Centinaia di arresti e sequestro di giornali dopo un raduno per la liberazione di Öcalan a Diyarbakir
Dura reazione di Ankara alla manifestazione di Diyarbakir per la scarcerazione del leader curdo Öcalan e per la soluzione politica del conflitto
di Gianni Sartori
Non appaia esagerato il concetto di “genocidio politico” riferito al recente – l’ennesimo – rastrellamento di militanti curdi in ben 36 città nella giornata di martedì 15 ottobre.
Le persone finora arrestate sarebbero 269 (o almeno quelle accertate).
Una massiccia ritorsione per il raduno del 13 ottobre organizzato dalla Piattaforma delle istituzioni democratiche in Amed (Diyarbakır).
Iniziativa volta a richiedere la libertà per Abdullah Öcalan, il “Mandela” curdo imprigionato in condizioni indegne (di isolamento assoluto) dal 1999 e una soluzione politica per la questione curda.
Nel corso della manifestazione (impedito il corteo dalla massiccia presenza della polizia), veniva lanciato un appello: “Mettere fine alla tortura, aprire le porte di Imrali”.
Nonostante l’evidente postura intimidatoria delle forze dell’ordine, migliaia di persone si erano radunate nel quartiere di Ofis. Rivolgendosi alla folla, l’avvocato Rezan Sarica ha ricordato il suo incontro con Ocalan a Imrali (la Robben Island turca) nel 2019. Quando aveva potuto constatare di persona “la volontà di Öcalan per una pace ragionevole e per negoziati politici democratici al fine di risolvere i problemi sociali in Turchia e nella regione. Nel corso di queste discussioni – aveva continuato – abbiamo visto che il signor Öcalan manteneva una posizione democratica, esprimeva fiducia nel futuro e mostrava sincero entusiasmo per la realizzazione di una pace sociale”.
Inoltre, considerando i recenti sviluppi dei conflitti medio-orientali, Rezan Sarica non poteva che mostrare ulteriore apprezzamento per la lungimiranza delle “dichiarazioni storiche, la determinazione e le previsioni del signor Öcalan“.
Posizioni che a suo avviso possono garantire nientemeno che “la sopravvivenza stessa della società”. E non solo di quella medio-orientale par di capire.
Nel frattempo, per ordine del Tribunale Penale di Pace 9 di Istanbul, veniva confiscato l’ultimo numero di Yeni Yaşam Gazetesi per un articolo dal titolo “Kürdün hayali Abdullah Öcalan’a kavuşmak” (“Il sogno dei curdi è quello di conoscere Öcalan”).* Incriminato anche un articolo di Fırat Can “La terza Guerra Mondiale, il caos in Medio Oriente e la via d’uscita”. Con l’accusa di “far propaganda a un’organizzazione illegale attraverso la stampa”.
*nota 1: https://yeniyasamgazetesi6.com/kurdun-hayali-abdullah-ocalana-kavusmak/
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