Solo pochi giorni fa abbiamo organizzato a Pisa una partecipata Assemblea a Scienze politiche ove sono intervenuti numerosi soggetti e realtà colpite dalla repressione. Una occasione utile per declinare la repressione in tutte le sue forme e avviare un percorso comune in città che non sia legato solo a singoli episodi ma sia invece duraturo nel tempo.
Negli ultimi anni, sono decine di migliaia i denunciati per reati legati alla difesa dei beni comuni, del lavoro e dei territori minacciati dalla devastazione ambientale. Del resto in Italia la cosiddetta legislazione di emergenza è ancora vigente, pronta a reprimere i movimenti sociali più conflittuali.
Nel nostro paese non esiste il reato di tortura; nelle carceri e nelle caserme si continua a subire violenze e a morire senza che l’opinione pubblica muova un dito, interessata solo ai fatti eclatanti e non a quella violenza di ordinaria amministrazione che annienta il corpo e la mente di tanti uomini , donne e migranti
Chi parla, come il Questore di Pisa, di “cattivi maestri” e di illegalità, dovrebbe spiegarci perchè i poteri economici e politici dominanti godono di impunità e accondiscendenza.
I lavoratori che reclamano dignità e diritti, presidiando i cancelli contro i crumiri, sono spesso repressi e arrestati.
Coloro che si oppongono alla devastazione dei territori sono vittime di colossali operazioni di polizia.
La repressione colpisce chi si oppone seppellendolo con anni di carcere e spese processuali infinite.
Siamo in presenza di una “democrazia autoritaria” gestita dall’alleanza del governo tecnico e dei poteri politici ed economici dominanti, una alleanza che in pochi mesi ha distrutto salari, sanità e istruzione, regalato somme ingenti alle spese militari e continuato, rendendola sistematica, la devastazione ambientale e la militarizzazione del territorio.
La repressione è un elemento strutturale e costante del sistema capitalistico, è l’arma con la quale si chiude la bocca a chi non vuole subire la crisi, la perdita di lavoro, la cancellazione di servizi sociali e di diritti elementari come quello alla istruzione e alla sanità.
La repressione assume i mille volti che il capitalismo mostra e muta in relazione ai rapporti di forza che si esprimono in una data fase del conflitto.
La repressione può assumere le sembianze del silenzio mediatico, della campagna stampa contro presunti infiltrati e violenti di professione, isolando e colpendo chi opera scelte di classe contro il modello produttivo capitalista.
Gruppo di discussione su Crisi e Repressione – Pisa –
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