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Sicurezza fai da te, la destra ai cittadini: «Cacciate i senzatetto»

Periferia di Roma: Nicola Franco, presidente FdI del municipio VI, aizza la piazza ed esorta la gente a sgomberare un palazzo occupato

di Giuliano Santoro da il manifesto

Per capire che tipo di cortocircuiti autoritari rischia di scatenare il Ddl sicurezza in discussione da ieri in commissione al senato bisognerebbe venire alla periferia sudorientale di Roma. Via Silicella è una traversa della strada consolare Casilina parallela alla frontiera fisico e simbolica del Grande raccordo anulare. A pochi metri ci si immette all’uscita di Roma sud e alla bretella autostradale che conduce fino alla Roma-Napoli. Sarebbe sbagliato dire che qui finisce la metropoli, perché lo sviluppo infinito e disordinato della capitale ha esteso i margini del costruito ben oltre l’anello di asfalto che circonda la città. Ma in qualche misura si tratta di una zona di confine.

IN QUESTA STRADA la settimana scorsa sono approdati alcuni dei naufraghi della metropoli dei senza casa. Sono migranti provenienti dall’America latina, nordafricani, polacchi e italiani. Poco meno di un centinaio, tra di essi una ventina di minorenni. Provengono dallo sgombero dell’Hotel Cinecittà e si infilano al civico 10, dove si trova un altro albergo ormai in disuso da anni: l’Hotel Jolly. Sbarcano in una strada fatta di palazzoni residenziali, capannoni commerciali, rivendite di materiali edili e sale bingo, lungo la direttrice che dal quartiere popolare di Torre Maura conduce alla zona destinata in larga parte al campus di Tor Vergata. Non si tratta di un’occupazione portata avanti da una delle sigle che compongono il movimento di lotta per la casa, che a Roma conta una lunga tradizione e si calcola dia una risposta abitativa ad almeno 10 mila persone, ma di una composizione che pare spontanea ma che l’altro giorno non ha rifiutato di sottoporsi al censimento della polizia municipale, operazione che di solito prelude allo sgombero.

SI DÀ CHE IL CASO che via Silicella ricada nel municipio VI, l’unico della capitale in cui la destra ha strappato la maggioranza. È da queste parti che, ai tempi della vittoria di Virginia Raggi, il Movimento 5 Stelle raccolse fiumi di consensi e si interpretò quel voto come una sorta di assedio della periferie alla città storica, laddove ancora prevalevano i partiti del centrosinistra. Nell’ottobre di tre anni fa, quando Roberto Gualtieri venne eletto sindaco e si concluse la stagione di Raggi, in quello che viene chiamato «il municipio delle Torri» prevalse Nicola Franco, esponente di Fratelli d’Italia. E proprio Franco, l’altro giorno, di non si è limitato a invocare lo sgombero per gli occupanti della palazzina di via Silicella. Alla ricerca di una sua personale declinazione della guerra tra poveri, Franco ha pensato bene di chiamare a raccolta i cittadini per invitarli a «scendere in strada per cacciare gli occupanti». «Non è più possibile andare avanti così – ha detto – Abbiamo chiesto un intervento immediato al prefetto e al questore. Adesso noi ci dobbiamo caricare questa gente? Assolutamente no! Il municipio è pronto, invito i cittadini, tutti, ad unirsi alla protesta. Questa gente in questo territorio non ci deve stare e non ci starà».

ANCHE IL CONSIGLIERE municipale della Lega Emanuele Licopodio diffonde via social esortazioni all’azione: «Gruppo criminale di sudamericani occupano albergo a Torre Maura. Non accetteremo questa gente. Scendi in piazza». L’invito al momento è stato raccolto dall’Associazione cittadini per la liberazione delle case occupate, soggetto che conta qualche decina di follower su Facebook e che pare pensato apposta per fare da sponda alle campagne di panico morale lanciate dalla destra e dai media che hanno finito per fornire argomenti ai sostenitori del Ddl sicurezza: si cancellano le tutele per gli inquilini morosi, le poliriche pubbliche a sostegno del diritto all’abitare sono inesistenti da anni, ma la colpa è di chi si trova costretto a occupare una casa .

ACCADE IN una città che si avvicina al Giubileo, grande evento che troppo spesso viene utilizzato come scusa per ripulire le strade dai poveri invece che come occasione per rafforzare gli interventi sociali. E in un paese in cui la destra prova a saldare la stretta autoritaria che produce dall’alto alla rabbia strumentalmente suscitata dal basso.

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