La Procura di Piacenza: «Usb e Si Cobas, associazione a delinquere»
- marzo 06, 2024
- in lotte sindacali, lotte sociali
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Nonostante le sentenze avverse, la magistratura emiliana continua a criminalizzare le lotte nella logistica
di Massimo Franchi da il manifesto
La Procura di Piacenza non si smentisce mai. E continua imperterrita nella linea di attacco al sindacato di base e delle sue pratiche conflittuali, considerate dalla magistratura del capoluogo emiliano come «associazione a delinquere» ed «estorsione».
Il pm Matteo Centini e la Procuratrice Grazia Pradella hanno notificato agli 8 sindacalisti di Si Cobas e Usb arrestati il 19 luglio 2022 l’avviso di conclusione indagini che prelude alla richiesta del processo. Nella maxi-inchiesta della squadra mobile di Piacenza, durata quasi 6 anni dal dicembre 2018, sono indagati il leader nazionale dei Cobas Aldo Milani e i membri del coordinamento Mohamed Arafat, Carlo Pallavicini e Bruno Scagnelli. Per l’Usb, Roberto Montanari, Mohamed Abed Issa e Fisal Elderdah. Per una svista l’atto è stato notificato anche a Riad Zaghdane, storico militante tunisino dell’Usb, morto al San Camillo di Roma l’8 dicembre 2023 all’età di 56 anni dopo aver combattuto contro un cancro.
Nelle trenta pagine di «conclusione delle indagini preliminari», i sindacalisti sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla violenza privata, resistenza a pubblico ufficiale, manifestazione non autorizzata, interruzione di pubblico servizio, sabotaggio ed estorsione. Sotto accusa le pratiche di lotta: picchetto e blocco merci. Secondo gli inquirenti nell’hub logistico del distretto piacentino – Leroy Merlin, Fedex, Tnt, Gls – le sigle di base hanno provocato «scontri con la parte datoriale» per alimentare «il proprio potere». Si Cobas e Usb si sarebbero scontrate ma qui sono considerate assieme perché le aziende «piegate dall’illegale blocco dii mezzi e merci» avrebbero ceduto a «continue concessioni».
«Viste le sentenze della Cassazione in due pronunce e le scarcerazioni decise dal Tribunale del Riesame ad agosto 2022 cassando l’impianto accusatorio in casi simili, ci aspettavamo quanto meno una rielaborazione del capo di imputazione – commenta l’avvocata Marina Prosperi – e invece la Procura di Piacenza va avanti sulla sua strada come nulla fosse successo. Ci vedremo in aula per la l’udienza preliminare, consci di quei pronunciamenti».
COMUNICATO STAMPA DI USB LOGISTICA – CATEGORIA OPERAIA
La procura della repubblica di piacenza insiste nell’attacco e nella criminalizzazione delle lotte operaie e del sindacalismo di classe
Il ciclo di scioperi che hanno prodotto legalità, diritti e migliori condizioni per i lavoratori della logistica piacentina, continuano a rimanere nel mirino dei magistrati piacentini.
Il PM Matteo Centini concludendo l’iter delle indagini, che portarono due anni fa un consistente numero di sindacalisti agli arresti domiciliari per poi essere successivamente prosciolti, ripropone il teorema farlocco che gli scioperi sarebbero espressione di una “associazione a delinquere” finalizzata alla “estorsione” nei confronti delle multinazionali del settore.
Una tesi confutata dal tribunale di Bologna che, smentendo quello di Piacenza, rimise in libertà coloro che erano stati oggetto di misure cautelari riconoscendo che facevano semplicemente il loro mestiere: ossia il sindacato che sciopera e difende, anche con asprezza, i lavoratori dai padroni.
Con un accanimento giuridico e personale il PM piacentino insiste nel qualificare la richiesta di forti aumenti a fronte di un forte impoverimento dei salari, il contrasto ai carichi ed ai volumi di lavoro inumano che ci procurano il triste primato europeo di incidenti e morti sul lavoro, nonché gli scioperi veri (non la capitolazione e la collusa passività dei sindacati collaborazionisti) come una “rapina” nei confronti delle grandi imprese logistiche.
Eppure queste ultime, anche sul nostro territorio, sono esattamente le stesse che la Procura della Repubblica di Milano sta inquisendo per evasione contributiva, retributiva, fiscale e caporalato. Proprio le stesse ragioni per cui hanno duramente scioperato i facchini e i sindacalisti piacentini perseguiti dal PM Matteo Centini.
Grazie a questa reiterata inchiesta, con capi d’accusa venuti meno dopo la sentenza del tribunale della libertà che riconosce il pieno diritto alla lotta sindacale, la condotta anti operaia del padronato piacentino prova a riprendersi quell’ impunità che le lotte gli hanno tolto. In questo senso l’azione della procura piacentina si schiera di fatto con il sistema di sfruttamento.
Un atto giudiziario che sta dentro i tempi in cui un governo filo padronale emette a ripetizione ordinanze di limitazione del diritto di sciopero e balbetta invece nei confronti di chi evade le tasse usufruendo, magari, non di un misero “reddito di cittadinanza”, ma di milioni di euro di esenzioni, di contributi e quant’altro.
USB continuerà ad insistere nella rivendicazione di migliori condizioni di vita e lavoro, sfidando la repressione e l’arroganza padronale: lo farà non per rappresentare chissà quale virile attitudine, ma perché è forte e convinta delle ragioni della Costituzione Repubblicana di questo paese.
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COMUNICATO SICOBAS NAZIONALE
Ricordiamo che nell’estate di due anni fa, contestualmente alle imponenti mobilitazioni dei lavoratori SI Cobas, il Tribunale della libertà di Bologna decise di revocare ogni misura restrittiva nei confronti dei compagni, ritenendo del tutto infondata l’accusa di associazione per delinquere, costruita ad arte al solo fine di fermare il sindacalismo conflittuale in una città come Piacenza e in settore come quello della logistica nel quale la stragrande maggioranza dei lavoratori hanno voltato le spalle al sindacalismo di stato di Cgil-Cisl-Uil, per aderire al SI Cobas o ad altre sigle del sindacalismo di base.
Va peraltro ricordato che contro il provvedimento dei giudici di Bologna, la Procura di Piacenza ha fatto ricorso per ben quattro volte, e in tutti i casi tali ricorsi sono stati respinti!
Dunque, sebbene il carattere tutto politico di questo teorema sia stato ampiamente smascherato, ciò non ha frenato la procura di Piacenza dal perseguire il proprio scopo di criminalizzare il SI Cobas e i suoi dirigenti, per il solo fatto di aver organizzato scioperi in difesa dei lavoratori e non aver piegato la testa ai padroni.
La nostra organizzazione risponderà ancora una volta in tutte le sedi, dentro e fuori i Tribunali, contro questa nuova puntata della decennale persecuzione giudiziaria nei nostri confronti e contro i piani repressivi dello stato borghese finalizzati a mettere fuorilegge il sindacato di classe.
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