Erdogan fa bruciare i campi di grano in Rojava e destituisce il sindaco di Hakkari in Bakur
Nelle ultime settimane l’esercito turco ha aumentato l’intensità degli attacchi contro l’Amministrazione democratica autonoma del nordest della Siria. In particolare, Ankara e i suoi alleati jihadisti stanno bruciando ettari su ettari di campi di grano delle province al confine con la Turchia. L’obiettivo è rendere il territorio sempre più invivibile per la popolazione civile e ostacolare con ogni mezzo il processo rivoluzionario basato su democrazia radicale, ecologia sociale, convivenza pacifica tra i popoli e autonomia delle donne, che proprio in queste settimane si appresta a svolgere le elezioni municipali nonostante la guerra e i quotidiani attacchi turchi.
Il tutto mentre ad Afrin, una delle aree occupate dalla Turchia e dalle milizie jihadiste, sono in corso faide e duri scontri – a colpi di mortai e armi pesanti – tra le fazioni islamiste accorpate da Ankara nel cosiddetto “Esercito nazionale siriano”. Ci sarebbero diverse vittime civili, rimaste coinvolte negli scambi di artiglieria.
Dentro i confini dello stato turco, invece, il regime Akp-Mhp torna ad attaccare co-sindaci e co-sindache delle città a maggioranza curda nel sud-est. Dopo la vittoria schiacciante del Partito dell’Uguaglianza e della Democrazia dei popoli (DEM) nelle province del Kurdistan turco (marzo 2024), Ankara aveva dovuto riconoscere la sconfitta anche grazie alle enormi mobilitazioni popolari che impedirono un primo tentativo di insediare i candidati dell’Akp, in realtà sconfitti nelle urne. Ora però Erdogan torna all’attacco: è stato infatti arrestato e destituito il sindaco di Hakkari (del partito Dem), sostituito con un fiduciario dell’Akp di Erdogan. Nella città migliaia di persone sono già scese nelle strade per protestare contro l’usurpazione del municipio e per rivendicare il diritto all’autodeterminazione. Le autorità turche hanno schierato mezzi militari per reprimere le manifestazioni.
Il punto su queste notizie a Radio Onda d’Urto con Jacopo Bindi, dell’Accademia della Modernità Democratica. Ascolta o scarica
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