Le perquisizioni sono scattate all’alba come nelle migliori operazioni anticrimine. Alle 6.30 del 19 maggio diciotto carabinieri sono entrati nelle case di tre attivisti milanesi di Fridays For Future e del centro sociale Lambretta divisi in squadre da sei per ciascun attivista. Ad essere perquisiti sono stati due ragazzi di 26 e 29 anni e una ragazzi di 28. I militari sono entrati nelle loro case, ai giovani è stato sequestrato il telefono cellulare, il computer, alcuni vestiti, alcune bandiere tra cui una della pace, libri.

«A UN ATTIVISTA è stato chiesto di spogliarsi e fare delle flessioni nudo davanti ai carabinieri» racconta la portavoce nazionale di Fridays For Future, Miriam Comparelli. «Sono scioccata. È incredibile che chi combatte per ambiente e giustizia climatica debba essere vittima di intimidazione». La presunta colpa dei tre? Aver scritto sul muro esterno di due società, Centrex e Weedoo che commercializzano il gas russo di Gazprom, «il gas fossile uccide» e, più in là, «basta affari con i dittatori». Un’azione comunicativa fatta il 19 marzo in vista dello sciopero globale per il clima del 25 marzo.

AZIONE COMUNICATIVA che deve aver centrato il bersaglio. Secondo quanto riferito dagli attivisti, sul mandato di perquisizione compare chiaramente il nome di Gazprom che avrebbe quindi sporto denuncia. «E se Gazprom chiama lo Stato risponde», dicono i tre, «ci vogliono intimidire». I decreti sono stati firmati dai pubblici ministeri Francesco Cajani e Francesca Crupi, coordinati dall’aggiunto del dipartimento Antiterrorismo Alberto Nobili e anche dalla Procura dei minori perché la stessa mattina sono state perquisite, sempre a Milano, anche le case di altri sei attivisti dei collettivi studenteschi legati al centro sociale Cantiere, e due tra loro sono minorenni. Anche a loro sono stati sequestrati cellulari e vestiti, tra cui una maglietta con la scritta «Stop War». A loro sono contestate le scritte sui muri di una filiale di Banca Intesa e al Provveditorato alle Opere pubbliche durante il corteo studentesco dello scorso 17 novembre. Sei mesi fa.

«IL CONTESTO in cui è maturata l’azione delittuosa è riconducibile a un ambito di contestazione di natura politico sociale» è scritto su uno dei mandati di perquisizione. «È una piccola storia di giustizia triste o surreale, decide voi» ha commentato l’avvocato difensore di alcuni dei ragazzi, Mirko Mazzali. Forse anche per i Fridays For Future inizia a valere la vecchia regola che fino a quando non rompi davvero le scatole a qualcuno di potente ti fanno l’applauso, quando iniziano a percepirti come un problema ti spaventano e ti reprimono.

GLI ATTIVISTI PER IL CLIMA oggi pomeriggio alle 15 faranno un presidio fuori la sede di Gazprom a Milano. «Per noi è davvero una vicenda scioccante – dice ancora Martina Comparelli – con una matrice politica perché non è stata solo una perquisizione, ma una umiliazione. Perché un trattamento simile?». La volontà intimidatoria per gli attivisti è chiara: «Hanno soldi e potere, hanno relazioni internazionali, l’unica cosa che dipende meno da loro è la reputazione e chi la mette a rischio può diventare un loro nemico».

SOLIDARIETÀ ai giovani è arrivata da Europa Verde che chiede al Governo di chiarire quanto successo. «È un evidente atto intimidatorio con lo scopo di mettere il bavaglio al movimento ecologista» hanno scritto in una nota Angelo Bonelli, Eleonora Evi e Cristian Romaniello. «Se gli accadimenti dovessero essere confermati sarebbero di una gravità inaudita e per questa ragione i nostri parlamentari presenteranno un’interrogazione al Governo per chiedere che venga chiarito lo svolgimento dei fatti».

DUE GLI EPISODI di imbrattamento, denunciati dalle società, per i quali sono stati identificati e perquisiti i nove antagonisti: le scritte sui muri della filiale di Banca Intesa San Paolo di via Verdi e al Provveditorato alle Opere Pubbliche di piazza Morandi, durante il corteo studentesco dello scorso 17 novembre, e gli slogan verniciati con lo spray.

Roberto Maggioni

da il manifesto