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Dopo Alan Kurdi morti altri 700 minori migranti

Rapporto di Save the Children  a 5 anni dalla tragedia. Dall’inizio dell’anno al 31 agosto, sono stati 2.168 i piccoli non accompagnati arrivati nel nostro paese

alan kurdi

Cinque anni fa moriva in un naufragio il piccolo Alan Kurdi. Ha fatto il giro del mondo l’immagine del suo corpicino senza vita sulle rive di quel mare che aveva provato ad attraversare e che invece lo ha inghiottito. Da allora più di 700 minori, neonati compresi, hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere le coste europee. Mentre ad alcuni minori sono state garantite sicurezza e protezione, molti altri incontrano ostacoli nell’ottenere lo status di rifugiato e vivono nella paura costante di essere espulsi o detenuti.

È quanto emerge dal nuovo rapporto “Protection Beyond Reach” di Save the children diffuso ieri in occasione del triste anniversario. Oltre 200.000 minori stranieri non accompagnati, in fuga da conflitti, persecuzioni o violenze, hanno chiesto asilo in Europa negli ultimi cinque anni, ma è probabile che il numero di bambini e ragazzi arrivati sia molto più alto, molti tra loro, infatti, sono costretti a un’esistenza nell’ombra in Europa, a rischio di sfruttamento e abuso. Sempre nel rapporto si legge che mentre ad alcuni minori sono state garantite sicurezza e protezione, molti altri incontrano ostacoli nell’ottenere lo status di rifugiato, o comunque la tutela prevista per la loro minore età, vivono nella paura costante di essere espulsi o detenuti e si vedono negare la possibilità di ricongiungersi con i membri della famiglia che vivono altrove in Europa, segnala con preoccupazione il rapporto. I bambini e gli adolescenti che viaggiano da soli o con la loro famiglia, hanno diritti e bisogni specifici e devono essere garantite loro innanzitutto sicurezza e protezione. Al contrario, nonostante alcuni importanti passi avanti come l’adozione da parte dell’Italia della “Legge Zampa” ( L. 47/ 2017) sulla protezione e l’accoglienza dei minori non accompagnati, l’Ue e gli Stati membri hanno risposto con misure sempre più restrittive e pericolose. Nel rapporto di Save the children non manca il focus sui minori migranti sbarcati a Lampedusa.

In Italia l’attuale incremento di arrivi via mare a Lampedusa vede coinvolti anche molti minori non accompagnati, 2.168 dall’inizio dell’anno al 31 agosto, e nuclei familiari con bambini, sui quali il gravissimo sovraffollamento dell’hotspot e il prolungarsi dei tempi di trasferimento verso centri di accoglienza idonei a ospitarli, rischia di avere un impatto fortemente negativo. Secondo la ONG è quindi necessario velocizzare le procedure di trasferimento, assicurando che ai minori non accompagnati vengano riconosciuti tutti i fondamentali diritti sanciti dalla Legge Zampa, a partire da un’accoglienza immediata degna di questo nome, l’assistenza sanitaria e la nomina di un tutore. Altrettanto critica la situazione dei minori presso un confine lontano dai riflettori, quello tra Italia e Francia, specialmente nell’area di Ventimiglia. Qui i minori accompagnati e i nuclei familiari, a fronte della chiusura del campo Roja, risultano, al pari degli altri migranti e richiedenti asilo, privi di accoglienza e rischiano di finire nelle mani dei trafficanti allo scopo di varcare il confine verso la Francia.

Secondo Save the children, i minori devono poter accedere immediatamente all’asilo e alla protezione una volta arrivati in Europa, non essere respinti. Solo percorsi di migrazione legale, compreso un rapido accesso al ricongiungimento familiare, possono impedire che i bambini e adolescenti muoiano durante il loro viaggio verso l’Europa.

Damiano  Aliprandi

da il dubbio