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Mmamahabane (Sudafrica): ancora proteste per i tagli ai rifornimenti di acqua

Le proteste per le carenze di forniture idriche portano ad almeno sei arresti in Sudafrica. Problemi anche con il rifornimento di elettricità.

di Gianni Sartori

Fatte le debite proporzioni (e pur sapendo che il risultato è stato forse deludente rispetto alle aspettative di chi aveva tanto sofferto e lottato) con la fine del sistema segregazionista la situazione in Sudafrica è sicuramente migliorata. Se non altro per la possibilità di ulteriori passi avanti. Resta da capire perché tante promesse fatte a suo tempo dall’ANC (e che almeno per Mandela erano anche le sue speranze) non siano state poi mantenute. Per esempio: a quando l’auspicata riforma agraria?

Altre questioni rimaste in sospeso, quelle del rifornimento di acqua potabile e di energia elettrica.

Nel secolo scorso – mi raccontava la mai dimenticata Febe Cavazzutti, pastora valdese espulsa per il suo impegno a fianco dei Neri contro l’apartheid – per gli abitanti di alcune bidonville l’unico modo per procurarsi acqua pulita per lavarsi era utilizzare quella di qualche cimitero (dei bianchi) prelevandone abusivamente.

Un problema non certo definitivamente risolto anche ai nostri giorni.

Il 16 maggio gli abitanti di Mmamahabane (Ventersburg) avevano bloccato con barricate di pietre e pneumatici dati alle fiamme le due corsie della N1. Protestavano appunto per le continue sospensioni della fornitura di acqua. La polizia era intervenuta con forza rinfoltendo i propri ranghi anche con agenti provenienti da altre località.

Ai primi sei arresti di manifestanti, se ne sono presto aggiunti altri (tre donne) per “violenza pubblica” e per resistenza alle forze dell’ordine.

Due giorni dopo, il 18 maggio, oltre centocinquanta persone si sono radunate davanti al tribunale di Ventersburg in solidarietà con gli arrestati sottoposti a giudizio.

Già l’anno scorso, in settembre, analoghe proteste dei cittadini di Mmamahabane avevano portato ad altri arresti.

Ma non è solo il rifornimento idrico a venir regolarmente interrotto.

Proprio il 18 maggio l’Eskom (l’azienda elettrica statale, attualmente indebitata per quasi 25 miliardi di dollari) ha preannunciato un “inverno (quello australe beninteso nda) molto difficile” con un incremento consistente di riduzioni e sospensioni nelle forniture dell’elettricità (prodotta con centrali a carbone e una nucleare).

Già da oltre un anno si assisteva a regolari blackout programmati per almeno dieci ore giornaliere. Da giugno si prevede una interruzione di 16 ore sul ciclo di 32.

Il partito di opposizione Alleanza democratica si è scagliato contro l’Eskom accusandola sia di voler “mantenere a tutti i costi il monopolio” (per esempio ottenendo dal tribunale di Johannesburg l’imposizione di limiti alla produzione di energia da parte di alcune compagnie private), sia di insistere nel fossile senza cercare fonti alternative (solare, eolico…).

In “compenso” (si fa per dire) il governo starebbe per rilanciare il progetto per l’esplorazione di gas di scisto nella regione del Karoo. Bloccato dieci anni fa dalle proteste di ambientalisti e agricoltori.

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