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Le catene di Ilaria e il Governo Meloni

Il disimpegno del Governo Meloni nei confronti della situazione di Ilaria Salis, colpevole di antifascismo, è un segnale inquietante. La carcerazione della giovane italiana in Ungheria e il suo trattamento pongono alla ribalta la rinascita dei fascismi in Paesi che già non ne furono immuni negli anni bui del nazismo. Anche per questo l’inerzia del governo italiano conferma l’ideologia e i progetti della destra che lo esprime.

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Le inaccettabili catene sul corpo di Ilaria Salis riaprono uno squarcio su pezzi di storia europea poco conosciuti o troppo in fretta dimenticati, e chiariscono anche le amare conseguenze del non saper privilegiare, all’interno dell’area di sinistra e progressista, ciò che unisce rispetto a quello che divide. La destra italiana, salita al potere per gravi demeriti del centrosinistra e della sinistra e non per meriti propri, nella sostanza non è molto diversa da quella che governa l’Ungheria di Viktor Mihály Orbán e, al momento un po’ sottotraccia, sta mettendo le basi per dispiegare appieno la propria ideologia reazionaria. Il disimpegno del Governo Meloni nei confronti dell’incredibile situazione giudiziaria e carceraria di Ilaria Salis è un inquietante segnale da non sottovalutare, anche se per un Governo a trazione neofascista sarebbe una insostenibile dicotomia, rispetto a una parte del proprio elettorato, impegnarsi per il rispetto dei diritti di una persona dichiaratamente antifascista.

Ilaria Salis la cui presenza nell’episodio incriminato in cui sono stati malmenati due nazisti non è dimostrata, «rischia vent’anni di carcere, ma le vittime dell’aggressione hanno riportato ferite guaribili in otto giorni» (La Stampa, 10 febbraio 2024). A Budapest, per dare un’idea del clima che si respira in Ungheria, sono apparsi manifesti neonazisti con Ilaria impiccata e alcuni media filogovernativi la definiscono spazzatura o «stupida come una zucca» (Corriere della Sera, 10 febbraio 2024).

Ed è il 10 febbraio, dall’inizio del duemila, che in Ungheria ricorre il “Giorno dell’onore”, quando neonazisti e fascisti europei si ritrovano a Budapest, senza alcun ostacolo da parte del Governo, per commemorare la resistenza degli eserciti tedesco e ungherese rispetto all’avanzata dell’esercito sovietico (perché l’Ungheria nella seconda guerra mondiale era alleata di Hitler). Del resto l’ideologia nazista trovò terreno fertile in molti Paesi dell’Est Europeo, come in Lettonia, dove l’ingresso a Riga delle truppe tedesche fu ben accolto dalla popolazione e dove operò il Commando Arajs, formato da lettoni filonazisti, che partecipò al massacro di 25.000 ebrei a Rumbola. E a Riga, lettoni lituani ed estoni nostalgici delle Waffen SS, si ritrovano a metà marzo di ogni anno per ricordare le divisioni di SS dei Paesi Baltici che si opposero all’esercito sovietico. E nel 2016 non mancò alla “ricorrenza” una rappresentanza del battaglione neonazista ed ucraino Azov.

Se Bulgaria, Croazia, Ungheria, Romania e Slovacchia aderirono direttamente all’Asse costituito da Germania, Italia e Giappone, anche in altre realtà si svilupparono movimenti filonazisti, sempre in prima fila nel fare il lavoro sporco nell’eliminazione degli ebrei e degli oppositori del regime hitleriano. I terribili pogrom di Leopoli furono compiuti dalle milizie filonaziste ucraine al servizio dell’Einsatzgruppen, reparti speciali delle SS che ebbero il ruolo centrale nell’Olocausto nell’Est Europeo e che, nel corso dell’invasione dell’Unione Sovietica, eliminarono con mattanze partigiani e comunisti. In Croazia sotto il regime degli Ustascia filonazisti e fascisti, l’Olocausto, oltre agli ebrei, colpì duramente la comunità serba.

La descrizione della ragnatela nera che facilitò l’affermazione della dittatura nazista è complessa e investe molteplici realtà, ma una fotografia di quel periodo controverso la si ritrova all’interno del film Underground di Emir Kusturica, che include alcune immagini storiche: la Wehrmacht entrò a Zagabria tra le ali di una folla festante mentre l’ingresso a Belgrado si svolse per le strade deserte di una città ostile al nazismo.

Ma oggi è come se, fatte le debite proporzioni, il tempo storico tra il drammatico passato prossimo e il presente si stia pericolosamente riavvolgendo nel ripresentare situazioni che si ritenevano positivamente superate, perché anche in Italia, in un momento storico privo di opposizione sociale, la colpevole sottovalutazione dei rischi dell’astensionismo ha permesso l’ascesa di un governo neofascista che di fatto è in contrasto con la Costituzione, e che sta dando fiato a un ritorno di punti di vista e comportamenti reazionari sempre più invasivi e preoccupanti.

Per questo insieme di motivi è importante rilanciare e sostenere ogni forma di mobilitazione per la liberazione di Ilaria Salis, “colpevole” di antifascismo, ma è necessario anche costruire alleanze sociali ed elettorali per il necessario cambiamento di governo in Italia.

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