È successo in Sicilia, stavolta. Ieri a Partinico (Palermo) un cittadino senegalese di 19 anni, Dieng Khalifa, sbarcato in Italia due anni fa dopo essere fuggito da un campo di detenzione in Libia e richiedente asilo, ha denunciato ai carabinieri di essere stato aggredito giovedì da alcuni italiani mentre lavorava servendo ai tavoli di un bar in piazza Santa Caterina. Erano in sette contro uno. Prima gli hanno tirato le orecchie, poi mentre uno del gruppo lo teneva fermo gli altri lo hanno preso a calci e pugni. E nel frattempo gridavano «vattene via sporco negro, torna al tuo paese». Il giovane, che è ospite di una comunità, ha spiegato di non aver reagito «perché gli educatori mi hanno insegnato che non si alzano le mani». Ha riportato ferite a un labbro e alle orecchie giudicate guaribili in sette giorni.
È nona aggressione ai danni di migranti registrata in un mese e mezzo sul territorio nazionale. Le precedenti a mano armata, con otto feriti per colpi sparati con armi ad aria compressa, la più grave è una bambina rom colpita alla schiena a roma il 17 luglio. «Il ministro degli interni Salvini intende fare il suo lavoro ed occuparsene? Intende dire qualcosa che non alimenti altra intolleranza? O dà la colpa anche in questo caso agli immigrati?» ha chiesto il senatore Franco Mirabelli del Pd. Mentre per l’esponente di Possibile Andrea Maestri «non si può derubricare questo ennesimo gesto nauseante come un caso di cronaca tra tanti. La responsabilità politica è del governo, in primis del ministro degli interni». Ieri a Roma è comparso un nuovo murales che raffigura Salvini (nella foto) in tonaca da prete e crocifisso in mano, accanto la scritta «Vattene Satana» che rimanda alla recente copertina di Famiglia Cristiana. Dopo qualche ora al murales è stata staccata la testa.
da il manifesto