Rese note le motivazioni per cui la Cassazione ha escluso che la protesta alla Leonardo di cui è accusato Luigi Spera abbia costituito una minaccia per lo Stato. Adesso i giudici dovranno riconfigurare le misure cautelari. Lunedì 2 dicembre l’udienza
di Giansandro Merli da il manifesto
Lunedì Luigi Spera tornerà davanti al tribunale della libertà. I giudici dovranno pronunciarsi sull’istanza di revoca delle misure cautelari dopo che il 13 settembre scorso la Cassazione ha fatto cadere le ipotesi di attentato terroristico e fine terroristico per l’azione dimostrativa alla sede palermitana della Leonardo del novembre 2022 di cui il vigile del fuoco siciliano è accusato con altre cinque persone. Ieri sono state rese note le motivazioni della decisione.
I magistrati di terzo grado, accogliendo il ricorso dell’avvocato difensore Giorgio Bisagna e riprendendo analoghe considerazioni dai processi ai No Tav, hanno escluso l’aggravante del terrorismo perché dalla condotta incriminata manca «un reale impatto intimidatorio sulla popolazione, tale da ripercuotersi sulle condizioni di vita e sulla sicurezza dell’intera collettività, posto che, solo in presenza di tali condizioni, lo Stato potrebbe sentirsi effettivamente coartato nelle sue decisioni».
Il pompiere si trova nella prigione di massima sicurezza di Alessandria da aprile scorso. I fatti sotto inchiesta riguardano il lancio di fumogeni e forse di una molotov alla Leonardo. La protesta era stata messa in campo in solidarietà con il popolo curdo, vittima in quei giorni di due anni fa dei bombardamenti dell’esercito turco che l’industria bellica tricolore rifornisce di armi.
Con l’ipotesi di terrorismo scatta la custodia in carcere per i tre motivi previsti dall’ordinamento: reiterazione, pericolo di fuga, inquinamento delle prove. Caduta quella, però, si rientra nel regime dei reati ordinari. Per Spera il gip aveva stabilito che l’unico rischio era che tornasse a compiere reati, perché recidivo. Ormai ha trascorso otto mesi dietro le sbarre: il tribunale potrebbe disporre misure alternative.
Nonostante siano passati quasi novanta giorni dalla decisione della Cassazione l’uomo si trova ancora recluso in massima sicurezza. Pare che il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria (Dap) continui a valutare il regime carcerario in base alle ipotesi di reato per cui è a processo. Con la sentenza di massimo grado, infatti, si è creata una divaricazione tra il percorso relativo alle misure cautelari e quello processuale. Nel secondo l’ipotesi di terrorismo resta in piedi, insieme a quella di incendio.
«La decisione della Cassazione è significativa per i principi giuridici che sancisce in ordine all’aggravante di terrorismo e all’attentato terroristico. Auspichiamo che abbia il giusto peso anche nel processo in corso», afferma Bisagna. La prima udienza si è tenuta a novembre e il giudice ha rinviato per integrare nel contraddittorio la Leonardo. Evidentemente ritiene sia quella la parte lesa, non lo Stato. Il prossimo appuntamento sarà il 20 dicembre.
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