Mentre i sostenitori di Erdogan tentano di impedire i concerti della femminista Melek Mosso, un medico molestatore rientra al suo posto ospedaliero. Tra le proteste della popolazione.
di Gianni Sartori
Ovviamente “tutto il mondo è paese” e non si pretende (tantomeno dall’Italia) di dar lezioni a nessuno, nemmeno alla Turchia.
Tuttavia a volte sembra che in alcuni contesti geopolitici le cose per le donne siano particolarmente difficili.
In questi giorni in Turchia due episodi (ma volendo sarebbero ben di più) sembrano dar conferma ulteriore.
Il 5 giugno Melek Mosso (Melek Davarcı), cantante turca, aveva dedicato un premio (Premio della musica PowerTurk) ricevuto quel giorno alle donne vittime della violenza maschile.
Dichiarando pubblicamente di essere riconoscente a tutte coloro che da secoli ormai “sono state giudicate, assassinate. Ma le nostre voci non saranno mai uccise. Nessuno potrà farmi tacere. Continuerò a parlare, a scrivere, a cantare “.
Quanto basta (e avanza) perché dai sostenitori del partito AKP partisse sui social una campagna per la sospensione di tutti i suoi concerti. E’ risaputo che nel ventennio dominato da Erdogan le violenze contro le donne sono aumentate in maniera esponenziale. Al punto che le militanti femministe parlano, a ragion veduta, di “genocidio delle donne”. E’ lecito pensare che tale situazione venga favorita, alimentata dal clima “culturale” che ha contraddistinto le politiche governative. Ma su questo è stato steso un velo impietoso.
L’interdizione, si prevede, interesserà in particolare le località amministrate dall’AKP. Al momento la boria dei sostenitori di Erdogan si va concentrando sul previsto concerto dell’11 giugno a Tekirdağ Süleymanpaşa per l’annuale “Festival delle ciliegie di Tekirdağ”.
Altra vicenda solo apparentemente diversa.
Decine di donne avevano denunciato le aggressioni sessuali subite dal medico İsmail Hakim, assunto all’ospedale del distretto di Pertek (provincia di Dersim, a prevalenza curda). Il medico, di origini pachistane, era stato anche arrestato, ma per altre ragioni. In quanto sospettato di far parte della confraternita FETÖ (v.Fethullah Gülen). In precedenza veniva ugualmente accusato di analoghe aggressioni nei confronti delle sue pazienti nella provincia di Izmir. Per precauzione era stato trasferito in un ospedale della provincia di Agri. Tuttavia, avendo fatto ricorso, recentemente è rientrato a Pertek. Dove evidentemente la sua presenza non è gradita, viste le mobilitazioni di questi giorni. Oltre alle donne che ne hanno subito le aggressioni, alle manifestazioni partecipano molti altri cittadini e militanti di Ong che ne chiedono le immediate dimissioni.
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