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Amnesty contro le politiche anti-Covid: “un fallimento pieno di discriminazioni”

Come aveva già fatto in un precedente report, Amnesty International è tornata a parlare di Covid, ponendosi in maniera critica sulle misure e le restrizioni adottate dai Governi negli ultimi due anni.

di Gloria Ferrari

Nello specifico, l’organizzazione sostiene che “i gruppi emarginati, comprese le persone LGBTI+, le prostitute, le persone che fanno uso di droghe e i senzatetto, sono stati colpiti in modo sproporzionato dalle normative Covid-19 che li hanno esposti a ulteriori discriminazioni e violazioni dei diritti umani”.

Che significa?

L’analisi, i cui risultati sono stati ottenuti osservando il comportamento di 28 paesi del mondo, ha evidenziato che sin dall’inizio della diffusione del virus l’approccio adottato dai capi di governo è stato “eccessivamente punitivo” in merito all’applicazione delle normative Covid-19. Tale rigidità si è spesso tradotta in multe, arresti e metodi di sorveglianza poco leciti per chi, ad esempio, non indossava la mascherina o non rispettava il coprifuoco. Va da sé che a subire tali trattamenti sono state soprattutto le persone che, più di altre, hanno difficoltà a rispettare le regole per una serie di motivi. È il caso, ad esempio, delle innumerevoli multe assegnate ai senzatetto nel nostro Paese durante tutto il lockdown – anche se via via le prefetture italiane stanno annullando i provvedimenti perché ritenuti ingiusti. Come si fa a multare un uomo perché trovato fuori casa oltre l’orario stabilito, quando in realtà una casa in cui tornare non ce l’ha?

«Sebbene le misure di Covid-19 possano essere variate da paese a paese, gli approcci dei governi per affrontare la pandemia hanno avuto un comune fallimento», un’enfasi eccessiva sull’uso di sanzioni punitive che «piuttosto che incoraggiarle a conformarsi meglio, ha avuto un effetto grossolanamente sproporzionato su coloro che hanno già subito una discriminazione sistematica», ha affermato Rajat Khosla, Senior Director of Policy di Amnesty International.

Di fatto persone che già faticavano a procurarsi del cibo o un tetto sotto cui dormire si sono viste drasticamente dimezzate le possibilità di riposare al caldo e riempirsi la pancia con un pezzo di pane, e chi “attraeva” molestie e violenze ingiustificate da parte delle forze dell’ordine ha avuto molte più possibilità di subìre un pestaggio rispetto a prima della pandemia, una discriminazione di qualche tipo o una detenzione forzata. È il caso, ad esempio, delle prostitute, delle persone appartenenti alla comunità LGBTQI+, delle persone nere, degli individui che fanno uso di droga e, fatto ancora più grave, di chi ha chiesto di poter accedere all’aborto.

E di esempi che provano che le cose sono andate esattamente così ce ne sono molti, in tutto il mondo. Uno fra questi è citato dall’organizzazione messicana per i diritti umani Elementa, secondo cui le regole covid sono servite nel paese per portare avanti una vera e propria guerriglia contro i consumatori di sostanze: un operaio edile, trovato sotto effetto di stupefacenti, è stato arrestato per non aver indossato la mascherina. Da quel carcere non è più uscito vivo: il suo corpo è stato ritrovato pieno di lividi e con una ferita da proiettile alla gamba pochi giorni dopo.

In Argentina, invece, alcune organizzazioni hanno più volte denunciato le violenze subite dalle prostitute transgender, picchiate e perquisite senza una valida ragione, spesso detenute o molestate dai poliziotti “per aver violato la quarantena quando andavano al supermercato o alla farmacia del quartiere”.

Secondo molti esperti il Coronavirus è stato infatti usato come scusa per il governo già oppressivo per fare cose che aveva programmato da tempo di fare, ma che non era stato in grado di fare (o di farlo alla luce del sole).

Cosa ne pensano le persone? Amnesty ha parlato anche con loro, scoprendo che più di due terzi degli intervistati (cioè il 69%) pensa che le risposte statali al Covid-19 hanno ampliato l’impatto negativo di leggi e regolamenti preesistenti che criminalizzano ed emarginano le persone con cui lavorano o di cui sono circondate.

Il rischio è che una politica così rigida finisca per ottenere il risultato contrario o che porti gli individui a correre maggiori rischi per ottenere quello di cui necessitano: «Questa miopia ha lasciato questi gruppi alla mercé di polizie violente e discriminatorie e ha spinto le persone a prendere decisioni più rischiose per soddisfare i loro bisogni primari, provocando malattie prevenibili, decessi e una vasta gamma di violazioni dei diritti umani».

Molte persone, accusate più volte di “diffondere il virus”, hanno evitato di chiedere aiuto o rivolgersi ai medici per paura di essere arrestati o giudicati. Molte altre non sono invece riuscite a farsi curare poiché l’intero comparto medico era completamente dedito alla gestione del Coronavirus o si rifiutava di effettuare altre operazioni. È il caso delle innumerevoli richieste di aborto respinte o giudicate “non essenziali”, come è accaduto in India. Qui l’organizzazione Hidden Pockets Collective, ha denunciato il governo per non aver incluso la pratica dell’aborto nelle operazioni di “servizio sanitario essenziale”. 

C’è solo un modo per trovare un aspetto positivo, se proprio dobbiamo, in tutto questo caos: «Questa è una lezione cruciale che i governi devono tenere in considerazione. Mettere i diritti umani al centro degli sforzi del governo per affrontare le risposte alle emergenze di salute pubblica non è una considerazione facoltativa, è un obbligo», ha concluso Rajat Khosla.

da L’Indipendente