figli e i loro allievi vivere quotidianamente nell’angoscia.
fonte: il manifesto
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