Anche quest’anno le manifestazioni per i diritti delle donne hanno innescato la repressione: da Istanbul a Oaxaca a Winterthur
di Gianni Sartori
Un dubbio irrisolto: come titolare questo intervento? “Uomini che odiano le donne” appariva scontato e riduttivo (e poi anche il patriarcato – come ogni forma di dominio, di prevaricazione – può assumere anche aspetti femminili, vedi – che so – la baronessa Margaret Thatcher…).
Allora “Istituzioni – apparati – che odiano le donne”?
Nemmeno…
Resta il fatto che da Est a Ovest, da Nord a Sud (da Istanbul a Oaxaca e perfino a Winterthur) anche quest’anno l’8 marzo ha rischiato di trasformarsi nel giorno in cui alle donne vien fatta la festa.
Se in Turchia (così come in Iran) probabilmente c’era da aspettarselo e in Messico non è certo una novità, lascia perplessi quanto è avvenuto nella linda e sonnolenta Svizzera.
A Istanbul la polizia turca ha disperso con lanci di lacrimogeni una piccola folla di femministe – scese in strada in difesa dei diritti delle donne – che tentava di raggiungere il centro della città. Le manifestanti scandivano: “Noi non stiamo zitte, non abbiamo paura, non ci inchiniamo” e battevano con forza sugli scudi dei gendarmi. Un gesto ritenuto evidentemente intollerabile e che ha scatenato una dura reazione.
Scene analoghe a Bâle (Svizzera) a seguito della manifestazione – non autorizzata – per la Giornata internazionale dei diritti delle donne.
La polizia presidiava in forze la Barfüsserplatz, il luogo prescelto per il raduno, di fatto isolandola.
In alternativa le manifestanti si erano raggruppate nella piazza Saint-Pierre. Letteralmente circondate dalla polizia, ben presto si erano innescati gli scontri con ampio utilizzo di proiettili di plastica da parte delle forze dell’ordine.
Altre manifestazioni, sempre l’8 marzo e ancora non autorizzate, si sono svolte a Winterthur (dove è stato fatto uso di spray urticante contro le donne che tentavano di forzare il blocco) e a Berna.
Anche a Città del Messico, dove l’8 marzo le donne hanno sfilato a decine di migliaia, non sono mancati scontri e tafferugli. Così come a Tlaxcala dove sono state ricoperte di scritte (dopo un tentativo fallito di abbatterle) le strutture metalliche poste a protezione del palazzo del governo.
Scene di guerriglia urbana a Oaxaca (dove le manifestanti si sono introdotte all’interno degli uffici del ministero del Turismo) e a Monterrey dove sono state incendiate alcune porte e finestre del palazzo del governo di Nuevo León. Come è noto in Messico si registrano almeno dieci femminicidi al giorno e nel 95% dei casi tali delitti rimangono impuniti.
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