Mentre gli studenti dopo la giornata di mobilitazione di ieri continuano a organizzarne altri appuntamenti per dare continuità allo sciopero e proseguire a contrastare il governo Monti per affermare i loro diritti e molti altri di loro sono davanti a Roegina Coeli per i compagni che dopo le violente cariche della polizia sono stati arrestati, arriva anche il duro commento di Amnesty Italia che condanna il comportamento delle forze dell’Ordine.
“Le forze di polizia hanno precisi obblighi di diritto internazionale e interni di protezione deimanifestanti, compreso quello di disperdere eventuali proteste violente con un uso proporzionato e legittimo della forza, mentre le immagini a disposizione mostrano episodi di eccessi nell’uso della forza nei confronti di singoli manifestanti che meriterebbero un’indagine rapida e approfondita. Riteniamo che chiarire le responsabilita’ sarebbe importante tanto per le persone colpite, quanto per le forze di polizia”.
Dopo i gravi scontri e tafferugli avvneuti ieri durante lo sciopero europeo contro il governo Monti e le politiche di austerità del governo questa è la dichiarazione di Carlotta Sami, direttrice generale di Amnesty International Italia.
“Abbiamo visto – ha spiegato Sami – per tutta la giornata di ieri, immagini che destano preoccupazione. Le proteste sociali e i loro contenuti rischiano di essere oscurati e schiacciati da un contesto caratterizzato da atti di violenza da parte di alcuni manifestanti, nell’ambito del quale nell’ambito del quale l’operato della polizia, per quanto complesso, avrebbe dovuto mirare a proteggere le persone, anche attraverso un uso proporzionato e legittimo della forza”.
Proprio il 25 ottobre, Amnesty International ha diffuso un rapporto che riporta l’uso eccessivo della forza nelle manifestazioni pacifiche che si sono svolte svolte in diversi paesi europei, tra cui Grecia e Spagna.
E così, nell’ambito della campagna “Operazione trasparenza: polizia e diritti umani”, Amnesty International Italia chiede alle istituzioni italiane di “rispettare gli standard internazionali sull’uso della forza e delle armi, ma chiede anche prevenire le violazioni dei diritti umani e assicurare indagini rapide e approfondite e procedimenti equi per l’accertamento delle responsabilita’ quando emergano denunce di violazioni, anche attraverso adeguate modifiche alla legislazione tra cui in primo luogo l’introduzione del reato di tortura”.
La campagna, partita nel luglio 2011, ha gia’ raccolto oltre 20.000 adesioni.
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