Dopo quelle dalla Germania, Francia, Serbia, Armenia, Svezia… espulsioni di rifugiati curdi dalla Svizzera
di Gianni Sartori
Un’intera famiglia di profughi scappati dal campo di Makhmour (in Basur, il Kurdistan entro i confini iracheni) è stata deportata in Croazia dove – stando a quanto dichiarato dall’agenzia Rojnews – avrebbero subito maltrattamenti se non di peggio.
Pare che l’espulsione (documentata con un vidéo realizzato dai parenti della famiglia Kilim), avvenuta tra le grida della madre, Viyan Kilim, le proteste del padre, Mehmet Nuri Kilim, i singhiozzi dei tre bambini (Avesta, Dunya e Adem), sia stata giustificata per una questione di impronte digitali. Dal campo profughi erano fuggiti per timore delle violenze jihadiste e dei bombardamenti turchi (le operazioni dell’esercito di Ankara nel nord Iraq proseguono ormai da oltre un anno, ininterrotte, anche dopo il terremoto).
Quanto alle minacce di espulsione dalla Svizzera per i rifugiati curdi, l’ultimo caso (o almeno quello di mia conoscenza) era stato quello di Tawar, militante curda aderente a Lawan (organizzazione giovanile del Partito democratico del Kurdistan-Iran) in Svizzera da oltre sei anni. Nel novembre dell’anno scorso veniva convocata dalle autorità elvetiche per informarla che la sua domanda d’asilo era stata rigettata per cui avrebbe dovuto lasciare il Paese. In passato Tawar faceva parte del gruppo di curdi uccisi dai missili iraniani nel settembre 2018 nella sede del PDK-I di Koya (la città dove Tawar abitava prima di espatriare).
Sempre profetiche – purtroppo – le parole di Pietro Gori in Addio Lugano bella: “Elvezia il tuo governo etc. etc.”
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