Le battiture dentro Santa Maria Maggiore, a seguito della proclamazione dello “sciopero” da parte dei detenuti, sono continuate per tutto il fine settimana. In tutto quattro calorosissimi giorni senza pace all’interno. Lunedì e martedì nessuna battitura ma pare sia iniziato uno sciopero del carrello. Non sono comunque mancati momenti di solidarietà che hanno permesso di comunicare con i ragazzi e avere notizie di cosa sta accadendo all’interno.
Da più voci pare che i detenuti si stiano sentendo strumentalizzati dalle guardie e dai sindacati di polizia, che stanno usando la rabbia dei reclusi per passare da vittime e avanzare, tramite pretesti, le loro richieste (in sostanza turni più brevi, più soldi e la rimozione della direttrice Immacolata Mannarella).
Ciò non ferma la voglia dei ragazzi di protestare ma, da più parti, è stato chiesto ai solidali un’attenzione in questo senso, con la richiesta di diffondere il più possibile questa notizia. Il tentativo di strumentalizzazione, del resto, era intuibile visto il tenore degli articoli di giornale usciti in questi giorni.
Qui sotto trovate un testo distribuito e attacchinato in questi giorni. Solidale con la protesta dei detenuti, ostile ai tentativi di usare la protesta per altri scopi e un messaggio arrivato in questi dal carcere di Santa Maria Maggiore. Tra la marea di lettere, biglietti e cartoline che quotidianamente arrivano abbiamo scelto questa in quanto, a nostro parere, più chiara e significativa delle altre sullo stato della protesta e sui tentativi di strumentalizzarla da parte delle guardie. Il messaggio è datato 14 settembre. (da il Pipandro)
Giovedì 10 settembre i detenuti di Santa Maria Maggiore hanno proclamato uno “sciopero”. Una protesta quotidiana portata avanti con forti battiture tre volte al giorno, condivisa dalla quasi totalità dei detenuti e resa efficace dalla particolare posizione del carcere nella città di Venezia, vicinissimo alle case e in un punto di grande passaggio.
In questi giorni i detenuti sono riusciti ad attirare l’attenzione non solo dei vicini, ma anche di numerosi curiosi e solidali che non hanno mancato di far sapere in giro cosa sta succedendo. Momenti di solidarietà che hanno anche permesso a molti amici e parenti dei ragazzi di conoscersi, condividere pensieri e racconti sulla detenzione, di trovare il coraggio necessario per salutare qualcuno al microfono o dedicargli una canzone.
Da quello che si è riusciti a sapere le motivazioni della protesta sono molte e variegate: dall’insofferenza all’autorità della direttrice (che sembra proibire ogni attività all’interno) alla prepotenza delle guardie, dal vitto scadente alle pessime condizioni detentive, dalla semplice voglia di protestare alla richiesta di amnistia. Insomma, una critica generalizzata al sistema carcere e una ribellione contro la propria condizione di reclusi. La lotta, per ora, non si è posta un termine.
Purtroppo, fuori come dentro, anche stavolta non manca chi cerca di strumentalizzare una protesta genuina per i propri fini. E’ ormai palese, a leggere gli articoli di giornale usciti in questi giorni, che la mobilitazione stia venendo usata dai secondini e dai sindacati di polizia per porre l’accento sulle magagne dell’amministrazione, magari per uscirne con turni più brevi e qualche soldo in più a fine mese. Non un accenno alle richieste e al coraggio dei ragazzi ma ampio spazio alle lagne su quanto sia difficile portare avanti lo schifoso lavoro della guardia.
Se lo sciopero viene tollerato, o comunque non apertamente contrastato, è per sperare che fornisca un pretesto che faccia da base alle loro rivendicazioni. Dipingere, con la complicità dei giornali, i detenuti come mostri serve alle guardie per passare come le uniche vittime del sistema carcere e per mettere a tacere le ragioni di chi si ribella.
Come se non bastasse i sindacati di polizia hanno trovato sponda in personaggi come Marco da Villa (parlamentare del Movimento 5 stelle) e Stefano Casali (consigliere regionale eletto con la lista Tosi) che, tramite tanto sbandierate ispezioni dentro Santa Maria Maggiore, hanno fatto sapere che i secondini non hanno vita facile. Individui del genere, che con le loro politiche securitarie o giustizialiste hanno riempito le prigioni di cui ora tanto si lamentano, dovrebbero avere almeno la decenza di tacere sull’argomento.
La lotta a Santa Maria Maggiore è una lotta per la libertà, per smettere di avere paura del carcere e di chi lo tiene in piedi. La stanno portando avanti i ragazzi che vi sono rinchiusi, nell’interesse di tutti.
La sosteniamo e la sosterremo in quanto tale.
Alcuni nemici del carcere
“Amici nostri,
Le condizioni carcerarie stanno peggiorando di ora in ora, in quanto la vivibilità delle celle è giunta ad un punto insopportabile. Ci sono problemi creati ad hoc dall’organo preposto al nostro controllo (assistenti, direttore e ispettori vari), i quali ci inducono forzatamente a delle proteste continue per arrivare ai loro scopi (trasferimento della direttrice). I nostri diritti vengono quotidianamente calpestati, esempio spostamenti da cella a cella costringendo noi detenuti a stare sette persone in celle da quattro, oppure ritardando le chiamate fino a un mese e più dall’educatore o comandante per fare dei chiarimenti. Vi preghiamo di far conoscere la nostra protesta alla gente. Non chiediamo benefici ma solo che vengano rispettati i nostri diritti di uomini oltre che di detenuti.
Un abbraccio a tutti voi e grazie per quello che fate per noi.
XXX e tutti i miei compagni”