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Alternanza scuola-lavoro: i manganelli non fermano gli studenti

Dopo le manganellate di Roma, Milano, Torino e Napoli gli studenti che dicono «no» all’alternanza scuola-lavoro dopo la morte di Lorenzo Parelli tornano in piazza venerdì 4 febbraio. Occupazioni a Roma, Milano, Torino, Bologna e Napoli

La battaglia contro il silenzio di Stato sulla morte in stage di Lorenzo Parelli (oggi si terranno i funerali a Morsano di strada, Udine) è sostenuta con commovente determinazione dagli studenti che ieri hanno occupato i licei Gioberti di Torino, il Vittorio Emanuele di Napoli il Copernico e Laura Bassi di Bologna. Venerdì prossimo, dopo le cariche contro gli studenti a Roma il 23 gennaio e Torino, Milano e Napoli (il 28) ci saranno nuove manifestazioni mentre cresce la protesta contro la decisione unilaterale del ministro dell’Istruzione Bianchi sulle regole della maturità dal 22 giugno.

A Torino il Kollettivo Studenti Autorganizzati Torino (Ksa) ha lanciato un appello invitando tutti gli studenti, i collettivi e le organizzazioni sindacali e studentesche a rispondere «con la massima mobilitazione possibile, per costruire il prossimo venerdì 4 Febbraio una manifestazione cittadina che risponda al clima di intimidazione e repressione in città, per rilanciare la lotta contro questo modello di alternanza scuola-lavoro e contro un’istruzione che mette a rischio pure la nostra vita».

Anche l’Osa (Opposizione Studentesca d’Alternativa), ha indetto per la medesima data scioperi e mobilitazioni studentesche in tutta Italia con il fine di chiedere da un lato le dimissioni del Ministro dell’istruzione Bianchi, accusato per il suo «silenzio-assenso» sul tema dell’alternanza scuola-lavoro e sulle manganellate ai ragazzi scesi in piazza nonché per la proposta relativa al nuovo esame di maturità.  «Siamo da sempre per l’abolizione dell’alternanza scuola-lavoro, motivo per cui ci siamo sempre opposti anche ad eventuali riforme della stessa. L’alternanza scuola lavoro è una pratica che va abolita e la morte di Lorenzo dimostra che si tratta di una pratica disastrosa» dichiara Tommaso Marcon, portavoce nazionale di Osa. L’Osa metterà al centro delle rivendicazioni nelle mobilitazioni del fine settimana la lotta contro il nuovo esame di stato, l’alternanza scuola-lavoro e la repressione che colpisce gli studenti. La mobilitazione degli studenti ormai è in campo e l’appuntamento seguente è fissato per il 5 e 6 febbraio, quando a Roma si svolgerà l’assemblea studentesca nazionale indetta dal movimento studentesco la Lupa: nel primo giorno gli studenti si confronteranno con l’obiettivo di dare vita ad un dibattito costruttivo e di prospettiva che dovrebbe poi concretizzarsi il giorno successivo. In tal senso, Marcon spiega che infatti la lotta degli studenti non si fermerà, ed i relativi dettagli a riguardo saranno appunto a breve concordati dagli studenti.

A Bologna la protesta riguarda anche «la gestione delle misure per contenere i contagi da coronavirus nelle nostre scuole. Nelle aule manca la distanza di sicurezza e, per seguire il tracciamento dei contagi, c’è solo una insegnante per 1.480 studenti e che non lavora nel week end» dicono gli studenti dal Sant’Isaia. Poi c’è il mistero degli strannunciati fondi del «Piano di ripresa e resilienza» (Pnrr) sulla scuola. Gli studenti vogliono dire la loro sull’impiego. Resta da capire se il governo Draghi, che non parla con nessuno, li ascolterà.

Molte le voci di protesta e critiche sulla manganellate della polizia suglio studenti. «Manifestazioni totalmente pacifiche di ragazzini di 14,15 e 16 anni, che protestavano perché un loro coetaneo è morto sul lavoro, sono finite con cariche di poliziotti in tenuta da invasione aliena. Perché?» ha scritto il cantante J-ax su Instagram. «Quando le istituzioni usano contro di noi la violenza vuol dire che siamo dalla parte giustasostiene una studentessa torineseNon ci facciamo abbindolare dalle lacrime di coccodrillo della politica che ha deciso l’alternanza scuola-lavoro, a molti di noi non piace ma la facciano perché dobbiamo, chiunque di noi poteva essere sotto quella putrella che ha ammazzato Lorenzo».

Gli studenti feriti dalle manganellate di venerdì scorso a Torino stanno valutando se presentare un esposto in Procura. «Stiamo raccogliendo referti e testimonianze, si è raggiunto un punto intollerabile – dicono – Le loro sono lacrime di coccodrillo sono complici della morte di Lorenzo. Faremo di tutto perché questo febbraio e questa primavera diventino il febbraio e la primavera calda degli studenti». Il sindaco di Torino Lo Russo ha commentato: «Voglio una città dove non volino i manganelli».

E si cominciano a sentire anche fiebili voci di dissenso sulle violenze poliziesche anche in parlamento.  Sinistra Italiana, Pd e Leu hanno chiesto alla silente ministra dell’Interno Luciana Lamorgese di spiegare le manganellate contro gli studenti. Appuntamento giovedì nella conferenza dei capigruppo della Camera. Anche nelle forze di maggioranza potrebbe circolare un dubbio: il loro governo intende continuare a pestare gli studenti che chiedono lo stop all’alternanza scuola lavoro e il ripensamento globale della scuola neoliberale? «Quanto ancora dovremmo aspettare prima che il governo spieghi perché le forze dell’ordine hanno terrorizzato, manganellato e ferito dei giovani – chiede Nicola Fratoianni (Sinistra Italiana) – Mi vien da pensare che qualcuno lavora affinché i ragazzi restino chiusi nelle proprie stanze connessi al telefonino».

Intanto, la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, dopo avere vietato le manifestazioni nei centri storici usando norme da stato di emergenza, una strumentalizzazione dell’emergenza pandemica che ha privato gli studenti del loro diritto di manifestare, in particolare a Torino, è intervuta ribadendo che: “Deve essere sempre garantito il diritto di manifestare e di esprimere il disagio sociale” ma “alcune manifestazioni sono state infiltrate da gruppi che cercavano disordini“. “La linea da seguire – prosegue – non può che essere quella del confronto e dell’ascolto

Ancora una volta la ministra  Lamorgese,  nonostante i video delle cariche a freddo sono abbastanza chiari e inequivocabili, ha tirato fuori dal cilindro la storia “fritta e rifritta”, della presenza degli “infiltrati” nei cortei……che poi non si è capito mai bene chi sono questi fantomatici “infiltrati”, da dove vengono, che hanno fatto. Una dichiarazione molto paradossale dopo che proprio la ministra, in Parlamento, ha giustificato un agente della Digos di Roma che stava, lui si infiltrato e riconosciuto, in mezzo all’assalto alla Cgil a  “verificavare gli ammortizzatori di un furgone!!!!
Se esistesse un briciolo di dignità nei parlamentari dovrebbero chiederne subito le dimissioni. Se non lo fanno sanciscono solo la propria disponibilità a farsi prendere per il giro.