Dopo l’ondata di arresti di attivisti ed esponenti della società civile curda (115 ufficialmente) dell’ultima settimana, si temeva di dover cominciare a contare i morti.
E infatti altri due curdi sarebbero stati assassinati in Iran.
La morte del primo, Mehrdad Taleshi (attivo esponente della società civile e originario di Diwan Darreh), è avvenuta il 3 febbraio. Ufficialmente per una crisi cardiaca, ma comunque dopo che per tre giorni veniva sottoposto a torture da parte della polizia. Il ventunenne curdo era stato arrestato – per ragioni non conosciute – il 1 febbraio a Teheran e poi trasferito al centro di detenzione di Shapur controllato dai servizi iraniani. Il 4 febbraio, alle cinque del mattino, il suo cadavere veniva trasportato all’ospedale che poi aveva informato i familiari del decesso. Consegnato due giorni dopo ai parenti, i segni della tortura apparivano con evidenza sul suo corpo. Tuttavia, almeno per ora, nessuno avrebbe ancora sporto denuncia in quanto (stando a fonti vicine alla famiglia che chiedono di rimanere anonime per sicurezza) da parte delle autorità ci sarebbero state minacciose pressioni in tal senso.
L’altra vittime curda è un commerciante deceduto l’8 febbraio, dopo due giorni di coma, all’ospedale di Khoy. Si tratta di Behzad Hashemi-Asl (originario di Bahik), rimasto gravemente ferito in un incidente dopo che contro la sua vettura venivano esplosi diversi colpi di arma da fuoco da parte della polizia. Stando alle testimonianze raccolte da Kurdistan Human Rughta Network, il 6 febbraio la sua auto era stata oggetto di inseguimento sulla strada Khoy-Mako e si sarebbe capovolta quando uno sparo ha colpito un pneumatico. L’uomo, di 32 anni, lascia tre figli.
Gianni Sartori