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Il “clima di terrore” a Fano. Racconto di un “abuso”

La notte tra venerdì e sabato scorso sono stato fermato e portato nella caserma di Fano da una volante dei carabinieri. La volante si è affiancata (ero assieme a un’altra persona) e le due guardie dentro hanno chiesto i documenti. Quando ho chiesto la motivazione i due agenti sono scesi dalla macchina e uno dei due mi ha dato un pugno in faccia.

Mi hanno tolto il telefono dalle mani per impedirmi di riprendere e sono stato caricato di forza in macchina. La persona che era con me non è stata nemmeno presa in considerazione.

Da quel momento le uniche parole che sono uscite dalla bocca dei carabinieri sono state minacce di tutti i tipi. Sono stato portato in caserma, preso a calci nel culo per farmi camminare e chiuso in un ufficio.
Qua le minacce sono riprese e diventate sempre più esplicite (tu da qua non esci vivo, tu non sai che faccio io a quelli come te, ho già sparato nelle ginocchia a quelli come te, hai l’alito che puzza di vino e meriti di morire anche solo per questo, ecc.).

Non mi hanno picchiato, credo per evitare di lasciare segni visibili, ma sono stato tirato per i capelli, spintonato e umiliato in tutti i modi. Mi hanno fatto spogliare e perquisito tutto: non hanno trovato nulla se non dei volantini anarchici e adesivi nel portafoglio che sono stati la conferma per loro che sono sicuramente “una merda” e facevano bene a riservarmi quel trattamento.

Non si sono risparmiati di chiamare un collega per far vedere che “merda che sono, quanto gli faccio schifo, talmente tanto che nemmeno menarmi vale la pena”.
Quando hanno visto dai documenti che ho origini straniere si sono innervositi ancora di più perché mi son permesso di rompere i coglioni a loro, a quell’ora della notte (erano le 4 passate) al posto di restare da dove sono venuto.

Alla fine la guardia che dava gli ordini, più anziano rispetto all’altro che lo imitava in ogni parola e in ogni gesto che aveva nei miei confronti, come se la sberla di questo lo autorizzasse a far lo stesso, mi si è avvicinato, mi ha costretto a guardarlo negli occhi e mi ha promesso che la prossima volta che mi troverà per Fano mi “massacrerà con le sue mani”.

Fra le minacce hanno anche accennato a fogli di via (la mia residenza è fuori dal comune di Fano), ma non mi hanno lasciato nessun verbale, non mi hanno chiesto di firmare nulla, son stato rilasciato dall’entrata principale dopo che mi hanno fatto rivestire alla meglio, perché “avevano fretta e gli avevo fatto perdere fin troppo tempo”.

A quel punto ho subito contattato alcuni compagn* che mi sono stati vicini e mi sono tranquillizzato (trovarsi nelle mani degli sbirri, quindi dello stato, solo, chiuso in una stanza, denudato, minacciato e umiliato è sempre uno shock e non sai mai come può andare a finire).

Questo è il risultato del clima di terrore che si vive nella città, soprattutto a San Lazzaro, quartiere problematico e difficile, in cui negli ultimi mesi si respira un clima di tensione sempre più crescente. In quelle vie ci passiamo giornate intere e ultimamente la gente è sempre più spaventata, tutti sono potenziali nemici di tutti. In seguito all’aumento del numero dei furti nelle case i giornali locali hanno fomentato questo meccanismo ,grazie a titoli esagerati e articoli esasperanti ogni giorno, che oppone ad un mutuo soccorso popolare una chiusura assoluta e un unico obbiettivo: salvarsi la pelle anche se a discapito di qualcun altro.

I fascisti di Forza Nuova hanno come sempre sfruttato questa situazione per provare ad accrescere il loro consenso, promettendo “ronde della sicurezza” in un quartiere che non hanno mai vissuto e non conoscono(la maggior parte di loro non sono nemmeno di Fano); Il risultato? Il clima di terrore e la guerra fra poveri (italiani contro immigrati e rom in primis) sono aumentati ancora.

La gente vuole più polizia per sentirsi sicura senza rendersi conto che in questo modo stanno legittimando qualsiasi loro abuso e quando di sbirraglia varia si parla gli abusi non mancano mai. Sembra quasi che ci sia il coprifuoco: camminare, stare su una panchina o al muretto di notte ti rende un fuorilegge, un ladro, una persona in ogni modo pericolosa.

L’unico modo per rendere sicuro un quartiere è renderlo vivo e partecipato, solidale e meticcio.

NEI NOSTRI QUARTIERI SBIRRI E FASCI UNICI STRANIERI.

 

Un compagno anarchico di Fano