Prove "tecniche"di fascismo: Il ministro Severino elogia il Codice Rocco
Il ministro della Giustizia Paola Severino, in occasione del dibattito al Senato sulla legge sulla corruzione ha elogiato il Codice Rocco, norma approvata durante il regime fascista, per il suo valore insuperato.
Il ministro, ha spiegato il suo elogio ad Alfredo Rocco dicendo che anch’esso era un “tecnico”. Dimenticando, volutamente di dire che Alfredo Rocco, guardiasigilli del fascismo, fu il teorico dello stato etico e il suo Codice fu il fondamento teorico del fascismo e della dittatura. Era per Mussolini, quello che la Severino è per Monti.
Per rinfrescare la memoria è doveroso ricordare, grazie al Codice Rocco, è stato possibile condannare i dieci manifestanti del G8 2001 a dieci anni di galera solo per aver rotto una vetrina, oppure condannare 7 antifascisti a Isernia per aver cantato Bella Ciao in un presidio contro Casapound.
Per Cesare Antetomaso, presidente dei Giuristi democratici del Lazio che «Occorre particolare prudenza quando si maneggia la tecnica. Perché essa di rado è neutra. Se è vero che l’impianto del codice Rocco è tuttora valido, è altrettanto vero che la parte speciale è indubitabilmente figlia della cultura giuridica dell’estensore, teorico e propugnatore dello Stato etico e tra le massime figure intellettuali del regime fascista. Ce n’è abbastanza per pretendere le dimissioni della Ministra Severino e invocare la rapida approvazione della bozza Pisapia di riforma del codice penale».
E’ chiaro l’intendo, di tutti i governi che si sono succeduti dal dopoguerra in poi, di non abrogare il Codice Rocco ma di mantenerlo in vigore come una precisa volontà politica al fine di utilizzare gli aspetti più repressivi, soprattutto contro le lotte sociali.
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