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Roma: Ultima generazione, acqua e fango davanti al senato. Violenta reazione della polizia, interviene l’ambulanza

L’Emilia Romagna in ginocchio e il governo continua a ignorare la crisi climatica. Persone che facevano azione di disobbedienza civile nonviolenta trascinate a schiena nuda sull’asfalto

di Ultima Generazione

Questa mattina (23 maggio) verso le 10:15, undici cittadini e cittadine di Ultima Generazione hanno bagnato con dell’acqua la facciata di palazzo Madama; nel mentre un altro gruppo ha sversato del fango vicino al portone e due attiviste si sono versate il fango addosso; fango come quello che ha travolto l’Emilia Romagna a seguito della devastante alluvione, a testimoniare in questo modo la vulnerabilità che tutte e tutti noi abbiamo nei confronti della crisi climatica e agli eventi estremi a questa correlati. L’azione è durata qualche minuto. Le Forze dell’ordine sono intervenute immediatamente, e in poco tempo hanno portato via i presenti. Le testimonianze video evidenziano una risposta sempre più violenta delle forze dell’ordine a danno degli attivisti, alcune di loro sono state trascinate sull’asfalto a schiena nuda. Sul posto è intervenuta anche un’ambulanza.

L’azione vuole essere una risposta all’invito/ricatto del presidente del Senato Ignazio La Russa di andare a spalare il fango in Emilia Romagna come condizione affinché Palazzo Madama ritiri la costituzione di parte civile nei confronti di Ultima Generazione, “avendo dato prova di volere concretamente fare qualcosa per l’ambiente”.

Dichiarazioni inopportune e paternaliste, rilasciate a un’agenzia di stampa in occasione di un evento tragico al solo fine di spostare l’attenzione dalle istituzioni. Un tentativo propagandistico di colpevolizzare chi chiede politiche serie per impedire che queste tragedie avvengano ancora, o l’eliminazione dei sussidi pubblici ai combustibili fossili, causa della crisi climatica.

Il fango versato oggi rappresenta il risultato delle politiche portate avanti a Palazzo Madama.

 “Invece di ricattare chi sta implorando da mesi il Governo di interrompere i sussidi pubblici ai combustibili fossili, il presidente del Senato potrebbe invitare le istituzioni ad agire subito per garantire un futuro ai suoi concittadini. Quello che abbiamo visto diventerà la normalità nei prossimi anni. Cosa sono gli imbrattamenti e i blocchi stradali in confronto al disastro umano che affronteremo? Quale livello di violenza saremo disposti ad accettare, quando le alluvioni e la siccità devasteranno campi e raccolti, quando il cibo costerà troppo?”, ha dichiarato Eos.

EVENTI ESTREMI SEMPRE PIÙ FREQUENTI, MA IL GOVERNO IGNORA LA CRISI CLIMATICA

Si tiene in queste ore il consiglio straordinario dei ministri dedicato all’alluvione che, una settimana fa ha colpito l’Emilia Romagna. Se la risposta immediata non potrà che essere emergenziale, quest’ultimo drammatico evento deve rappresentare un campanello di allarme: la crisi climatica è qui, con il suo portato di morte e distruzione (14 morti, 36.000 sfollati, danni ancora da calcolare, il comparto agricolo distrutto). Gli eventi estremi come quello che ha colpito l’Emilia Romagna (a circa 6 mesi di distanza da un evento analogo che ha colpito le Marche e dopo mesi di siccità) ne sono una diretta conseguenza: “I cambiamenti climatici causati dall’uomo stanno già influenzando molti eventi meteorologici e climatici estremi in ogni regione del mondo. Ciò ha portato ad impatti negativi diffusi e relative perdite e danni alla natura e alle persone”, si legge nella sintesi del sesto report dell’IPCC.

Il nostro Governo continua a ignorare tutto ciò: pochi giorni fa, Lucio Malan, capogruppo FdI al Senato ha negato il ruolo della crisi climatica nell’alluvione in Emilia: “Non è vero che sono fenomeni mai visti negli ultimi decenni (…) I dogmi possono andare bene in altri campi”. In un certo senso ha ragione: la crisi climatica non è un dogma, ma una verità scientifica. Il fatto che l’alluvione abbia colpito un territorio predisposto al dissesto idrogeologico e con una percentuale di consumo di suolo più alto della media nazionale, non deve essere usato per negare l’influenza avuta dalla crisi climatica; al contrario, deve indurci a un ripensamento complessivo della nostra impronta sui territori e sul paesaggio. Un governo che continuerà a ignorare tutto ciò, ostinandosi a finanziare sussidi ambientalmente dannosi (41,8 miliardi nel 2021) anziché investire nella messa in sicurezza dei nostri territori, è un governo che continuerà a mettere in pericolo le nostre vite.

Davanti ad un’alluvione che ha messo in ginocchio un’intera regione, il ministro per la Protezione civile Musumeci ha trovato la sfacciataggine di affermare che dobbiamo abituarci a convivere con il cambiamento climatico. Noi siamo qui per affermare che non siamo disposti ad abituarci a questo, a un numero ogni anno più alto di vittime della crisi climatica, a vedere interi raccolti persi per siccità e alluvioni, ad assistere inermi alla normalizzazione di disastri sempre più violenti e frequenti. Disastri di cui è complice il nostro governo, che guida il sesto paese per investimenti nei combustibili fossili e che si ostina ad alimentare le industrie più inquinanti con oltre 40 miliardi di sussidi ambientalmente dannosi. Quanti disastri serviranno ancora, prima che il governo si assuma le proprie responsabilità e faccia della crisi climatica una priorità?

 

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