Criminalizzazione e repressione, non solo manganelli su chi manifesta per clima e per la Palestina
- marzo 22, 2024
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Se ad avere libertà di parola è soltanto il potere, se il codice Antimafia viene scomodato per emettere ordini restrittivi nei confronti dei manifestanti di Ultima generazione, i manganelli diventano solo la punta dell’iceberg della repressione del dissenso.
di Francesca Conti da perunaltracitta
Le cariche della polizia su ragazzi inermi a Pisa e Firenze lo scorso febbraio hanno fatto rumore, tanto rumore che al richiamo di Mattarella si è dovuta accodare alle critiche buona parte dell’opposizione dal PD ai Giuseppe Conte. Eppure la repressione delle proteste degli studenti continua indisturbata, soltanto qualche giorno a Bologna nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico mentre alle studentesse, che chiedevano lo stop alle collaborazioni con le università israeliane, veniva tolta la parola, il corteo solidale all’esterno è stato caricato. Ma non ci sono soltanto i manganelli a zittire gli attivisti, dopo le proteste degli studenti pro Palestina dell’Università Federico II di Napoli che hanno causato la cancellazione del dibattito con il direttore di Repubblica Molinari, Piantedosi ha ipotizzato la possibilità di regolare gli accessi alle università in modo limitato e sotto controllo. Il tutto mentre Lollobrigida ha richiamato il terrorismo rosso e le BR.
Nuovi livelli di repressione sono in corso di sperimentazione sugli attivisti per il clima. Per questo motivo Italia ed Europa sono state richiamate da Michel Forst, relatore speciale Onu per i difensori dell’ambiente, per la criminalizzazione dei movimenti ambientalisti. Nel report si legge tra le altre cose che ‘la repressione che stanno attualmente affrontando gli attivisti per il clima che praticano la disobbedienza civile pacifica in Europa rappresenta una grave minaccia per la democrazia e i diritti umani. Non solo ‘In molti Paesi sembra essere diventato accettabile paragonare i blocchi stradali o l’occupazione di un cantiere, alla criminalità organizzata, al terrorismo, alla violenza e all’uccisione di civili’. Anche l’Italia è menzionata, per la legge sugli “eco-vandali”, approvata nel gennaio del 2024, che prevede pene che possono arrivare fino a cinque anni di reclusione e multe fino a diecimila euro per chi danneggia monumenti e opere pubbliche. Fino a sei mesi di prigione e una sanzione fino a mille euro per coloro che versano vernice sulla teca di un dipinto o sulla base di una statua.
Anche nel Regno Unito le maglie della giustizia si stanno stringendo sugli attivisti per il clima, una recentissima sentenza ha tolto la possibilità di utilizzare come difesa il Criminal Damage Act del 1971 . Di fatto la corte ha affermato che le “convinzioni e le motivazioni” di un imputato non costituiscono una scusa legittima per causare danni a una proprietà. In tutta Europa la repressione delle proteste e delle idee avanza.
Ci sarebbe da sottoscrivere la dichiarazione di Mattarella dopo i fatti di Napoli ‘Quel che è da bandire dalle Università è l’intolleranza, perché con l’Università è incompatibile chi pretende di imporre le proprie idee impedendo che possa manifestarle chi la pensa diversamente’. Peccato che queste parole siano state espresse a favore di Molinari, mente gli studenti sarebbero quelli che impongono le loro idee senza dare spazio a chi la pensa diversamente.
Molinari e chi la pensa come lui hanno giornali nazionale e innumerevoli ospitate televisiva con le quali esprimere le loro idee a senso unico a favore di Israele, mentre gli studenti trovano soltanto manganelli, repressione e riduzione al silenzio.
Se ad avere libertà di parola è soltanto il potere, se il codice Antimafia viene scomodato per emettere ordini restrittivi nei confronti dei manifestanti di Ultima generazione, i manganelli diventano solo la punta dell’iceberg della repressione del dissenso.
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