Il caso di una nuova vittima del sistema carcerario italiano è stato reso pubblico da alcune testate negli ultimi giorni: si tratta di Federico Perna, detenuto di 34 anni morto nel carcere di Poggioreale, a Napoli, lo scorso 9 novembre.
Perna era in carcere da tre anni a scontare una pena cumulativa per reati diversi; fin dall’inizio della sua detenzione è stato sottoposto a continui trasferimenti (Velletri, Cassino, Viterbo, Secondigliano, Benevento e infine Napoli), nonostante fosse affetto da due patologie gravi e diversi medici avessero stabilito che la sua condizione di salute era incompatibile con la detenzione in carcere e che si dovessero quindi trovate delle soluzioni alternative. Nonostante questo, Perna è rimasto prigioniero del carcere di Poggioreale dove veniva sovente imbottito di psicofarmaci e subiva maltrattamenti e vessazioni continui.
Questa condizione viene confermata anche dalla madre di Perna, tramite le lettere che il figlio le inviava chiedendo disperatamente di poter essere sottratto all’inferno carcerario ma soprattutto dallo stato in cui lo trovava quando si recava ai colloqui, riferendo di averlo visto sempre coperto da segni di percosse e poco lucido per i farmaci somministratigli.
Una settimana prima della sua morte Federico Perna aveva denunciato di perdere sangue dalla bocca ormai da diversi giorni ma anche in questo caso la sua richiesta di aiuto è rimasta inascoltata fino a quando il 9 novembre la famiglia è stata informata del suo decesso. Secondo i referti la morte sarebbe avvenuta per un ictus ma la madre ha deciso di portare alla luce il caso di suo figlio, rendendo pubbliche le lettere ricevute negli ultimi tre anni ma soprattutto le foto del cadavere che raccontano una storia ben diversa da quella ‘ufficiale’ e che mostrano sul corpo di Perna i segni evidenti di pestaggi brutali.
‘L’hanno ammazzato di botte’ è la denuncia carica di rabbia fatta dalla madre, che dopo anni di richieste inascoltate ora pretende chiarezza e giustizia sul caso del figlio. Sulla vicenda alcuni deputati hanno chiesto un’interrogazione parlamentare, scontrandosi con la secca risposta del sottosegretario Giuseppe Berretta che, senza sapere nulla del caso, ha ritenuto di dover difendere a spada tratta l’operato del personale penitenziario di Poggioreale, affermando che Perna fosse sempre adeguatamente seguito ma rifiutasse le cure. Ancora una volta la sua famiglia dovrà probabilmente scontrarsi con un muro di menzogne e inchieste farsa ma la madre afferma di essere determinata ad andare avanti non solo per suo figlio ma anche perché quanto accaduto non si ripeta su altri detenuti nella sua stessa condizione.
Il caso di Perna riporta infatti alla mente per molti versi quello di Stefano Cucchi ma ci parla più in generale della situazione disumana cui sono sottoposti tantissimi altri detenuti in tutta Italia e degli abusi e delle violenze che tra quelle mura quotidianamente avvengono in totale impunità per mano della divisa di turno.
da InfoAut