Cagliari: Sindacalisti Usb denunciano intimidazioni da parte della Digos
- febbraio 19, 2014
- in lotte sociali, migranti
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Riceviamo e pubblichiamo il comunicato dell’usb che denuncia il clima di intimidazione subito da due dirigenti sindacali ad opera della Digos:
Cagliari: grave intimidazione alla USB, la Digos “preleva” due dirigenti sindacali dalla sede Usb per interrogarli in questura, dopo che era esplosa in città la protesta dei rifugiati, che bloccano il traffico cittadino per ore.
La protesta dei migranti provenienti dalla Somalia, Eritrea, Etiopia, che da oltre un mese dormono sotto i portici del Comune di Cagliari, esplode in città.
Un mese fa hanno ottenuto il permesso di soggiorno in quanto rifugiati, e allora hanno dovuto lasciare l’albergo in cui erano ospiti a spese del comune. Da allora soggiornano, una ventina di loro, sotto i portici di Via Roma.
La protesta è esplosa nel corso di un presidio convocato alle ore undici di venerdì 14 Febbraio da un comitato locale, il quale ha pensato bene di dissociarsi prontamente dal prosieguo della protesta che è durata alcune ore, con un blocco stradale nella centralissima Via Roma, nella parte che confluisce in Largo Carlo Felice, arterie importanti della città, con evidenti disagi alla cittadinanza e al diritto alla mobilità.
Alle 16.30 circa, una telefonata della Digos ha convocato immediatamente in questura i due dirigenti sindacali presenti in federazione, ai sensi dell’art.650 del codice penale (Chiunque non osserva un provvedimento legalmente dato dall’Autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d’ordine pubblico o d’igiene, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato, con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a duecentosei euro)per essere sentiti da un dirigente della Digos.
Convocazione fatta ai due dirigenti sindacali presenti in federazione prima telefonicamente ed in seguito da due ispettori della Digos che si sono recati in federazione senza che il provvedimento fosse motivato in maniera chiara, anche se succinta, come prevede la legge. In questura, in un clima, ora paternalistico, ora intimidatorio e pesante, ci è stato contestato di muoverci e lavorare nell’ombra, visto che “eravamo gli unici ad essere presenti sul luogo della protesta” (cosa peraltro non vera visto che in Piazza erano presenti altre persone che dimostravano la loro solidarietà ai migranti).
Abbiamo spiegato che i migranti sono adulti e senzienti, che sono responsabili delle loro azioni, che la nostra presenza è stata estemporanea, di legittima curiosità di una sigla sindacale che si occupa di diritti, nonché dettata da una istintiva solidarietà verso persone che versano in stato di bisogno. Abbiamo evidenziato che siamo presenti nelle lotte dei migranti africani, ma non abbiamo possibilità di interagire con questo gruppo di migranti, sia per motivi linguistici (non parlano italiano, e non parlano inglese), sia per motivi etnici e di nazionalità diverse (è facile parlare di Africa, e mettere tutti nello stesso calderone, ma poi parlano lingue diverse, e spesso tra migranti di paesi diversi vi è diffidenza).
Ci sono state propinate ed elencate le loro richieste (dei migranti), abbondantemente riprese dalla stampa locale, e ci è stato chiesto se le condividevamo. Abbiamo ribadito che le nostre posizioni sono quelle contenute nel documento pubblicato sul sito regionale della Sardegna della Usb, in data martedì, 11 febbraio 2014. Abbiamo spiegato l’incapacità degli “investigatori” di leggere la realtà (malgrado “gli investigatori” fossero presenti ai colloqui con Prefetto e Rappresentanza del Governo il 17 e 27 Gennaio scorso), visto che alle due nostre iniziative cittadine, non erano presenti, nostro malgrado, migranti provenienti da quelle aree geografiche.
I dirigenti sindacali sono stati “rilasciati” e sono potuti tornare cittadini forse solo per il momento “liberi”, visto il clima di caccia alle streghe presente in città, visto che, la contestazione che ci è stata fatta in questura, di mestare nell’ombra, è stata ripresa dall’Unione Sarda, senza chiaramente indicare chi secondo loro mesta, come se sposasse le “idee degli investigatori” e riprendesse di fatto una supposta velina della questura, scrivendo, in vari passaggi “ottenuto lo Status di rifugiati, si sono convinti (o qualcuno li ha convinti) di avere diritto a casa e soldi”, oppure ancora “e chissà che la “guerra tra poveri” non sia il vero obiettivo di chi, nell’ombra, lavora per convincere questi disperati di diritti che non hanno”.
Non ci faremo intimidire e criminalizzare: continueremo a portare avanti le iniziative e proteste in programma, dagli incontri con il Prefetto e la Rappresentanza del Governo in Sardegna (per il giorno 19/02/2014), all’iniziativa in programma per il 1° Marzo 2014, in occasione del lancio della Prima Carovana Europea per la libertà di circolazione/chiusura dei cie/cara/cpa, l’eguaglianza, la dignità e la giustizia sociale.
Di teoremi non sappiamo nulla, e non ci interessano. E facile scaricare la colpa di politiche anti immigrazione per cui l’Europa ci ha ripreso più volte, su chi, alla luce del sole, manifesta contro il razzismo, per la libertà di circolazione e diritto di residenza, per il diritto d’asilo, per l’accoglienza dignitosa e chiusura dei CIE/Cara/Cpa, per il diritto all’abitare, al lavoro e al reddito, per scollegare il permesso di soggiorno dal contratto di lavoro.
USB FEDERAZIONE SARDEGNA