#15ottobre: Continua la vendetta di Stato… altre dure condanne a carico di sei compagni
- gennaio 07, 2013
- in 15 ottobre, emergenza, lotte sociali
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Continua la vendetta di Stato. Sei anni di reclusione è stata la pena inflitta a sei compagni accusati di aver preso parte all’assalto del furgone dei carabinieri dato alle fiamme nel corso della manifestazione del 15 ottobre del 2011.
Condannati per essere stati visti, forse, dalle parti del blindato in fiamme in piazza S.Giovanni il 15 ottobre del 2011. Ma anziché resistenza a pubblico ufficiale, reato “fisiologico” in contesti del genere, si sono sentiti affibbiare anche devastazione e saccheggio, «senza alcuna prova», dice a Liberazione il legale di due dei sei manifestanti condannati ieri a Roma nel clima tetro di Piazzale Clodio. «La sentenza è stata letta dopo soli 25 minuti di camera di consiglio, dopo udienze svolte con un viavai di carabinieri. Ed è una sentenza che non differenzia le singole condotte e che nega ogni tipo di attenuante anche agli incensurati. Sembra una sentenza che viene da lontano». Così spiega Filippo Torretta, l’avvocato di Teramo, città da erano partiti alcuni dei manifestanti. Una delle prove schiaccianti contro uno dei condannati sarebbe una felpa dell’Ezln, «magari a una cena del Rotary sembrerà un indumento stravagante ma è uno dei capi più indossati in cortei del genere». Sei anni di reclusione è la pena inflitta dunque, dal Gup di Roma Massimo Battistini, a conclusione del rito abbreviato, a sei manifestanti per i reati di devastazione, saccheggio e resistenza a pubblico ufficiale pluriaggravata, sono Davide Rosci di 30 anni di Teramo, Marco Moscardelli, 33 anni di Giulianova, Mauro Gentile di 37 anni di Teramo, Mirko Tomassetti, 30 anni di nazionalità svizzera, Massimiliano Zossolo 28 anni di Roma e Cristian Quatraccioni 32 anni di Teramo. Tutti e sei erano già agli arresti domiciliari perché identificati dalle Forze dell’ordine nel corso delle indagini. L’accusa sostenuta dal pubblico ministero Simona Marazza aveva chiesto per ciascuno degli incriminati una condanna a otto anni di reclusione.
Ai sei condannati è stata addebitata anche l’aggressione ai danni del conducente del mezzo dell’Arma che prima dell’incendio del blindato fu colpito al volto con dei bastoni. Per questo il Giudice per l’udienza preliminare ha disposto inoltre una provvisionale per il risarcimento del danno pari a trentamila euro ciascuno per il carabiniere aggredito e il ministero della Difesa. «L’attribuzione agli imputati del delitto di devastazione e saccheggio non è condivisibile perché non c’è la prova di quanto contestato agli atti», ha spiegato anche un’altra avvocata Maria Cristina Gariup mentre esulta il sindaco di Roma Gianni Alemanno (anche lui ha precedenti del genere) che parla di una «giusta sentenza che rappresenta un risarcimento morale all’Arma e a tutti i cittadini romani, ma anche un giusto monito per tutti coloro che scambiano il diritto di manifestare con quello di indirizzare le propria violenza contro le forze dell’ordine nella città di Roma».
Diametralmente opposta la lettura di Paolo Ferrero: «Le condanne dimostrano con ogni evidenza come in Italia abbiamo un sistema che prevede pene severissime per il reato di “devastazione e saccheggio”, un reato politico in quanto eredità del codice penale fascista, il cosiddetto Codice Rocco, e pene molto più lievi per corruttori ed evasori, che danneggiano certamente più di una manifestazione la democrazia e la collettività». La revisione del codice Rocco e misure di garanzia per chi abbia a che fare con agenti travisati in ordine pubblico sono al centro di una lettera aperta a Ingroia, pubblicata ieri da Liberazione, e firmata dall’Osservatorio contro la repressione, dalla Onlus Piazzacarlogiuliani, dall’associazione Federico Aldrovandi e dal comitato Verità e giustizia per Genova.
Ai sei condannati è stata addebitata anche l’aggressione ai danni del conducente del mezzo dell’Arma che prima dell’incendio del blindato fu colpito al volto con dei bastoni. Per questo il Giudice per l’udienza preliminare ha disposto inoltre una provvisionale per il risarcimento del danno pari a trentamila euro ciascuno per il carabiniere aggredito e il ministero della Difesa. «L’attribuzione agli imputati del delitto di devastazione e saccheggio non è condivisibile perché non c’è la prova di quanto contestato agli atti», ha spiegato anche un’altra avvocata Maria Cristina Gariup mentre esulta il sindaco di Roma Gianni Alemanno (anche lui ha precedenti del genere) che parla di una «giusta sentenza che rappresenta un risarcimento morale all’Arma e a tutti i cittadini romani, ma anche un giusto monito per tutti coloro che scambiano il diritto di manifestare con quello di indirizzare le propria violenza contro le forze dell’ordine nella città di Roma».
Diametralmente opposta la lettura di Paolo Ferrero: «Le condanne dimostrano con ogni evidenza come in Italia abbiamo un sistema che prevede pene severissime per il reato di “devastazione e saccheggio”, un reato politico in quanto eredità del codice penale fascista, il cosiddetto Codice Rocco, e pene molto più lievi per corruttori ed evasori, che danneggiano certamente più di una manifestazione la democrazia e la collettività». La revisione del codice Rocco e misure di garanzia per chi abbia a che fare con agenti travisati in ordine pubblico sono al centro di una lettera aperta a Ingroia, pubblicata ieri da Liberazione, e firmata dall’Osservatorio contro la repressione, dalla Onlus Piazzacarlogiuliani, dall’associazione Federico Aldrovandi e dal comitato Verità e giustizia per Genova.
Ai compagni condannati la solidarietà dell’Osservatorio sulla Repressione.
LIBERI TUTTI !!!!
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