Impedire l’attracco delle navi umanitarie che hanno salvato migranti in balia delle onde: questo uno dei primissimi atti del Governo di destra. Viene rimessa così all’attenzione dei cittadini quale urgentissimo e grave problema dell’Italia l’immigrazione. Un problema che, nella realtà, esiste solo per chi lascia la propria patria per cercare fortuna in un Paese straniero, quasi sempre ostile (così come è successo a milioni di italiani dalla fine dell’800 a gran parte del ‘900). Per l’Italia accogliere stranieri, infatti, è una necessità, perché la popolazione italiana diminuisce di oltre 200.000 persone ogni anno, perché vi sono sempre più vecchi e meno giovani, perché abbiamo bisogni di lavoratori disponibili a svolgere lavori che pochissimi sono disposti a fare (per esempio portare per monti e pianure 6,5 milioni di capre e pecore, accudire 3 milioni di anziani non autosufficienti o spostarsi da una parte all’altra dell’Italia per raccogliere pomodori, cavoli, mele). L’arrivo di stranieri in Italia dovrebbe essere visto come una manna dal cielo e invece lo si dipinge come un problema gravissimo. In realtà si tratta di una cinica operazione di distrazione dell’opinione pubblica dai veri problemi degli italiani, basata su notizie false e mistificanti. Per esempio quella che le navi umanitarie sono in realtà taxi del mare (espressione coniata da Luigi di Maio e fatta propria anche da Minniti, Salvini, Meloni) e fuorilegge (Meloni le ha denominate addirittura “navi pirata”) o che i migranti devono essere portati nello Stato di cui le navi che li hanno salvati battono bandiera.
Vediamo allora come stanno i fatti.
Le norme internazionali stabiliscono che prestare soccorso in mare a chi sta in situazione di pericolo è un obbligo per qualsiasi natante sia nelle condizioni di poterlo fare [1]. Il non farlo costituisce un reato punibile con la reclusione. L’operazione di soccorso va eseguita “con tutta rapidità” [2] e termina quando gli assistiti raggiungono un “posto sicuro” [3]. Il comandante deve avvertire della situazione di pericolo il Centro di Coordinamento Marittimo di Soccorso (MRCC) della zona di mare interessata e, nel caso questo non risponda, il MRCC più vicino, che subentra in toto [4]. Egli inoltre deve “cercare di garantire che i superstiti non siano sbarcati in un luogo in cui la loro sicurezza sarebbe ulteriormente compromessa” [5].
Le navi Geo Barents di Medici Senza Frontiere e Ocean Viking (entrambe battenti bandiera norvegese) e la Humanity 1 (battente bandiera tedesca) hanno scorto alcuni barconi in balia delle onde, strapieni di persone che chiedevano di essere salvate. Tutte hanno avvertito il Centro di Coordinamento Marittimo di Soccorso (MRCC) della zona di mare interessata, senza avere alcuna risposta, e, quindi, quella della zona più vicina, senza avere anche in questo caso risposta (cioè Italia e Malta non hanno svolto i compiti loro dovuti) e hanno proceduto al salvataggio. L’Humanity 1 ha salvato 179 persone (di cui 104 minori), la Geo Barents 572 persone (tra cui alcune donne gravide, 60 minori – il più piccolo di soli 11 mesi – e un uomo con una gamba fratturata), la Ocean Viking 234 persone (tra cui 40 minori non accompagnati).
I comandanti delle navi hanno chiesto più volte al Centro di coordinamento marittimo di soccorso (MRCC) italiano e a quello maltese l’indicazione del posto sicuro nel quale portare i salvati, senza avere risposta. Le norme internazionali stabiliscono che il “posto sicuro” deve essere deciso dal MRCC [6], che può indicare un proprio porto o quello di un altro Stato, ma previo accordo con esso [7]. Quindi non è vero quello che vari politici di destra e giornalisti hanno detto, che le persone salvate dalle navi umanitarie devono andare in Germania e in Norvegia perché le navi che le hanno salvate battono bandiera di questi Stati. Le norme internazionali, invece, indicano che devono essere sbarcati nel posto più facilmente raggiungibile, dove siano garantiti sicurezza e soccorso adeguato, e che il Centro di Coordinamento deve “compiere ogni sforzo per ridurre al minimo il tempo di permanenza dei sopravvissuti a bordo della nave di assistenza” [8].
Di fatto le navi umanitarie sono intervenute perché Italia e Malta non hanno ottemperato all’art. 98 della Convenzione ONU sui Diritti in Mare e alla Convenzione per la Sicurezza della Vita in Mare (SOLAS), che hanno sottoscritto e che le impegna a promuovere “la costituzione e il funzionamento permanente di un servizio adeguato ed efficace di ricerca e soccorso per tutelare la sicurezza marittima” e a spingersi anche fuori della loro zona SAR e perfino in acque territoriali di altri Stati se vi sono persone in “effettivo pericolo”.
E’ più che evidente, quindi, che fuori legge in questa vicenda è l’Italia (e Malta) e non certo le navi umanitarie, come il Presidente del Consiglio e vari suoi ministri (degli Interni, degli Esteri, delle Infrastrutture) vogliono farci credere. E’ l’Italia che non rispetta le norme internazionali (e ricordiamo che l’articolo 10 della Costituzione Italiana impone allo Stato italiano “di conformare il proprio ordinamento alle norme di diritto internazionale”) e disattende gli impegni che ha preso scegliendo di diventare Centro di Coordinamento Marittimo di Soccorso (MRCC) per l’area di mare tra la zona SAR maltese e quella francese.
Tutta la vicenda è un film già visto quando Salvini era Ministro degli Interni e suo braccio destro era l’attuale ministro Piantedosi. Anche allora si impedì lo sbarco delle persone salvate, si accusarono le navi umanitarie di essere dei taxi del mare e di non rispettare la legge, si diffusero fake news che diedero spunto ad alcuni magistrati per aprire indagini e avviare processi contro le organizzazioni umanitarie, processi finiti con il proscioglimento “perché il fatto non costituisce reato” (mentre, ricordiamo, Salvini è ancora sotto processo per avere infranto la legge italiana).
Fino a pochi anni fa la maggioranza degli italiani credeva che l’arrivo di migranti fosse uno dei più gravi problemi dell’Italia e quasi tutti i partiti facevano a gara per chi era più duro contro gli stranieri che venivano da noi per sfuggire a guerre, a regimi dispotici, a gruppi terroristici o alla miseria. Poi l’epidemia di covid, le difficoltà economiche con l’enorme aumento delle disuguaglianze, la siccità e le alluvioni provocate dall’effetto serra hanno fatto capire a molti italiani quali sono i veri nostri problemi.
Si spera che nessuno più abbocchi alla favola dell’invasione dell’Italia da parte degli stranieri con Salvini e la Meloni a difendere il sacro suolo della patria; alla menzogna che non abbiamo le possibilità economiche e sociali di accogliere questa gran massa di stranieri (in realtà non sono tanti: 11.000 nel 2019, 34.000 nel 2020, 67.000 nel 2021 e 12.000 nei primi 5 mesi del 2022 [9]). Si spera che nessuno più abbocchi perché è un film mal girato e già visto varie volte e perché abbiamo accolto 171.000 ucraini nel giro di pochi mesi senza subire alcun problema economico o sociale e senza nemmeno accorgercene [9].
Associazione Marco Mascagna
Note:
1) Art. 98 Convenzione ONU Sui Diritti in Mare, UNCLOS 1982;
2) Art. 33 Convenzione per la sicurezza della vita in mare, 1974;
3) Par. 6.12 Linee Guida Organizzazione Marittima Internazionale – ONU www.refworld.org/docid/432acb464.html;
4) Par. 5,4 Guide Linea IMO;
5) Par. 5.6 Linee Guida OMI;
6) Convenzione internazionale sulla ricerca e il soccorso in mare, 1979 e linee guida OMI par. 2,5;
7) Linee Guida OMI:
8) Par. 6.8 linee Guida IMO;
9) Ministero degli Interni.