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15 febbraio 1999-2024: “Ocalan significa libertà”. Intervista ad Havin Guneser

Dopo 25 anni di prigionia e poco prima del suo 75° compleanno, la questione della libertà di Abdullah Öcalan diventa più urgente che mai. Ma non si tratta solo di lui. Si tratta di fermare la spirale di guerre senza fine e di liberare le società dalla morsa ferrea degli stati-nazione.

Oggi, 15 febbraio 2024, è il 25esimo anniversario della cattura del leader del movimento di liberazione curdo e cofondatore del Partito dei Lavoratori del Kurdistan Abdullah Ocalan, avvenuta a Nairobi, Kenya, nel 1999.

Da allora, Ocalan è detenuto sull’isola-carcere di Imrali, nel mar di Marmara, in Turchia. Dal 1999 al 2009 è stato l’unico detenuto sull’isola. Dal 2009 sono detenuti a Imrali altri tre militanti del movimento di liberazione curdo. Da quasi tre anni non si sa nulla riguardo le loro condizioni perché non è permessa loro alcuna forma di visita o comunicazione, né con gli avvocati, né con le famiglie.

È in questi 25 anni che Ocalan – proseguendo un processo che nel Pkk era già iniziato nella prima metà degli anni Novanta – ha sviluppato il paradigma della Modernità democratica: l’analisi critica (e autocritica) della storia della civiltà mesopotamica, della propria organizzazione, dei movimenti rivoluzionari, del socialismo reale, e lo sviluppo della proposta di organizzazione della società secondo il modello del Confederalismo democratico. I suoi scritti dal carcere sono usciti da Imrali sotto forma di memorie difensive per la Corte Europea per i diritti dell’uomo. La sua teoria ispira la rivoluzione dell’Amministrazione autonoma democratica della Siria del nord e dell’est (Rojava), l’autogoverno del campo di Maxmour e l’autonomia democratica ezida di Shengal in nord-Iraq.

Per ricordare cosa accadde nel febbraio del 1999 e nei mesi precedenti, quando Ocalan intraprese il suo travagliato viaggio in Europa, per capire come mai il movimento di liberazione curdo parla di “complotto internazionale” e per spiegare l’enorme importanza di questa figura per il popolo e il movimento curdo, e non solo, Radio Onda d’Urto ha  intervistato Havin Guneser, dell’Iniziativa internazionale “Freedom for Ocalan – Peace in Kurdistan”. Ascolta o scarica l’intervista tradotta e doppiata.

 “Il capitalismo vuole che tutti siano senza speranza, vuole affermare che questa è la norma, che non esiste nulla al di fuori del capitalismo – ha detto Havin Guneser ai nostri microfoni – ma io penso che Abdullah Ocalan, con il suo nuovo paradigma e con la sua applicazione ha restituito a tutti, in tutto il mondo, il fatto che no, noi non siamo questo. Questo non è il nostro destino. Noi possiamo cambiarlo. Qualsiasi cosa è stata creata dalla mano umana può essere cambiata dalla mano umana. In questo modo, credo, lui dota non solo il popolo curdo e le donne, ma potenzialmente tutte le lotte differenti e i movimenti di una teoria critica che può stabilire meccanismi per decolonizzare sé stessi, inclusa la società italiana. Donne e uomini. Nessuno di noi è al di fuori di questo. Naturalmente riguarda tutti i curdi, ma anche la società araba, o turca, o altre società in tutto il mondo“.

Qui l’intervista originale in lingua inglese/Here the original interview in english language: Ascolta o scarica.

In Italia, sabato 17 febbraio, ci saranno due cortei per chiedere la liberazione di Abdullah Ocalan e di tutti i prigionieri e le prigioniere politici/che: a Milano appuntamento in Piazza Cairoli alle ore 15; a Roma concentramento in Largo Corrado Ricci alle 14.30.

Il comunicato dell’ “Iniziativa internazionale Libertà per Abdullah Öcalan-Pace in Kurdistan”

25 anni fa, il 15 febbraio 1999, Abdullah Öcalan venne rapito a Nairobi, in Kenya, in un’operazione orchestrata dalla NATO – un primo esempio delle successive cosiddette “consegne straordinarie”. Il suo rapimento e la successiva condanna a morte non hanno risolto alcun problema. Piuttosto, hanno dimostrato la palese riluttanza degli Stati nazionali – compreso ogni singolo Stato membro dell’UE – ad affrontare la questione curda. Nonostante ciò, qualcosa è cambiato dopo il 1999.

Noi della campagna internazionale “Libertà per Abdullah Öcalan-Pace in Kurdistan” denunciamo ancora una volta la cooperazione internazionale che ha permesso il suo rapimento e la sua prigionia, e denunciamo allo stesso modo la cooperazione internazionale che rende possibili le guerre aggressive della Turchia e l’occupazione di diversi Paesi vicini. Ma per noi questi importanti anniversari – 25 anni dal suo rapimento e 75 anni ad aprile – sono anche un’opportunità per esaminare ciò che Öcalan ha raggiunto su scala globale – contro tutte le aspettative.

Come persona, è sopravvissuto ad anni e anni di torture in isolamento che si pensava lo avrebbero distrutto. Al contrario, è rimasto integro, la sua importanza è addirittura aumentata,  ed esprime le sue idee filosofiche, le sue conoscenze storiche e le sue proposte politiche con grande chiarezza nei suoi numerosi libri. Le poche persone che hanno potuto incontrarlo in carcere raccontano di una figura imponente che trasmette un senso di saggezza.

Come personalità pubblica, prima del 1999, al di fuori del Medio Oriente era poco o per nulla conosciuto. Chi aveva sentito parlare di lui lo conosceva soprattutto come leader di un gruppo di insorti. Oggi è rispettato come politico esperto, con la capacità ampiamente riconosciuta di mediare con incisività per la pace tra le parti in guerra.

Come autore, aveva già pubblicato in turco, curdo e arabo. I suoi libri circolavano soprattutto tra gli attivisti e i loro amici. In un solo decennio, tra il 2001 e il 2011, ha prodotto un corpus di opere ineguagliabile che è stato pubblicato almeno in parte in 25 lingue. È rispettato da molte persone in tutto il mondo come uno dei principali pensatori rivoluzionari del XXI secolo.

Altrettanto importanti sono i risultati politici di Öcalan. Non solo è riuscito a ristrutturare il movimento curdo per la libertà che ha reso possibile la rivoluzione del Rojava. Le sue idee hanno anche dato vita a progetti come l’HDP nel Kurdistan settentrionale e in Turchia, che ha minacciato seriamente di scuotere l’equilibrio di potere a scapito dell’AKP di Erdoğan, e l’auto-amministrazione democratica degli Ezidî in Şengal dopo il genocidio commesso dallo Stato Islamico.

Ciò che Öcalan ha ottenuto in un quarto di secolo di isolamento in una cella solitaria su un’isola nel mezzo del Mar di Marmara ha avuto un’enorme influenza nel plasmare il Medio Oriente di oggi e continuerà a farlo attraverso il movimento che ha creato. Per inciso, il titolo di un suo libro del 1994 è “Cambieremo il volto del Medio Oriente”. Contro ogni previsione, Öcalan ha certamente mantenuto questa promessa.

In che modo tutto questo è importante per ognuno di noi? Uno degli argomenti chiave su cui Öcalan si è concentrato nei suoi scritti è la contraddizione tra lo Stato nazione e la società. La restrizione delle libertà attraverso la legislazione “antiterrorismo”, le leggi sull’austerità e una sempre più massiccia militarizzazione – per non parlare degli effetti delle guerre infinite in Medio Oriente – hanno un effetto negativo sulla libertà di tutti, compresa la vostra.

Per liberare Öcalan dalla sua cella c’è bisogno di un’inversione di tutte queste tendenze in un’area chiave del mondo: Turchia e Medio Oriente. Pertanto, la lotta per la libertà di Öcalan è strettamente legata a tutte le lotte contro di esse.

Ma c’è di più: poiché Öcalan è già diventato un simbolo e un attore efficace del cambiamento progressista in Medio Oriente, la sua libertà ha implicazioni molto più ampie. Significherebbe non solo la libertà per gli altri prigionieri politici, ma anche una spinta verso i cambiamenti democratici e rivoluzionari che sono già stati portati avanti dalle persone – e soprattutto dalle donne – ispirate dalle idee formulate da Öcalan, compreso l’ormai famoso collegamento tra donne, vita e libertà. Le sue idee offrono una via d’uscita dalle attuali crisi della regione e del mondo. La sua libertà rafforzerà la lotta contro lo statalismo genocida e aumenterà la libertà di tutti, compresa la vostra.

Il compito di far sì che ciò accada spetta a tutti noi. Innumerevoli campagne di raccolta firme, manifestazioni, scioperi della fame e sforzi giuridici e politici ci hanno portato lontano, ma non hanno ancora garantito il suo rilascio. L’imminente 75° compleanno di Öcalan, il 4 aprile, e i continui attacchi omicidi contro i curdi evidenziano l’urgenza della lotta per la sua libertà e per un cambiamento nel corso degli eventi. Öcalan ha ottenuto successi incredibili e stimolanti nonostante i grandissimi ostacoli. Anche noi dovremmo farlo: Leggete i suoi libri, organizzatevi e unitevi alla campagna Free Öcalan e alla nostra lotta per conquistare la sua libertà, la vostra libertà, ora.

(traduzione a cura di Anna Irma Battino per Global Project)