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"Anonymous", scatta operazione polizia.

Sono l’incubo di istituzioni, governi e multinazionali, agiscono divisi in gruppi e sono in grado di colpire un ‘obiettivo’ in pochi minuti dalla tastiera del loro Pc. Sono gli hacker di “Anonymous”, responsabili di attacchi informatici a colossi come Sony, Apple e Google, ma anche ai governi di numerosi Paesi, dalla Turchia all’Italia, dalla Tunisia alla Malesia. Giovani, a volte giovanissimi informatici “fai-da-te” che si uniscono contando sulla certezza di impunità e che si chiamano a raccolta assegnandosi di volta in volta una missione diversa. In Italia, per esempio, hanno preso di mira il governo e l’Agcom e minacciato di colpire altri siti. Subito dopo la pubblicazione dei primi file riservati da parte di Wikileaks, il gruppo Anonymous ha deciso di schierarsi al fianco del collega Julian Assange prendendo di mira i Paesi che osavano ostacolare la diffusione del materiale ‘top secret’ americano. Gli attacchi, in quel caso, furono di tipo DDos, un bombardamento di clic in grado di mettere “off-line” un sito. Ma la maggior parte delle missioni di Anonymous è tesa a irridere istituzioni e aziende, a mostrare al mondo del web la loro vulnerabilità: molti hacker si divertono a pubblicare sul web guide per ‘crackare’ consolle e iPhone, permettendo agli utenti di usare programmi pirata, ma si dilettano anche a sottrarre dati sensibili e a inserirli su Internet. La vera notizia, però, è che, a quanto pare, la polizia postale italiana è riuscita a beccare una cellula. In realtà, si tratterebbe di un vero vanto perché solo loro ci sono riusciti fino ad ora. L’operazione Secure Italy è scattata all’alba di mercoledì: 32 perquisizioni svolte in Italia e in Svizzera. In totale sono 15 i giovani denunciati, di cui cinque minorenni. E’ stato individuato anche il capo della cellula: ha 26 anni, viene dal Canton Ticino e si chiama Thre Frey. In totale le persone coinvolte nell’indagine sono 36. Per gli accusati non dovrebbero scattare gli arresti, ma in compenso saranno al centro di una causa civile. In verità, la maggior parte degli hacker sono giovani se non giovanissimi, sono super esperti di informatica e non superano quasi mai i 30 anni. Si aiutano tra loro scambiandosi file, programmi craccati o da craccare, chattano grazie ai social network e, a parte quel che credono di loro le Autorità, hanno svolto un ruolo fondamentale in alcune delle ultime “vere” rivoluzioni. Le accuse che ora gli vengono contestate sono di accesso abusivo in sistema informatico, danneggiamento a sistema informatico e interruzione di pubblico servizio. “Al di là dell’aspetto penale della vicenda – ha detto Antonio Apruzzese, direttore della polizia postale e delle telecomunicazioni – va sottolineato il danno patrimoniale arrecato da queste azioni, i cui costi graveranno sui ragazzi e sulle loro famiglie. Ci sono molti modi per esprimere un dissenso ma qui si producono reati e si producono anche seri danni economici”.  Sarà, ma, come commenta anche il “Fatto quotidiano on line”, esprimendo solidarietà ai pirati del web, “Anonymous” ha finalità soprattutto politiche che si traducono in: trasparenza, libera informazione, partecipazione, tutela dei diritti umani. “Sono valori del presente – si legge sul sito diretto da Padellaro – pronti a diventare piattaforma politica vasta e trasversale per il futuro”. A questo punto,  diventa più che giusto esprimere solidarietà ai ragazzi di “Anonymous”.