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La denuncia delle Ong italiane: “Israele bombarda i civili”

I cooperanti rientrati dalla Striscia di Gaza: Israele bombarda i civili e non presenta le prove dei tunnel. Manca dall’acqua al cibo, i medici amputano perché non possono operare”

Agenzia Dire

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Israele bombarda i civili con la scusa di colpire i combattenti di Hamas che si nasconderebbero in ospedali e ambulanze, o nei tunnel sottoterra. Ma non si può fare. Inoltre dovrebbe dimostrare queste accuse, prima di bombardare. Sono anni che vado nella Striscia di Gaza, di tunnel non so nulla, ma so con certezza che prima di ogni altra cosa su quella terra sono state costruite case, moschee, chiese, scuole e ospedali. La comunità internazionale non può lasciare semaforo verde a Israele, permettendo a un ministro di chiamare i civili ‘animali’ per giustificare i raid.

Giuditta Brattini è volontaria di Gazzella Onlus, organizzazione che con l’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi) e Assopace Palestina ha promosso una conferenza stampa alla Camera dei Deputati con gli operatori rientrati dalla Striscia, dopo che l’offensiva di Hamas del 7 ottobre ha innecato una campagna militare di Israele contro l’enclave palestinese, sede di 2,3 milioni di abitanti. A Gaza è un disastro, manca tutto continua la volontaria, in riferimento agli effetti del blocco totale imposto da Israele. “I medici– dice Brattini- ci raccontano che sono costretti a eseguire molte amputazioni perché non hanno più materiali e farmaci per eseguire quel tipo di interventi chirurgici con cui potrebbero salvare gli arti”.

“LA GUERRA PREVEDE DUE ESERCITI, QUI CE N’E’ UNO E PAGANO I CIVILI”

A margine dell’incontro, Brattini ai giornalisti dice ancora: “Nella Striscia non c’è una guerra, perché la guerra implica due eserciti. C’è invece un esercito contro un movimento di resistenza che, per quanto fornito di armi, è un’altra cosa. L’impatto sui civili è notevole”. Sul tema di una possibile nuova occupazione di Israele, come paventato dal premier Netanyahu in questi giorni, Brattini avverte: “continuerebbe a causare una guerriglia quotidiana con ulteriori morti”. Sul terreno, “la gente ha fame” testimonia la cooperante. “Siamo alla fine delle scorte: è rimasto scatolame, manca farina e acqua, non c’è energia quindi non si può cucinare. La popolazione è allo stremo. Abbiamo quasi un milione e settecento mila sfollati, la maggior parte nelle strutture dell’Unrwa”. Ma l’agenzia Onu “non è preparata a queste cifre, abbiamo visitato dei centri dove già circolavano diverse malattie”.

IL VALICO DI RAFAH NUOVAMENTE CHIUSO AGLI AIUTI

In una situazione di normalità– informa la volontaria- a Gaza entravano 500 camion di aiuti al giorno, con generi alimentari, carburante, farmaci e così via. Ora ne entrano circa 20-30 al giorno tramite il valico di Rafah, che oggi è stato nuovamente chiuso. La volontaria, che nelle tre settimane nella Striscia all’indomani del 7 ottobre ha fatto giungere ai media italiani tramite Whastapp degli audio in cui dava aggiornamenti quotidiani, rinnova l’appello a “far entrare i giornalisti: io posso raccontarvi cosa ho visto e cosa mi raccontano i miei contatti ma per denunciare le violazioni bisogna esserci”. Quanto al sostegno ricevuto dagl italiani a Gaza da Farnesina e Unità di crisi, “da subito- assicura- il Consolato a Gerusalemme si è preso carico della nostra situazione. Ci hanno fatto riparare in luoghi più sicuri sebbene, in realtà, non ce ne siano. Ribadisco che sono state bombardate anche scuole, ospedali, chiese e moschee”.

L’APPELLO DELLE ONG ITALIANE: GOVERNO AGISCA PER CESSATE IL FUOCO

Non ci sono comunicazioni di parte: per quello che succede a Gaza oggi non esiste il tifo. Ad oggi sono morte oltre 10mila persone. Come rete delle ong italiane, da subito abbiamo chiesto l’immediato cessate il fuoco. Il governo italiano deve adoperarsi a questo scopo, e l’impressione è che finora non lo stia facendo”. Questo l’appello di Giovanni Lattanzi dell’Associazione delle organizzazioni italiane di cooperazione e solidarietà internazionale (Aoi), che aggiunge: “Siamo qui per ascoltare il grande impegno dei nostri cooperanti a Gaza. Basta fango sulle ong. Il loro lavoro deve essere garantito, così come la diplomazia deve fare un passo indietro, per permettere alle Nazioni Unite di assumere il coordinamento degli aiuti umanitari”. Il collega Aldo Nicotra aggiunge: “Dobbiamo dare voce agli operatori che fino a qualche giorno fa sono stati i nostri occhi e le nostre orecchie a Gaza e a cui dobbiamo molto”. Quanto alle oltre 10mila vittime registrate a oggi, Nicotra parla di “tributo di sangue inaccettabile: questa non è lotta al terrorismo ma contro un popolo. Rinnoviamo l’appello a un cessate il fuoco”.

GAZA, INTINI (ONG CISS): SUPERATI MORTI UCRAINI

In un mese nella Striscia di Gaza sono state superate le vittime di 21 mesi di guerra in Ucraina: oltre 10mila. Laggiù manca tutto, soprattutto negli ospedali. Le operazioni chirurgiche si fanno sul pavimento, senza anestesia, si usa aceto al posto dei disinfettanti. E gli ospedali accolgono anche le famiglie sfollate: abbiamo visitato luoghi con 30-35mila persone con 4 bagni. Al mattino la gente deve fare ore di fila, ma spesso l’acqua manca e questo genera rischi igienico-sanitari enormi. A ciò si aggiunge il fatto che, dopo che Israele ha interrotto anche l’erogazione dell’acqua, si beve acqua di mare filtrata e mischiata ad acqua distillata. Questo il racconto di Jacopo Intini, capo missione dell’organizzazione Ciss Palestina, tra gli operatori umanitari appena rientrati da Gaza e intervenuti alla conferenza. Intini informa ancora:Il valico di Rafah è aperto in modo intermittente: oggi è stato chiuso di nuovo, non entrano aiuti e non escono le ambulanze coi feriti urgenti, come prevedeva l’accordo raggiunto con l’Egitto. Gli aiuti entrati in un mese sono l’equivalente di ciò che entrava in un giorno e tutto si ferma a sud, non raggiungono il nord”, dove “si concentrano i bombardamenti”. Il responsabile Ciss avverte ancora: “Anche il personale Onu ha enormi difficoltà ad agire: conta 87 membri uccisi, una cifra mai vista. E sono state bombardate le strutture delle Nazioni Unite”. Intini lancia in conclusione un appello: “È fondamentale ribadire che bisogna garantire il lavoro delle organizzazioni umanitarie in qualsiasi contesto: come operatore umanitario, vivo come una sconfitta il fatto di essere dovuto rientrare in Italia”.

KHAYAL (ONG CISS): GAZA SI SENTE ABBANDONATA

Noi palestinesi ci sentiamo disumanizzati e umiliati. È disumano costringere più di un milione di persone a lasciare da un giorno all’altro le proprie case e la propria vita in poche ore, come Israele ha fatto con la popolazione del nord della Striscia di Gaza. Lavoro da dieci anni nella cooperazione internazionale ma oggi ho la sensazione che la comunità internazionale abbia abbandonato i palestinesi. Credo in ciò che faccio ma sto perdendo la fiducia”. Amal Khayal è responsabile Ciss per la Striscia di Gaza. Trentun’anni e origini palestinesi, la cooperante è intervenuta alla Camera per dare voce ai cooperanti di ritorno da Gaza dopo la guerra iniziata il 7 ottobre. La referente del Ciss continua: “So di un collega che a Gaza ha perso 47 membri della sua famiglia. Conosco una bambina di un anno che nei raid israeliani ha subito la frattura del bacino. I miei nonni mi raccontano che sentono che si sta ripetendo ciò che hanno patito nel 1948″. Gaza ospita, infatti, anche gli sfollati che Israele costrinse all’esilio, dopo la proclamazione dello Stato ebraico.Sfollamenti, morte e mancanza di diritti- dice Khayal- in realtà sono una costante della nostra vita. Ma noi palestinesi siamo esseri umani e abbiamo diritto a una vita normale“, conclude.

 

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