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Ancora misure preventive a carico di Nicoletta Dosio.Vietato il soggiorno a Susa.

Dichiarazione di Nicoletta Dosio, fatta pervenire stamattina, tramite avvocati, al Tribunale di Torino, per l’interrogatorio di garanzia relativo alla contestazione al mega-elettrodotto Grand Ile Piossasco.
Ancora misure preventive, da firme quotidiane a divieti di soggiorno. A Nicoletta è stato vietato il soggiorno a Susa.

La mobilitazione della Valle di Susa contro il progetto del mega-elettrodotto Grand Ile- Piossasco non nasce ora.
Tra la fine anni ’80 e gli inizi anni ’90 riuscimmo a fermare la grande mala opera, con una lotta che coinvolse le popolazioni e le amministrazioni pubbliche non solo della Valle di Susa, ma della Val Sangone e della Maurienne.
Il parere negativo da parte del Ministero dell’ambiente fermò quella che veniva gabellata come infrastruttura irrinunciabile e quindi vinsero le nostre ragioni: l’esigenza di tutela ambientale e sanitaria, la necessità di un modello di sviluppo e di società alternativi, il rifiuto del nucleare, il diritto alla sovranità popolare, l’opposizione dei territori al destino di corridoi degradati e desertificati, dove tutto passa e nulla rimane.
Quelle ragioni non sono mutate e per rivendicarle, lotteremo sempre, con i metodi della lotta popolare, che rifiuta la guerra tra poveri, ma non fa sconti al sistema e alla prepotenza del partito trasversale degli affari teso, come sempre, anche attraverso le reti di traffico, a perpetuare i propri enormi profitti ed a portare avanti la guerra infinita all’uomo e alla natura.
Le motivazioni del nostro impegno e del nostro agire sono le stesse che migliaia di cittadini hanno sottoscritto in una raccolta di firme, il cui testo riporto:

I Sottoscritti Cittadini della Valle di Susa e dei territori interessati dal progettato Megaelettrodotto a 320.000 Volt Grand Ile – Piossasco

Respingono tale progetto e chiedono alle Amministrazioni ed ai Consigli Comunali dei territori interessati di respingerlo:
perché finalizzato al trasporto energetico dalle centrali nucleari francesi all’Italia e all’Europa, dunque funzionale ad un modello di sviluppo insostenibile e pericoloso, a cui il popolo Italiano ha detto NO con ben due referendum contro il nucleare, nel 1987 e nel 2011;
perché inutile: infatti l’Italia ha un surplus di energia disponibile di ben 25 GigaWatt, cioè il 50% in più del fabbisogno totale italiano, e l’utente paga in bolletta il non utilizzo come rimborso per il mancato profitto dell’ente gestore;
perché costosissimo, pagato per la quasi totalità con denaro pubblico a totale profitto privato;
perché causa di pesanti servitù ai danni dei territori attraversati e di disagi infiniti nel momento della posa in opera; infatti il megaelettrodotto, da Salbertrand a Bussoleno compresi, passerebbe lungo la strada statale 24 e dentro i paesi, a poco più di un metro di profondità;
perché in aperta contraddizione con i principi del risparmio energetico, della salute, della salvaguardia ambientale e della sovranità popolare, nonché in contrasto con lo sviluppo delle fonti energetiche piccole, pulite e rinnovabili.

Rifiutano il metodo delle consultazioni private adottato da Terna, in quanto lo considerano un espediente per aggirare l’obbligo della consultazione e dell’informazione pubblica e trasparente.
Valle di Susa, giugno 2015.

La necessità di dare concretezza e visibilità a tali motivazioni sta alla base degli episodi che codesto tribunale contesta a me e ad altri attivisti.
In realtà, con la nostra presenza sui luoghi dei sondaggi, abbiamo inteso praticare quel controllo popolare e quella sovranità che, secondo la Costituzione nata dall’antifascismo e dalla Resistenza, dovrebbe “appartenere al popolo”, ma che di fatto gli è stata scippata da grandi, sporchi, sempre più incontrollabili interessi: costoro riteniamo nostri nemici e non gli esecutori materiali dei sondaggi, contro cui, ad esercitare intimidazioni o violenze, non siamo stati certo noi, ma, caso mai, il ricatto occupazionale sempre presente.
Per questo motivo rivendico, come diritto e dovere di resistenza e scelta di responsabilità nei confronti delle generazioni future, l’opposizione ai sondaggi funzionali alla costruzione del Cavidotto Grand Ile-Piossasco, per la quale sono state inflitte a me e ad altri attivisti misure preventive, e dichiaro che, per quanto mi riguarda, non intendo rispettarle: le ritengo infatti un tentativo inammissibile, di impedire, con provvedimenti intimidatori, dettati da ragioni politiche e non di merito, il libero esercizio del controllo e dell’opposizione popolare, garantiti dallo spirito e dalla lettera della Carta Costituzionale.

Bussoleno, 29 dicembre 2016

Nicoletta Dosio