Stato di Polizia: A Torino vietata anche una fiaccolata per la Palestina
- ottobre 07, 2024
- in divieti, lotte sociali
- Edit
Ancora divieti per i cortei e presidi per la Palestina. La questura di Torino ha vietato preventivamente ogni manifestazione pro Palestina in programma per oggi nel capoluogo piemontese.
La questura di Torino, su disposizione del questore Paolo Sirna, ha vietato preventivamente ogni manifestazione pro Palestina in programma per oggi nel capoluogo piemontese. Lo ha comunicato in una nota ufficiale in cui si legge che, «in riferimento alle manifestazioni pro Palestina in programma per il prossimo 7 ottobre», a Torino «il Questore ha prescritto ai comitati organizzatori di svolgere le medesime in data diversa ed esclusivamente in forma statica».
Si ripete, dunque, lo stesso scenario aperto dal divieto imposto dalla questura di Roma, su indicazione del ministero dell’Interno, al corteo in supporto alla resistenza palestinese organizzato per sabato 5 ottobre nella Capitale, che ha visto gli attivisti sfidare le autorità e scendere comunque in piazza. I comitati torinesi protestano veementemente contro la decisione, facendo notare come si tratti di un divieto puramente ideologico e confermando la fiaccolata prevista per questa sera in solidarietà con il popolo palestinese.
Comunicato del Legal Team Italia
Perchè questa sera saremo anche noi alla fiaccolata contro il genocidio
Siamo un’associazione di avvocate e avvocati nata dopo la mattanza di Genova nel 2001, spinti dalla necessità che sentivamo e sentiamo di metterci al servizio dei diritti, primo quello di manifestazione del pensiero, tanto spesso negato o calpestato sotto i talloni degli anfibi.
La decisione di vietare la fiaccolata di questa sera a Torino da parte del Questore ci allarma e impone anche a noi di far sentire la nostra voce.
Purtroppo il (nuovo) Questore – forse anch’egli vittima dell’imponente campagna mediatica che da mesi difende i crimini del Governo di Israele, a dispetto anche delle decisioni ed argomentazioni della Corte Internazionale di Giustizia e di vari organismi delle Nazioni Unite, o forse mal informato dai suoi stessi uffici – sembra aver dimenticato o non aver colto che il 7 ottobre è la data di inizio di uno dei più evidenti e gravi atti contro i diritti fondamentali di una intera popolazione e di messa in atto di un programma genocidiario ai danni della popolazione di Gaza (e, oggi del Libano). Parole come “animali umani” rivolte ai cittadini gazawi, o l’esaltazione dell’obiettivo di “distruggere Gaza”, così come le quotidiane immagini di migliaia e migliaia di morti, di devastazione, di distruzione, non hanno evidentemente lasciato un segno maggiore di una scritta sula carlinga di un aereo pubblicitario o di un paio di manifestazioni. Le decine di migliaia di donne, uomini, bambini, di civili, massacrati sino ad oggi non hanno trovato alcuno spazio nelle motivazioni del Questore, che si è al contrario limitato a discettare gratuitamente di apologia di eccidi ai danni della popolazione di Israele. E continua (non certo unico, in verità) a confondere assolutamente legittime critiche, anche radicali, al Governo di Israele per le sua azioni genocidiarie e contrarie a molteplici norme del diritto internazionale e alle risoluzioni ONU che da decenni si succedono, e richieste di immediato cessate il fuoco, a “spinte ideologiche in danno dello Stato di Israele” che vogliono probabilmente evocare ideologie antisemite che sono – ne siamo certi – radicalmente distanti e rigettate da chi oggi manifesta in favore della pace e a difesa dei diritti della popolazione palestinese nel suo complesso e in difesa delle centinaia di migliaia di donne, uomini, bambini, la cui vita o è già stata annientata o è in costante pericolo e ormai ridotta a una ricerca di semplice sopravvivenza quotidiana; forse è in altri luoghi, storicamente non così lontani da chi oggi detiene le leve del potere, che andrebbero ricercati i semi della malapianta dell’antisemitismo e del razzismo.
Se, invece, essere radicalmente contrari alle politiche di genocidio del Governo di Israele, e manifestarlo, è ritenuto contrario alla legge allora anche noi dobbiamo essere perseguiti. Lo confessiamo: anche noi abbiamo attaccato ed attacchiamo con forza le decisioni del Governo dello Stato di Israele, e lo abbiamo fatto, ad esempio, collaborando e alle denunce per crimini di guerra e genocidio contro quel Governo che, sin dall’ultimo scorcio del 2023 sono state portate all’attenzione della Procura della Corte Penale Internazionale, o denunciando pubblicamente le decine di azioni illegali e criminose del’IDF, sin dal bombardamento e dalla distruzione della sede dell’ordine degli Avvocati e del Palazzo di Giustizia di Gaza.
Ma questa sera sotto attacco sono anche i fondamentale diritto di manifestazione del pensiero e di riunione, riconosciuti e tutelati nella nostra Carta Costituzionale e nella Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo. Solo “comprovati motivi di sicurezza e di incolumità pubblica” (recita l’art. 17 della Costituzione) possono legittimare un divieto di riunirsi per manifestare, e non certo una volontà di censurare, da parte dell’esecutivo, le idee che si vogliono divulgare (e qui si vuole contestare un genocidio) o un pregiudizio circa quello che forse potrebbe accadere.
E’ per tutte queste ragioni che saremo anche noi alla fiaccolata di questa sera, per esercitare il nostro diritto di manifestazione del pensiero ma anche per cercare di difendere quello che resta della nostra umanità e democrazia costituzionale.
__________________________________________________________________________________________
Coordinamento Torino per Gaza
Come coordinamento cittadino Torino per Gaza, rispondiamo alle insinuazioni prevenute che ci vengono rivolte alla vigilia della Fiaccolata per la Palestina e il Libano organizzata per le ore 20.00 di Lunedì 7 ottobre 2024.
Questa fiaccolata nasce da una duplice necessità: commemorare i civili uccisi e collocare gli eventi in un contesto più ampio, all’interno del quale il diritto a resistere dei popoli palestinese e libanese deve essere tutelato e non sepolto strumentalmente sotto vuoti slogan di “diritto alla difesa” e “attacchi preventivi”. Questa propaganda non trova riscontro nella realtà storica né nel diritto internazionale.
Rifiutiamo le etichette che ci vogliono criminalizzare.
Il diritto a manifestare il nostro dolore, la nostra rabbia e il nostro supporto per chi resiste alla furia genocida in Palestina, a manifestare il nostro dissenso nei confronti delle istituzioni che supportano mediaticamente, economicamente e militarmente questo genocidio è un diritto costituzionale.
Per questo ribadiamo l’invito a tutta la cittadinanza ad unirsi alla fiaccolata: non usciamo in piazza soltanto per la Palestina e il Libano ma per i nostri stessi diritti calpestati da censura, intimidazioni istituzionali e repressioni violente.
Troviamo scandaloso che in un momento in cui “Israele” rade al suolo interi quartieri di Beirut, in Libano, dopo aver massacrato sotto gli occhi di tutto il mondo la popolazione di Gaza e aver bombardato tutte le università e gli ospedali della Striscia, si cerchi di distrarre l’opinione pubblica condannando la “violenza” delle manifestazioni indette in reazione a tutto questo.
“Violenza” è chiedere ai popoli del mondo di tacere di fronte ai crimini di “Israele”.
“Violenza” è lasciare che il genocidio continui, pagato dalle nostre tasse, commissionato alle nostre industrie belliche.
“Violenza” è criminalizzare qualsiasi tentativo di opporsi a tutto questo.
La nostra, invece, è una fiaccolata.
Dichiariamo la nostra intenzione di uscire dalle nostre case, nonostante il divieto, e vi invitiamo a uscire con noi dal silenzio assordante dell’indifferenza.
Non è nostra volontà scontrarci con alcuno.
Ma usciremo.
Con la calma di chi sa di aver ragione, con candele e luci accese a illuminare il buio di quest’umanità assente.
Usciremo come è nostro diritto, garantito dalla costituzione italiana.
E mostreremo che la violenza è di altri, appartiene a coloro che nel nome della sicurezza reprimono la voce della coscienza collettiva.
Nostro è il rifiuto della violenza dei potenti contro gli oppressi.
Nostro è il rifiuto di politiche guerrafondaie, colonialiste, genocidiarie e razziste.
Invitiamo la popolazione civile tutta a uscire con noi.
Coordinamento antifascista Torino
La Questura di Torino ha vietato la “fiaccolata per la Palestina e il Libano” organizzata per questa sera dal “Coordinamento Torino per Gaza” spiegando, in una nota diffusa alla stampa, che «in una data così fortemente simbolica, poiché coincidente con l’eccidio commesso ai danni della popolazione israeliana, non si può escludere che i manifestanti possano essere indotti a compiere azioni lesive e contrarie all’ordine e alla sicurezza pubblica».
È una decisione che sconcerta e preoccupa.
Sconcerta perché, secondo l’art. 17 della Costituzione, «i cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz’armi» e le manifestazioni pubbliche possono essere vietate «soltanto per comprovati motivi di sicurezza e di incolumità pubblica» che sono, evidentemente, cosa del tutto diversa dalla semplice “possibilità di azioni lesive”, potenzialmente ravvisabile in qualunque manifestazione.
Preoccupa perché un divieto infondato e giuridicamente improprio rischia, come l’esperienza insegna, di creare ulteriori tensioni e di provocare reazioni incontrollate e conseguenti contrapposizioni, queste sì lesive dell’ordine pubblico.
Nel nostro sistema costituzionale e in ogni ordinamento democratico, la possibilità di manifestare è un diritto fondamentale e inviolabile indipendentemente dalle ragioni per cui si manifesta, che non possono, di per sé, giustificare limiti o divieti, posto che la norma costituzionale tende a tutelare proprio le opinioni dissenzienti (anche radicalmente) e non certo quelle del Governo o della maggioranza.
Ogni divieto di manifestare che ecceda la previsione costituzionale è una lesione dell’ordine democratico che inquieta e va respinta da tutte e tutti, indipendentemente dalle convinzioni politiche di ciascuno.
Per questo chiediamo con fermezza alla Questura di revocare il divieto della manifestazione prevista per questa sera.
i portavoce del Coordinamento antifascista
Alessandra Algostino e Livio Pepino
____________________________________________________________________________
Libertà e autodeterminazione per il popolo palestinese! No alla repressione del dissenso, si alla democrazia!
La Palestina e tutto il Medio Oriente stanno sprofondando in una escalation di terrore.
L’azione del governo israeliano assume sempre di più i contorni del genocidio nella striscia di Gaza, e si allarga a macchia d’olio sul territorio libanese, provocando migliaia di morti fra la popolazione civile.
Bisogna fermare questa azione criminale, prima che ci trascini tutte e tutte nel baratro di un conflitto globale. Bisogna imporre immediatamente il “cessate il fuoco” e dare finalmente una risposta al riconoscimento del legittimo diritto all’autodeterminazione del popolo di Palestina!
La cosiddetta “comunità internazionale” agisce in modo ipocrita e inconcludente, sulle orme del governo degli Stati Uniti, che si nasconde dietro la maschera del mediatore, mentre continua a rifornire di armi Israele, sostenendo anche logisticamente le sue operazioni militari.
In queste settimane numerose sono state le manifestazioni di protesta in cui si è pacificamente espresso il sostegno al popolo palestinese.
Ora, a partire dalla manifestazione nazionale del 5 ottobre a Roma, si vuole imporre una stretta repressiva, negando il diritto a manifestare in varie città, fra cui la fiaccolata indetta per il 7 ottobre a Torino, per la quale si vuole imporre l’obbligo di manifestare in altra data, negando anche il diritto a muoversi in corteo. Si tratta di una decisione incomprensibile e inaccettabile.
Come emerge dal comunicato degli organizzatori, in seguito alla notifica del divieto, la manifestazione non ha alcun intento celebrativo nei confronti dell’azione di Hamas di un anno fa, che noi condanniamo, come ogni azione armata rivolta contro la popolazione civile.
L’oppressione del popolo palestinese non è certamente iniziata il 7 ottobre 2023, ma va fatta risalire perlomeno alla prima Nakba del 1948. Per 76 anni i vari governi israeliani si sono opposti con la violenza al riconoscimento dei diritti del popolo palestinese, dimenticando completamente che in precedenza lo stesso popolo ebraico è stato sottoposto alla terribile prova della Shoah. 76 anni in cui lo Stato di Israele si è posto al di fuori della legalità internazionale, reprimendo e massacrando, trasformandosi ufficialmente in “Stato ebraico” e, con il criminale oltranzismo del governo di Nethanyau, contestato anche nella stessa Israele, ha dato avvio alla strage di Gaza da parte dell’IDF e all’altrettanto criminale aggressività dei coloni in Cisgiordania e rischia di condurci oggi verso un conflitto globale.
Sono queste le origini dei conflitti e dei massacri attuali, che vanno fermati, bloccandone la spaventosa escalation.
Fino a quando? È la domanda da rivolgere ai governanti che nulla fanno per fermare il massacro, pensando anzi di risolvere le contraddizioni con la repressione, trasformando un dramma storico e sociale in una mera questione di “ordine pubblico”.
Diciamo NO alla cancellazione del dissenso! Impediamo che lo stato di guerra in cui ci hanno condotto, trascini con sé la nostra stessa democrazia, conquistata attraverso le lotte quotidiane di anni!
Partito della Rifondazione Comunista – Federazione di torino
Osservatorio Repressione è una Aps-Ets totalmente autofinanziata. Puoi sostenerci donando il tuo 5×1000
News, aggiornamenti e approfondimenti sul canale telegram e canale WhatsApp