Alcuni mesi fa avevamo riportato la notizia di un episodio avvenuto a Genova nei giorni seguiti all’alluvione, quelli in cui tante persone scesero in strada mettendo a disposizione tempo ed energie per riparare ai danni lasciati dall’acqua. La rabbia era tanta di fronte all’ennesimo disastro annunciato e a una politica incapace di assumersi le proprie responsabilità dopo anni di devastazione e incuria nei confronti del territorio.
Una rabbia che non poteva che aumentare alla vista di decine e decine di agenti che affollavano le strade senza muovere un dito e nella testa di molti in quei giorni una semplice equazione veniva alla mente: perché buttare milioni in ordine pubblico (oltre che in grandi opere e grandi eventi) invece che mettere tra le priorità la messa in sicurezza dei territori?
Questo probabilmente il sentimento di un ragazzo che insieme a moltissimi altri giovani era impegnato a spalare il fango in corso Buenos Aires e che, alla vista di un gruppo di poliziotti che passava di lì, li invitò a “sporcarsi la divisa” e darsi da fare. Sotto lo sguardo sbigottito e l’indignazione dei presenti, gli agenti chiamarono i rinforzi e sul posto giunse un plotone di celere che identificò gli spalatori continuando a provocare.
Oggi, a cinque mesi di distanza, apprendiamo che il ragazzo che li aveva semplicemente apostrofati con una comprensibile richiesta è stato condannato a una multa di più di 4000 euro per “oltraggio a pubblico ufficiale”. Una sentenza contro cui verrà presentato ricorso ma che tramite una semplice quanto comprensibile esternazione di rabbia conferma una volta di più l’intoccabilità delle divise che le aule di Tribunale continuano a promuovere e reiterare e in difesa delle quali lo Stato è sempre pronto a infliggere pene e multe esemplari.
Tutta la nostra solidarietà al ragazzo condannato, ancora una volta la polizia di sporco ha solo la coscienza!