Ancora vergogna dal carcere di Sulmona- lettera di Pasquale Mollica
- novembre 11, 2014
- in carcere, Lettere dal carcere
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Vi invio questo scritto tramite amici comuni per portarvi a conoscenza di quanto sono costretto a subire in questo istituto detentivo; e per esperienza ritengo che rispecchi l’80% delle carceri italiane. Mi atterrò comunque ai fatti che intendo comunicarvi.
Mi chiamo Pasquale Mollica e ho sessantasette anni, sono ristretto dal 2003 con una condanna che, per assurdo supera l’indice dei trent’anni e, più esattamente 37 anni di reclusione; in barba alle norme vigenti in Italia.
Mi trovo attualmente a Sulmona, noto carcere per spiacevoli fatti tra i quali la morte di numerosi detenuti.
Sono qui ristretto dal 30 maggio 2013 e sono affetto da varie patologie, tra queste la più grave è il diabete di tipo 2, associato all’ipertensione.
Per la prima patologia mi viene somministrata terapia a base di (….2 .medicinali di cui no capisco il nome ) mentre per l’ipertensione prendo Nebiulolo Sanudos 500 più Norvasc 5 mg. e ancora Triatec 5 mg. infine la Cardioaspirina giornaliera.
I primi due rimedi li prendo al mattino dopo la colazione, poi alle ore 12 dopo pranzo e infine alla sera dopo cena per un totale di 6 compresse giornaliere.
per l’ipertensione assumo un a compressa al mattino e due alla sera. Arriviamo così a un totale di 10 compresse giornaliere.
A queste si aggiunge il Torvasc che assumo contro il colesterolo. Detto ciò, vi potete rendere conto che trascorro le mie giornate scandite da orari a causa di tutte queste medicine.
Bene, a queste mie patologie si è “associata” (mi si perdoni l’ironia) una complicazione dovuta ad una cataratta all’occhio sinistro.
Patologia questa insorta nel carcere di Carinola nel 2013.
Da Carinola sono stato trasferito poi a Sulmona e, più esattamente il mio arrivo risale a maggio 2013.
Qui inizia la mia epopea che di epico non ha nulla se non la tristezza per un insensata forma di indifferenza che, io definisco tortura e non a torto, lasciando al lettore la più consona e corrispondente definizione.
Per ordine:
Arrivato in questo istituto, durante la prima visita consuetudinaria d’ingresso, ho evidenziato e fatto presente tutte le mie malattie e tra queste la cataratta che tra l’altro risulta anche nella mia cartella clinica.
Successivamente ad ottobre cioè dopo cinque mesi iniziavo uno sciopero della fame e della terapia giornaliera, considerato l’aggravarsi dell’occhio sinistro e del progressivo calo della vista: più volte avevo richiesto visita oculistica e regolarmente tale richiesta veniva ignorata.
Sciopero portato avanti per cinque sei giorni circa, periodo in cui il mio difensore inoltrava reclamo e sollecito alla direttrice di Sulmona, ed ero completamente ignorato
Trascorsi detti giorni sono stato finalmente visitato dall’oculista che ha potuto accertare il problema cataratta, ordinando una visita specialistica presso l’Ospedale.
A gennaio 2014 sono stato accompagnato in ospedale per la suddetta visita all’occhio sinistro, mi veniva rilasciata la richiesta per essere operato, questo il giorno 9 gennaio.
Il 10 gennaio l’area sanitaria inviava documentazione inerente al ricovero e da quel giorno, io non so più nulla.
Oggi, dopo oltre un anno da quando ho esposto il problema sto nuovamente portando avanti un iniziativa di reclamo attraverso lo sciopero della fame, rifiutando anche i farmaci.
Sono arrivato allo stremo della pazienza, non posso più condurre una vita dignitosa e ho problemi anche a espletare le normali funzioni fisiologiche.
Non riesco a radermi e spesso è il mio compagno di cella che mi fa la barba.
Come potete immaginare anche scriver per me è pressochè impossibile e sovente disturbo il mio compagno di cella, questo lede anche la mia privacy nelle comunicazioni con i miei familiari.
Ho problemi a muovermi in cella e sbatto regolarmente contro la finestra e ho dovuto ricorrere ad una medicazione. Stento a riconoscere le persone, a scendere le scale e di conseguenza a condurre una vita dignitosa .
Ciò detto chiedo a lei o a chi può di essere aiutato perchè se è vero “a torto o a ragione” che sono un d-e-t-e-n-u-t-o è anche vero che sono un U-O-M-O e come tale vorrei essere trattato.
Dovrei essere in custodia alle funzioni carcerarie e non invece sentirmi un sequestrato in balia di un sistema che si nutre di connivenza .
Porgo sinceri saluti a tutti i lettori del vostro sito e mi auguro che la presente possa contribuire ancora una volta a delineare le condizioni delle carceri italiane.
Calorosamente
Pasquale Mollica