Antonello Zanza: il candidato sindaco goliardicamente nazifascista
- maggio 21, 2016
- in antifascismo
- Edit
Scoppia il caso nazionale per i deliranti post su Facebook . Alle accuse risponde con disarmante menefreghismo, si difende e non si pente: “solo goliardia”
Scoppia il caso nazionale su Antonello Zanza, candidato sindaco e attuale consigliere comunale nel Comune di Bonorva, provincia di Sassari, in merito ai post deliranti su fascismo e nazismo pubblicati ininterrottamente dal 2010 al 2016 sui suoi due profili Facebook. I due profili sono ancora attivi, mai oscurati neppure dallo stesso titolare. Sintomo di una prova di coraggio, forse, o di una beffarda presa di posizione rispetto alle critiche di questi giorni.
Arrivano le accuse di apologia di fascismo da tutte le parti politiche, l’On. Mauro Pili, del cui movimento politico fa parte il consigliere, glissa sull’argomento e prende tiepidamente le distanze. L’Ordine dei Medici promette verifiche sulla condotta del “Camerata Zanza”, come ama farsi chiamare dai suoi amici dentro e fuori dal calderone del social network.
Di queste ore la notizia che la Comunità ebraica di Roma condanna fermamente le pesantissime immagini e le gravissime affermazioni del candidato, A.N.P.I (Associazione Nazionale Partigiani Italiani) sottolinea la pericolosità di simili deliri da parte di un esponente della classe politica e invita la cittadinanza di Bonorva a usare le cautele del caso durante l’esercizio del voto.
Di queste ore anche la notizia che l’On. Michele Piras, Sinistra Italiana, ha presentato interrogazione parlamentare per chiedere che venga valutata la situazione di incandidabilità di Zanza e di quanti affermino e reiterino pensieri simili a quelli esternati pubblicamente dall’aspirante primo cittadino sardo.
Cosa si ottiene come risposta da Antonello Zanza? Una disarmante risposta che fa intendere l’inconsapevolezza della gravità delle sue pubblicazioni, così come fa immaginare che esse appartengano al suo profondo, reale convincimento.
“Solo goliardia tra amici”, chiarisce alla stampa. Nulla a che vedere, a dir suo, con la vita vera, vissuta sempre in prima linea a soccorrere chi ha bisogno. Ma esiste un riflesso oscuro che arriva oltre la tastiera. Permea la bacheca Facebook del consigliere e nulla serve a corroborare la sua professata identità di uomo “fedele alla patria, all’onore e alla bandiera”, al suo professarsi membro di una famiglia cosmopolita e tollerante.
Trincerato dietro il muro di gomma della visione ludica del suo delirio, continua a mantenere nel suo profilo i post oggetto della discordia, noncurante che possano essere alla mercé di chiunque voglia approfondire i tratti che delineano questo nostalgico del Ventennio. Non si cura di quanto la Legge italiana punisce entro il reato di apologia del fascismo. Per Zanza le leggi Scelba e Mancino non esistono.
Intanto spuntano segnalazioni su incredibili post che ne delineano un ritratto ancora più grottesco e folle, come se non bastassero le immagini già passate dai media. Dialoghi goliardici tra padre e figlio, sempre su Facebook, sempre e ancora online, lì, cristallizzati e beffardamente non cancellati, quasi in segno di sfida alle autorità e ai millantati avversari politici. C’è da augurarsi che questa sfida venga colta da chi di dovere e si ponga fine a una corsa elettorale non proprio divertente.