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Busto Arsizio(Va): Un suicidio nel carcere, che non convince.

La notizia del 2012esimo detenuto che ha perso la vita nelle carceri italiane dall’inizio del Secolo è stata liquidata ieri dalle agenzie di stampa in tre righe: “Un uomo di 45 anni, detenuto nel carcere di Busto Arsizio, è morto dopo avere inalato del gas da una bomboletta nel bagno della sua cella. Sono in corso gli accertamenti per stabilire se si sia trattato di un suicidio o se l’uomo, tossicodipendente, sia stato colto da un malore aspirando il gas”. Una “notizia-non notizia”, in pratica.
Ma qualcosa non quadra, la Redazione bustocca di una testata on-line racconta l’accaduto in maniera diversa: “Detenuto pentito di ‘ndrangheta muore in carcere (…). Dal 2004 collaborava con la giustizia e grazie anche alla sue dichiarazioni aveva permesso l’arresto di diversi esponenti della zona del cosentino”. Partendo dalle evidenti contraddizioni tra la versione dell’Informazione “ufficiale” e quella dell’Informazione “indipendente” abbiamo ricostruito una storia molto più “oscura” rispetto a quella che appariva inizialmente.

Il Processo “Santa Tecla”

· Il detenuto ritrovato morto si chiamava Giampiero Converso ed era un collaboratore di giustizia: nel carcere di Busto Arsizio godeva del cosiddetto “regime di protezione”. Aveva testimoniato nel maxi processo antimafia “Santa Tecla” e sui rapporti della ‘ndrina di Corigliano Calabro (Cosenza) con esponenti politici locali.
· Il 9 giugno 2011 il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha firmato, su proposta dell’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni il decreto di scioglimento del Consiglio comunale di Corigliano, guidato da Pasqualina Straface, sorella degli imprenditori Franco e Mario, accusati di associazione a delinquere di stampo mafioso.
· Il processo “Santa Tecla” si è concluso nel dicembre 2011 con la condanna di 55 persone, tra cui Mario Straface, condannato a 8 anni (con rito abbreviato), mentre il fratello Mario è morto prima che si arrivasse alla sentenza.

· Il 21 giugno 2012 il Tar del Lazio ha confermato lo scioglimento del Consiglio comunale di Corigliano per “infiltrazioni mafiose”, respingendo il ricorso proposto dall’ex sindaco Paqualina Straface, dagli ex assessori Giorgio Miceli, Luigi D’Ippolito, Giuseppe Pucci, Giuseppe Curia, Luigi Petrone e Rosamaria Morano, e dall’ex presidente del Consiglio comunale Pasquale Pellegrino. (vedi notizia allegata).

Giampiero Converso collaboratore di giustizia per timore di essere ucciso
· Giampiero Converso, ex “picciotto” arruolato alla fine degli anni 80 dal clan un tempo guidato da Santo Carelli ha cominciato a collaborare con la giustizia il 22 settembre del 2004 – questa la data del primo verbale contenente le sue dichiarazioni contro i suoi ex sodali di malavita – mentre si trovava detenuto in carcere.

· Spiega d’essersi pentito perché temeva d’essere assassinato. “Lo capii da una serie di sguardi e poi fu Arcangelo Conocchia (altro imputato di “Santa Tecla”) a dirmi, mentre eravamo detenuti insieme, di stare attento, di non accettare passaggi in auto e di non andare ad appuntamenti. Successivamente, quando venni rimesso in libertà, appresi che era partita da due boss detenuti nel carcere di Siano a Catanzaro l’imbasciata di farmi fuori” (Fonte: www.sibarinet.it, 21 novembre 2011).
In conclusione abbiamo “qualche dubbio” sul fatto che Giampiero Converso sia morto per un “incidente” occorsogli mentre sniffava gas per sballarsi e oltretutto dai documenti giornalistici esaminati non risulta fosse tossicodipendente.
Non è compito nostro fare ipotesi “investigative” e sicuramente ci saranno tutti gli accertamenti del caso da parte degli organi giudiziari e amministrativi competenti.

Invece è compito nostro tenere sempre alta l’attenzione sulle condizioni di vita e sulle troppe morti che avvengono nelle carceri del nostro Paese: dal 2000 ad oggi 2012 decessi, di cui 717 per suicidio; da inizio giugno 6 decessi, di cui 2 per suicidio e 3 per “cause da accertare”.
fonte: Ristretti Orizzonti