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Ennesimo assassinio di un attivista per l’ambiente in Honduras

E’ troppo alto il numero degli ambientalisti assassinati nel mondo. Con il record della Colombia, stando ai dati diffusi da Global Witness. Tra le cause principali, l’estrattivismo, lo sfruttamento delle materie prime. In nome del profitto ovviamente…

di Gianni Sartori

Prendiamola larga. Per quanto riguarda l’America latina, chi sta lì a condannare a ogni piè sospinto il Venezuela o Cuba come emblema di “dittatura”, “regime” etc dovrebbe prendere atto che in quel continente succede di peggio. In Colombia, in Messico, nel piccolo Honduras… per esempio.

In particolare a chi difende la terra, l’ambiente, la biodiversità. Osando contrapporsi agli interessi miliardari di allevatori, latifondisti, aziende di estrazione mineraria, multinazionali varie.

Stando a quanto denunciava nel suo ultimo rapporto Global Witness sarebbe in atto una sorta di “guerra globale” (una autentica strage) contro i difensori della Terra, gli ambientalisti. Con almeno 196 vittime accertate nel 2023. Ossia un attivista per l’ambiente ucciso ogni due giorni. E l’85% viene assassinato in America Latina. Per chi si consola facilmente, questa cifra risulterebbe inferiore alla media annuale (oltre 260) calcolata dal 2012 (per un totale di 2.106 omicidi accertati in un decennio).

Il poco ambito record spetta alla Colombia con ben 79 vittime accertate nel 2023 (un significativo incremento rispetto ai 60 del 2022 e ai 33 del 2021). L’ultima uccisione risale al 31 dicembre 2023, quando venne assassinato da una squadra della morte il governatore indigeno della Comunità di La Esperanza, Luis Parra Toroca di 39 anni.

Sempre stando a quanto ha dichiarato un responsabile di Global Witness “la Colombia registra il 40 per cento degli ecologisti assassinati nel 2023. Questo dato rappresenta il più alto mai registrato in un singolo Stato. Con 461 vittime da quando abbiamo cominciato a censirle, dodici anni fa, la Colombia detiene anche il primato storico”.

Ironia della sorte, la Colombia – ricordiamo – in ottobre dovrebbe ospitare il prossimo vertice delle Nazioni Unite sulla biodiversità.

In seconda posizione il Brasile* (25 vittime), in terza – alla pari quindi – Messico e Honduras con 18 a testa (ma ricordando che l’Honduras non raggiunge i dieci milioni di abitanti). “Solo” dieci vittime in Nicaragua, quattro in Guatemala e altrettante a Panama.

Calcolando naturalmente le vittime accertate. Poi andrebbero considerati i numerosi ecologisti “desaparecidos”, quelli vittime di apparenti “incidenti”…senza dimenticare che in alcune aree del pianeta può essere alquanto difficoltoso raccogliere informazioni, soprattutto su eventi di tal genere.

Nessuna sorpresa invece che ad essere prese di mira siano soprattutto le popolazioni indigene e afrodiscendenti rappresentando il 49% delle uccisioni totali.

E intanto dal nord-est dell’Honduras – confermando di voler mantenere saldamente il terzo posto in classifica – arriva la notizia dell’ennesima uccisione di un attivista per l’ambiente.

Il 14 settembre, il consigliere comunale Juan Lopez è stato assassinato nei pressi di Tocoa.

Da tempo si opponeva al gruppo minerario Los Pinares, responsabile di sfruttare una miniera a cielo aperto mettendo a rischio la riserva forestale di Botaderos (a circa 220 km da Tegucigalpa), ricca di vegetazione di grande pregio naturalistico e abitata da una fauna particolare con molte specie a rischio estinzione (oltre a resti archeologici precolombiani).

Sovente Juan Lopez aveva subito minacce di morte. In varie occasioni gli era stato annunciato che prima o poi avrebbe fatto la stessa fine di Berta Caceres, l’esponente del COPINH (Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras) assassinata nella propria abitazione il 2 marzo 2016 a La Esperanza. Anche Berta era stata spesso minacciata – sia dai militari che dai paramilitari – per il suo impegno in difesa del fiume Gualcarque (dipartimento di Santa Barbara) dove un’azienda cinese stava costruendo una diga che avrebbe tolto l’acqua a centinaia di abitanti della zona.

Nel giorno dei funerali di Juan (domenica 15 settembre) i suoi compagni ecologisti sorreggevano uno striscione con la scritta “Hanno ammazzato Juan Lopez, ma non la sua lotta” (variante di quella irlandese: “Potete uccidere i rivoluzionari, non potete uccidere la Rivoluzione”).

Nel 2023 uccisi 200 attivisti ambientali

 

 

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