Riceviamo da “alcun* anonim* turbat*” e pubblichiamo un piccolo resoconto di una “brutta vicenda” a Perugia, durante quella che sarebbe dovuta essere una manifestazione in sostegno del popolo palestinese.
«Brutta situazione». Al concentramento della manifestazione chiamata il 15/11 a Perugia dall’Unione Studenti Palestinesi, subito serpeggia questa sensazione. Il senso di ragno (o dovremmo dire di zecca?) per i guai pizzica forte.
Si nota fin da subito la presenza del Fronte del Nonsenso, compagine che con gentile eufemismo potremmo definire rossobruna, ma nel concreto più bruna che altro, forse con qualche cremisi venuzza emorroidale. Autodefinitisi sovranisti, patrioti, capaci di passare dagli allarmi sulla sostituzione etnica al sostegno alla Palestina nello spazio di un «ognuno sovrano a casa sua» (spoiler: l’internazionalismo dei nazionalisti è una contraddizione in termini). Negano il cambiamento climatico, infatti c’è un bel tepore (è l’estate di San Martino, non temete). Per finire il veloce quadro d’insieme, sicuramente riduttivo ma non ce ne vogliano, qui a Perugia hanno avuto il piacere di ospitare Diego Fusaro.
Ci prepariamo dunque a qualche forma di contestazione della loro presenza quando, per puro caso, abbiamo modo di notare che chi intrattiene i rapporti con la digos, discutendo del percorso del corteo, non sono l* Studenti Palestinesi, bensì un noto figuro, leader del suddetto Fronte. Ormai non si tratta più di un vago sentore di guai, è proprio fetore di chiavica, dunque decidiamo di spostarci in fondo al corteo, da sempre posto de* dissociat* (nel mentre, alcun* di noi dissociano anche in senso psichiatrico). Questa si rivela una scelta azzeccata, perché ci giungerà voce da amic* che in testa al corteo viene censurato il lancio di slogan antifascisti.
La coda è nostra e nessuno viene a lagnarsi per il consueto cattivo gusto dei nostri cori, contro i fasci e i loro amichetti, israeliani o italiani che siano. All’arrivo in P. za Italia, ulteriore conferma dei nostri sospetti: i primissimi interventi sono voci italiane, che parlano da “italiani” al “popolo italiano” la cui voce dovrebbe essere ascoltata dal Governo (indovinate) italiano, e del legame tra terra e popolo, che ci sta sempre bene.
Suolo, identità nazionali, sono segnali che abbiamo imparato a riconoscere come spie del pensiero di estrema destra, manca solo il sangue, ma forse nel casino che segue ce lo siamo perso. Perché intanto iniziamo senza mezzi termini la contestazione dei patriottici sproloqui, c’è attrito tra noi e i frontisti, volano parole e qualche spintone a un* nostr* compagn* (ordinaria amministrazione quando si tratta coi fasci, non ce ne doliamo).
Ma non è finita: dal palco un’esponente del Fronte del Nonsenso inneggia alla «lotta armata di Hamas». Sia chiaro sin da subito: non vogliamo assolutamente giudicare il ricorso alla violenza da parte di una popolazione colonizzata, che è quasi sempre scelta obbligata (perché spesso è proprio l’asimmetrica dinamica coloniale a definire il campo, e a dettare le violente regole del confronto). Ma dire che resistenza de* palestines* = Hamas è quantomeno opinabile. Che a dirlo sia un’appartenente al “popolo italiano”, che precede e parla in luogo de*colonizzat*, è quantomai discutibile. E farlo in una piazza in cui ci sono anche persone palestinesi, e in generale altre percepite come appartenenti al “mondo arabo” (concetto eurocentrico e razzista, ma così ragiona chi ci scheda) è del tutto irresponsabile.
Nel montante clima islamofobo per cui “arabo” equivale a terrorista, garantisce solo che tutte le persone presenti vengano registrate come “partecipanti a una dimostrazione pro-Hamas”. Non “di solidarietà alla popolazione palestinese”. Dichiaratemente pro-Hamas. E non perché in qualche modo le persone più coinvolte l’abbiano scelto e se lo siano rivendicato, ma perché un’italianissima patriota, dall’alto del suo privilegio, della sua cittadinanza e dei suoi documenti, ha deciso che sarebbe stato da veri sovranisti inneggiare ad Hamas. Senza contare la ghiotta occasione regalata a sedicenti giornalisti in cerca di scoop sensazionalistici, che come avvoltoi circumnavigavano il corteo chiedendo «Lei è pro-Hamas?» (poco ci mancava che chiedessero direttamente «Lei è Hamas? La Sig.ra Hamas?»).
Dulcis in fundo, a ‘na certa viene chiamata anche la polizia perché un* di noi stava (comprensibilmente) bestemmiando, e tocca pure metterl* in salvo, per timore che finisca al gabbio per oltraggio al supremo padrone celeste, nonché pubblico ufficiale.
«Che brutta situazione», continuiamo a ripeterci per un po’ anche quando tutto è finito e in gruppo ci allontaniamo.
Ci addolora che, almeno a Perugia, la causa della popolazione palestinese sia stata rappresentata (anche) da questi inquietanti figuri. Non solo, per fortuna. Dopo i frizzanti primi interventi, molte persone hanno lasciato la piazza, segno che quando il Fronte del Nonsenso ha scoperto gli altarini, in tant* non hanno gradito.
Evidentemente non disgusta solo noi che dei nazionalisti italiani abbiano potuto portare avanti le loro aberranti narrazioni identitarie celandosi dietro il manto del sostegno alle popolazioni oppresse.
Sempre al fianco della popolazione palestinese contro ogni muro, confine e violenza coloniale, Sempre contro l’estrema destra, nostrana e d’Israele, contro i fascisti, anche quelli sotto mentite spoglie.
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