Al sostituto procuratore della Repubblica di Piacenza non piace il dissenso
- giugno 27, 2023
- in lotte sindacali, lotte sociali
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Giorgio Cremaschi assieme a Piero Sansonetti e a Frank Cimini è stato denunciato da un sostituto procuratore della Repubblica di Piacenza per un articolo uscito nel luglio 2022 su Il Riformista.
di Unione Sindacale di Base
Il 4 luglio prossimo al tribunale di Napoli ci sarà udienza sulla denuncia che un sostituto procuratore della Repubblica di Piacenza, ha sporto contro il compagno Giorgio Cremaschi, per un articolo uscito nel luglio 2022 su Il Riformista.
L’articolo raccontava le scandalose denunce e gli arresti a Piacenza, per “associazione a delinquere”, nei confronti di sindacalisti di USB e SiCobas. Le vertenze sindacali per salario e diritti nella logistica venivano considerate “estorsione” e i dirigenti sindacali, nei fatti, dei criminali.
Un procedimento abnorme, in parte già smontato nelle prime fasi di giudizio, che finiva per perseguire l’attività sindacale in quanto tale, negando così fondamentali diritti costituzionali.
Queste le ragioni dell’intervento del compagno Cremaschi, il cui articolo era giustamente titolato sul “reato di essere un sindacato”.
Il sostituto procuratore della Repubblica di Piacenza si è sentito diffamato da questi sacrosanti giudizi e ha denunciato Cremaschi assieme al direttore del giornale Piero Sansonetti e a Frank Cimini, autore di un altro articolo sulla vicenda.
Di questa incredibile denuncia lo stesso PM di Napoli aveva chiesto l’archiviazione, ritenendola coerente con le libertà garantite dall’articolo 21 della Costituzione. Ma il sostituto procuratore di Piacenza ha fatto opposizione all’archiviazione e ora il tribunale di Napoli dovrà pronunciarsi.
Al compagno Cremaschi, assieme a tutti i denunciati dal sostituto procuratore di Piacenza, va tutta la nostra solidarietà, nella piena condivisione di ciò che ha scritto; e cioè che la messa in discussione delle libertà sindacali apre la via a quella di tutte le libertà, a partire da quella di pensiero.
Queste denunce intimidatorie non hanno e non avranno nessun effetto sulla lotta per i diritti del lavoro, che andranno avanti come e più di prima, come garantisce la Costituzione.
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