Il sindaco di Atene sgombera il centro per rifugiati modello di accoglienza
A pesare sulla decisione del primo cittadino anche le mire del Panathinaikos sull’area di Eleonas. Le manifestazioni in solidarietà hanno bloccato i primi trasferimenti nelle aree extra urbane
di Dimitri Deliolanes
Nuovo tentativo del governo greco di spostare profughi e migranti lontano dai grandi centri urbani e in particolare da Atene. Questa volta l’iniziativa è stata lanciata al sindaco di Atene Kostas Bakoyannis, nipote del premier. Martedì Bakoyannis ha annunciato che l’unico campo di accoglienza del comune, quello in località Eleonas, nei dintorni della capitale, sarà smantellato e i circa 1.600 residenti saranno spostati altrove e tutto il personale di sostegno sarà licenziato. È molto probabile, quasi certo, che tutti i rifugiati saranno spostati lontano dai centri urbani in campi recintati, per vivere in condizioni di isolamento.
La decisione del sindaco è sicuramente da collegare alla complessiva politica punitiva verso i profughi adottata dal suo partito e dallo zio. Ma ci sono progetti di Bakoyannis stesso, poiché l’area di Eleonas sarà destinata all’edificazione del nuovo stadio del Panathinaikos, squadra che appartiene all’armatore Alafouzos, importante oligarca che controlla tv e giornali, vere corazzate della propaganda filogovernativa.
Eleonas è in funzione da sei anni, fondato da un sindaco socialista del Pasok. Sono indirizzate in questa struttura situazioni particolarmente delicate, con persone che hanno subito violenze, hanno infermità o soffrono di malattie croniche. Si trova a 400 metri dalla stazione della metro, permettendo così a tutti i ragazzi in età scolare di frequentare le scuole mentre parecchi adulti hanno trovato qualche sistemazione lavorativa.
L’annuncio dello smantellamento è arrivato martedì, portato dall’Iniziativa dei Lavoratori di Eleonas, il Comitato dei Profughi e dal Movimento contro il razzismo e la minaccia fascista (Keerfa). Ne è seguito un possente corteo lungo le strade del quartiere con cartelli in greco e inglese, bel accolto dagli abitanti della zona.
La grande mobilitazione non è rimasta senza risultati. Ieri mattina il bus arrivato per il trasporto dei primo 226 profughi è stato bloccato ed è andato via vuoto. Lo stesso hanno fatto altri cinque bus. Nel pomeriggio c’è stato un incontro dei rappresentati dei profughi con esponenti del comune e del famigerato ministero dell’Immigrazione. Il ministro Notis Mitarakis è il responsabile dei respingimenti sistematici denunciati dall’Onu e dall’Europa e dell’indecente comportamento delle autorità greche che brutalizzano e derubano i migranti.
I migranti hanno insistito sul fatto che Eleonas si è dimostrato un campo che ha fortemente favorito l’inserimento e l’integrazione dei rifugiati nella società ateniese. Hanno sottolineato il rischio che i minori interrompano il loro corso scolastico e gli adulti perdano il lavoro.
«Atene sta per diventare una città senza alcuna struttura di accoglienza per i profughi, visto che l’attuale governo ha interrotto anche il programma di ospitalità in appartamenti», ha commentato il coordinatore di Keerfa e consigliere comunale Petros Konstantinou. Il professore dell’Università di Atene Yorgos Tsiakalos ha definito la struttura di Eleonas «un esempio della civiltà e dell’ospitalità greca». Se Il comune, ha proseguito, «chiude il campo darà il segnale che la città è in balia di politiche che portano alla barbarie».
La mobilitazione di Eleonas getta luce anche su altri episodi. Tre giovani curdi che da sei anni frequentano il liceo greco con ottimi risultati rischiano di essere rispediti in Iraq poiché il famigerato ministero ha rifiutato la loro domanda di asilo. I cittadini del comune, il sindaco e i loro insegnanti si sono mobilitati testimoniando sulla perfetta integrazione e il grande impegno dei giovani nello studio. Lo stesso sta avvenendo al liceo di Samos dove Cisè Vafing, 19 anni, della Guinea Bissau, è arrivato tre anni fa come minore non accompagnato, ma ora non ha ottenuto asilo, anche se lavora e frequenta con costanza la scuola ed è perfettamente integrato nella società di Samos.
da il manifesto