Non aveva altra scelta. Per bucare il muro del silenzio sul suo grottesco caso giudiziario Maysoon Majidi ha iniziato ieri uno sciopero della fame. È rinchiusa nel carcere Rosetta Sisca di Castrovillari da sei mesi. Una protesta eclatante quanto disperata. Sia per professare la propria innocenza rispetto alle tesi accusatorie dei pm di Crotone, sia per chiedere che venga fissata con urgenza l’udienza al tribunale del Riesame di Catanzaro per l’appello contro il rigetto della richiesta dei domiciliari. Attrice e regista curdo-iraniana di 28 anni, attivista per i diritti delle donne in Iran, Majidi è fuggita dal suo paese perché perseguitata dagli ayatollah.
Da lunedì 27 maggio Maysoon Majidi, l’attivista curda arrestata a Crotone perché considerata una scafista, inizierà lo sciopero della fame nel carcere di Castrovillari dove è detenuta dal 31 dicembre 2023. Si tratta di una estrema protesta nei confronti della magistratura crotonese che continua a non credere alla sua storia in una vicenda giudiziaria piena di ombre.
Maysoon, attrice e regista curda iraniana di 27 anni, attivista per i diritti delle donne in Iran, è fuggita dal suo Paese perché perseguitata dal regime ultraconservatore degli ayatollah. Più volte, è scesa in piazza anche dopo il brutale omicidio di Mahsa Amini e temeva di finire in carcere.
In Iran le donne curde subiscono una doppia oppressione, in quanto curde e in quanto donne. Sono perseguitate dall’autorità morale iraniana e non di rado vengono uccise. Per questo, dopo essere passata da un campo profughi in Iraq era scappata in Turchia temendo di essere estradata in Iran. A dicembre è partita imbarcandosi da Izmir ed arrivando in Calabria alla vigilia di Capodanno dove è stata arrestata per favoreggiamento all’immigrazione clandestina.
La giovane regista ed attrice curda ha sempre rigettato le accuse mosse sulla base di solo due testimonianze dei 77 migranti che erano a bordo dell’imbarcazione approdata a Gabella il 31 dicembre 2023. Maysoon, secondo quello che si legge nelle sit dei due testimoni sarebbe stata definita aiutante del capitano perché portava l’acqua agli altri migranti. Testimonianze sulle quali ci sono molti punti da chiarire perché successivamente i testimoni avrebbero sostenuto di non aver mai accusato Maysoon. Esistono dubbi sulla traduzione dell’interrogatorio che è stata eseguita da un afgano, mentre i testimoni sono un iraniano ed un iracheno e parlano una lingua diversa. Naturalmente non ci sono registrazioni audio o video delle testimonianze raccolte dalla Guardia di finanza.
La vicenda poteva essere chiarita attraverso l’incidente probatorio che, però, è stato fatto quasi cinque mesi dopo i fatti. Nel frattempo i testimoni sono andati via dall’Italia e si trovano in Inghilterra e Germania dove, però, le autorità italiane – nonostante i mezzi a loro disposizione – non li hanno inspiegabilmente trovati. Per questo l’incidente probatorio è stato chiuso con un nulla di fatto e Maysoon è rimasta in carcere. Curiosamente, i testimoni li hanno trovati sia l’avvocato Giancarlo Liberati, difensore di Maysoon che i giornalisti delle Iene che hanno raccolto e registrato le loro dichiarazioni nelle quali smentiscono chiaramente che Maysoon fosse una scafista e lanciano anche accuse su chi li ha interrogati.
Alla donna curda, nonostante l’intervento di diverse associazioni umanitarie come Amnesty, le iniziative di parlamentari italiani ed europei, sono stati negati anche i domiciliari. Maysoon Majidi in questi mesi in carcere ha perso 14 kg. Il 17 maggio Maysoon è stata interrogata dal sostituto procuratore della Repubblica di Crotone, Rosaria Multari, che aveva espresso parere contrario ai domiciliari. In particolare, fa sapere il difensore di Maysoon, l’avvocato Giancarlo Liberati, con lo sciopero della fame Maysoon chiede anche che venga fissata con urgenza l’udienza al Tribunale del Riesame di Catanzaro per l’appello cautelare contro il rigetto dell’istanza con la quale si chiedevano i domiciliari. (da il crotonese)
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