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Armamenti, truppe e basi americane in Italia: una mappa difficile da ricostruire

In occasione del recente viaggio del presidente del Consiglio, Mario Draghi, negli Stati Uniti, tra le varie personalità incontrate sull’altra sponda dell’Atlantico c’è stata Nancy Pelosi, speaker della Camera del Congresso degli Stati Uniti. In quel frangente, Pelosi ha detto a Draghi: «Grazie all’Italia per l’ospitalità che dà alle truppe americane». In effetti il nostro Paese di «ospitalità» alle truppe americane ne concede parecchia: al punto da avergli concesso il comando esclusivo di alcune basi, nelle quali nemmeno le autorità italiane sanno cosa succede, e la possibilità di tenere nel nostro territorio armamenti nucleari. Una storia cominciata nel 1951 e non semplice da ripercorrere, contando che non è facile sapere nemmeno il numero delle truppe statunitensi sul territorio italiano.

di Michele Manfrin

120 siti militari, più quelli segreti

Come dicevamo, la presenza militare permanente degli Stati Uniti in Italia inizia nel 1951 con la firma di un accordo bilaterale di collaborazione militare che prevedeva l’aiuto statunitense per ricostruire il sistema di comunicazione italiano in cambio di un grande pezzo di terreno, tra Pisa e Livorno, su cui far sorgere una propria base che prese poi il nome di Camp Darby. Da quell’anno in poi verranno sottoscritti numerosi accordi tra Italia e Stati Uniti che diedero il via alla militarizzazione del territorio italiano, in virtù anche della posizione geostrategica del nostro Paese. I siti militari su suolo italiano sono circa 120, più ve ne sarebbero una ventina di segreti. Vista anche la partecipazione dell’Italia all’Alleanza Atlantica, la NATO, dal 1949 come paese fondatore, molti sono i siti con presenza promiscua di soldati italiani con quelli degli altri Paesi membri dell’Alleanza, specie, appunto, gli statunitensi. Ci sono anche basi sotto legislazione e amministrazione italiana le cui attrezzature e le cui operazioni sono però sotto il controllo statunitense. Infine ci sono le basi statunitensi che, in alcuni casi, ospitano anche soldati italiani. I siti militari statunitensi in italiana sono più di 50 e sono sparsi in pressoché ogni regione. Le basi statunitensi godono di extra-terriotrialità e sono quindi, a tutti gli effetti, pezzettini di Stati Uniti in territorio italiano ove l’amministrazione e la giurisdizione non ricadono sotto la sovranità dell’Italia. Secondo Declassified UK, solo l’aviazione statunitense (USAF) conta circa 5.000 militari USA in Italia, quinto paese al mondo per presenza militare aerea statunitense. Nel 2017, Visual Capitalist, stima il totale della presenza di personale militare statunitense dislocato in Italia a 12.102 unità, collocandoci al quarto posto al mondo dopo Giappone (39.345), Germania (34.805) e Corea del Sud (23.468).

Armi nucleari nonostante il Trattato di non proliferazione

La base aerea di Aviano è una base italiana che, dopo accordi bilaterali e in seno alla NATO, è utilizzata e di fatto controllata dall’aeronautica statunitense, con una presenza minoritaria di militari italiani. Oltre ad aver fornito supporto in quasi tutte le missioni NATO, la base ospita circa 50 bombe nucleari, in base al principio e agli accordi di “condivisione nucleare”, nonostante l’Italia abbia firmato e ratificato il Trattato di non proliferazione nucleare che impegna i propri membri a “non trasferire, ricevere o produrre armi e altri ordigni nucleari, né a offrire o chiedere assistenza per la loro produzione”. Per inciso, anche la base aerea italiana di Ghedi di Torre ospita ordigni nucleari, tra le 20 e le 40 testate.

La mappa delle basi

La già citata Camp Derby è una delle più grandi basi degli Stati Uniti in Europa con circa 30 unità tra aviazione ed esercito. L’839esimo Battaglione Trasporti e il Battaglione Attrezzature da Combattimento costituiscono la maggior parte dell’infrastruttura di base, supportando e controllando molte delle operazioni quotidiane dell’installazione. L’839esimo, sotto il controllo del Military Traffic Management Command, ha il compito di gestire tutti i porti marittimi di supporto degli Stati Uniti nel teatro Mediterraneo. Il Combat Equipment Battalion ha la missione di supporto nel mantenere, immagazzinare e riparare tutti i veicoli militari. Camp Darby è il più grande deposito di munizioni statunitensi al di fuori degli Stati Uniti, ospitando circa 125 bunker che immagazzinano svariati tipi di munizioni per i comandi dell’esercito e dell’aeronautica degli Stati Uniti in Europa. Inoltre, Camp Darby è il quartier generale dell’Army Material Command Europe. La base ospita circa 2.000 persone tra personale non militare e le loro famiglie, mentre sono circa 350 i militari presenti, tra soldati e aviatori.

Tra i siti militari più importanti vi è poi la Caserma Carlo Ederle di Vicenza, Camp Ederle, che dal 1955 è sotto il controllo statunitense ed è adesso sede dello United States Army Africa (USARAF). Nel 2013, a poca distanza, è stata costruita una seconda caserma, Camp Del Din. Le due strutture militari, dal 2015, formano insieme la Vicenza Military Community. Quest’ultima costituisce, insieme alla Darby Military Community di Pisa e Livorno, lo United States Army Garrison (USAG). A Vicenza, la presenza militare statunitense si attesta intorno ai 4.000 soldati.

Droni RQ-4D Phoenix Global Hawk, i più sofisticati della flotta NATO, presenti in Italia presso la base di Sigonella (CT)

In Campania, a Napoli, abbiamo la Naval Support Activity Naples (NSA Naples), una base della marina militare degli Stati Uniti situata presso l’aeroporto di Napoli-Capodichino. Essa costituisce il quartier generale della U.S. Naval Forces Europe e della Sesta Flotta degli Stati Uniti. La base si occupa del supporto alle unità navali statunitensi e del Comando Alleato Supremo in Europa. Tra personale militare e civile, sono presenti circa 10.000 persone. NSA Naples fornisce supporto logistico in 14 porti d’Italia, sia per le forze statunitensi che per le forze alleate. NSA Naples ha un Navy College i cui programmi sono offerti attraverso il Central Texas College, l’Embry-Riddle Aeronautical University, l’Università del Maryland University College Europe, l’Università dell’Oklahoma e l’Università di Phoenix. Sempre a Napoli è presente Naval Computer and Telecommunications Station Naples (NCTS Naples) che si occupa di fornire dati e supporto nelle telecomunicazioni statunitensi, come anche ai Paesi dell’Alleanza Atlantica, ed ha legami con NSA Naples e con il sistema di comunicazioni satellitari a Lago Patria. Svariate decine di comandi in tutta Europa fanno riferimento alle informazioni che arrivano da NCTS Naples. Sono presenti circa 350 militari USA, di cui una ventina di ufficiali.

Sicilia, avamposto americano

La base militare di Sigonella, in provincia di Catania

In Sicilia è presente la base aere di Sigonella, sotto la giurisdizione italiana e amministrata dall’aeronautica militare italiana ma che vede, oltre una presenza di strutture NATO e della missione europea EUNAVFOR MED IRINI, una massiccia presenza statunitense situata in una specifica area concessa dallo Stato italiano chiamata Naval Air Station Sigonella (NAS Sigonella). Grazie ad un accordo firmato tra Italia e USA nel 2008, da Sigonella partono i droni statunitensi Global Hawk. Sempre in tema di droni, da Sigonella partono i RQ-4D della NATO nell’ambito della Alliance Ground Surveillance (AGS) per operazioni di intelligence, sorveglianza e ricognizione. Dal 2004, in un’area aggiuntiva concessa agli Stati Uniti, NAS II, è presente la Defense Logistics Agency (DLA) come base di rifornimento per tutto il Mediterraneo. Sempre in Sicilia è presente il Naval Radio Transmitter Facility Niscemi, stazione radio della marina degli Stati Uniti e sede del Mobile User Objective System (MUOS). Proprio il MUOS, che è un sistema di comunicazione satellitare e che integra le forze navali, aeree e terrestri degli Stati Uniti ovunque nel mondo, è centrale per lo svolgimento di missioni svolte con utilizzo di droni.

I radar del Mobile User Objective System (MUOS) di Niscemi, provincia di Caltanissetta

Ovviamente, il MUOS è pienamente a regime ed opera adesso in favore del teatro di guerra ucraino. La US Space Force ha richiesto 46,8 milioni di dollari in finanziamenti per gli appalti per lo sforzo nella sua richiesta di bilancio fiscale 2023. Cordell DeLaPena, ufficiale esecutivo del programma per il posizionamento, la navigazione e il cronometraggio e le comunicazioni militari presso il comando sul campo di acquisizione del servizio negli USA, ha detto ai giornalisti che la Space Force lancerà una competizione per l’ampliamento dell’architettura globale di comunicazione satellitare. Dal 2016 è inoltre presente la Joint Tactical Ground Station (JTAGS), un sistema di ricezione e trasmissione satellitare il cui compito è dare l’allarme – direttamente al Pentagono –nel caso in cui vengano lanciati missili balistici – che hanno una gittata compresa tra i 300 e i 3.500 chilometri – nel raggio di 16.000 chilometri dalla Sicilia.

La presenza militare degli Stati Uniti in Italia risulta quindi essere importante, sia nei numeri sopraesposti sia nella condivisa percezione del nostro Paese come geo-strategicamente rilevante per le operazioni di guerra portate avanti dagli USA nel mondo, ponendo l’Italia nel mirino di ogni Paese che si trovasse in conflitto essi.

da L’Indipendente