Appunti di un maggio tobido spazzato da venti di fango…
- maggio 13, 2013
- in emergenza, lotte sociali, no tav, riflessioni
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Uno spirito di repressione dai poteri forti e cattolico reazionari interviene a gamba tesa sulla democrazia italiana, che ha ormai pochi difensori. Dalle false piste di attentati a Giorgiana Masi.
La storia dell’incendio della Stazione Tiburtina
Pochissimi giorni fa è apparsa su alcuni giornali, senza nessuna enfasi, la notizia che l’enorme incendio della Stazione Tiburtina a Roma del 24 luglio 2011 ha ora ufficialmente degli indagati: tutte persone di rilievo di RFI, cioè delle FS! Riprendiamo testualmente il Corriere della Sera del 10 Maggio 2013“ L’amministratore delegato di Rete ferroviaria italiana (Rfi), Michele Mario Elia, e il direttore centrale, Maurizio Gentile, sono indagati assieme ad altri due ingegneri della società controllata di Fs per il rogo scoppiato nell’estate del 2011 alla stazione Tiburtina. È la conclusione alla quale sono giunti i magistrati titolari del fascicolo sull’incendio che mandò in tilt l’intera rete ferroviaria italiana, dopo aver esaminato i risultati della consulenza arrivata sui loro tavoli nelle scorse settimane. Come hanno accertato le indagini, la cabina era del tutto sprovvista di sistema antincendio, che neanche era previsto nei lavori di trasformazione della seconda stazione ferroviaria della Capitale in polo dell’Alta Velocità, in corso in quel periodo. Oltre a questo, gli accertamenti hanno fatto emergere l’assoluta vetustà degli impianti di sicurezza, in alcuni casi vecchi di 30 anni. Presunte colpe e omissioni delle quali i pm Barbara Sargenti e Stefano Pesci chiamano ora a rispondere i quattro manager, in base ai loro ruoli e responsabilità (…)Restano le presunte colpe per i mancati controlli e adeguamenti degli impianti (i lavori erano in appalto a una società terza), che potevano avere conseguenze ben più gravi rispetto ai soli danni”.
Già, ma chi potrà risarcire moralmente il movimento NO TAV, cui venne, nelle prime ore, da molti attribuita la responsabilità dell’incendio per una sorta di attentato dimostrativo? I vigili del fuoco esclusero però “cause dolose al 90%” dopo una mezza giornata di informazioni confuse, cui contribuì non poco la dichiarazione a caldo di Marco Napoli, vicequestore aggiunto e responsabile squadra della polizia giudiziaria della Polfer Lazio (“Il clima è sotto gli occhi di tutti. Quotidianamente vengono predisposti servizi di controllo sia nelle stazioni di maggior transito sia in quelle minori”. Lo ha detto Marco Napoli, intervenuto alla stazione Tiburtina per l’incendio che ha colpito una parte della struttura rispondendo a una domanda dei cronisti sulla questione se la struttura è considerata un obiettivo “sensibile” viste le proteste dei no-Tav. “Comunque abbiamo rinforzato i controlli). Per molto meno il CEO di ITAVIA fu indagato per diffusione di notizia falsa e tendenziosa sulla strage di Ustica; il quale tra l’altro diceva la verità affermando che l’ipotesi del cedimento strutturale dell’aereo non stava in piedi! Ma i NO TAV non hanno diritti se non quelli di essere insultati…
Imperterrita RFI, cioè FS, istituì una «commissione d’inchiesta»: perché considerava, tra le possibili cause, la manomissione o asportazione «di cavi o di collegamenti in rame o alluminio che provocano anomali funzionamenti degli impianti, anche in tempi differiti rispetto al momento del danneggiamento». Insomma i colpevoli erano i Rom… Che dire, quando i responsabili, si sta appurando, erano proprio all’interno di RFI? Per lo meno in un paese liberale e democratico il vertice di una struttura come RFI sarebbe stato dimissionato.
12 maggio 2013, l’anniversario dell’uccisione di Giorgiana Masi
12 maggio 2013. E’ l’anniversario a Roma dell’assassinio di Giorgina Masi, detta Giorgiana, diciottenne, con una pistolettata all’addome, avvenuto a Ponte Garibaldi, esattamente a Piazza Gioacchino Belli, a Roma il 12 maggio 1977. Il ministro degli interni Cossiga, con l’appoggio palese del gruppo dirigente del PCI (da cui si dissociarono in pochi, tra cui Cacciari e Terracini), aveva proibito a carattere permanente, per il mese di maggio 1977, le manifestazioni, con un atto incostituzionale (strane malattie ricorrenti queste dal PCI al ….PD). Era stata indetta una manifestazione dai radicali, per ricordare la vittoria referendaria sul divorzio del 12 maggio 1974. La polizia era presente per impedire la manifestazione in maniera più che massiccia. La polizia sparò, furono sparati un carabiniere e un passante; Pannella riconobbe molti agenti in borghese vestiti da “autonomi”; restò nella storia della fotografia una foto di Tano D’Amico con un poliziotto in borghese, trasandato in jeans, con la pistola in mano. Il giudice Claudio D’Angelo scrisse in sentenza: «È netta sensazione dello scrivente che mistificatori, provocatori e sciacalli (estranei sia alle forze dell’ordine sia alle consolidate tradizioni del Partito Radicale, che della non-violenza ha sempre fatto il proprio nobile emblema), dopo aver provocato i tutori dell’ordine ferendo il sottufficiale Francesco Ruggero, attesero il momento in cui gli stessi decisero di sbaraccare le costituite barricate e disperdere i dimostranti, per affondare i vili e insensati colpi mortali, sparando indiscriminatamente contro i dimostranti e i tutori dell’ordine.». Cossiga disse di sapere in una intervista del 2007 chi fu a sparare Giorgina Masi; nessun magistrato lo interrogò e Cossiga si è portato nella bara pure questo!
12 maggio 2013. I compagni e i democratici che vogliono ricordare come ogni anno, con iniziative e cortei, Giorgina Masi, si trovano, per la prima volta come un colpo di maglio, il niet della Questura: un niet motivato dall’impossibilità a tenere manifestazioni nel Centro Storico e dalla concomitanza con una grande iniziativa a carattere sportivo “pro vita”. La “maratona” a carattere sportivo nei fatti è stata un corteo antiaborista e omofobo di poche migliaia di persone, dove aderiscono nuclei di fedeli cattolici dai reazionari fino a quelli lefebvriani, i fascisti di Forza Nuova, spezzoni del PDL. Alla testa del corteo il grande sindaco pro-vita Alemanno, in piena campagna elettorale romana…
Forse qualcuno voleva ricreare le condizioni del 12 maggio 1977 per una macelleria messicana. La tensione e la rabbia erano forti a campo de’ Fiori dove si erano radunati alle 9 di oggi 12 maggio qualche centinaio di persone che volevano fare un mini corteo per salutare e ricordare la Masi. Dopo un paio d’ore di trattative coi responsabili PS di piazza ha prevalso però il buon senso e i manifestanti, in barba al divieto ufficiale, sono stati autorizzati al corteo fino a Ponte Garibaldi.
Nessun politico di rilievo del PD, ormai avvinto dallo spirito dell’inciucio, ha preso posizione globalmente contro questa sceneggiata della marcia pro vita. Una iniziativa elettorale in realtà pro Alemanno, con deputati del PDL nello stesso corteo coi camerati di Forza Nuova, quelli dei saluti romani, quelli che insultano il Ministro Kyenge perché congolese e non ariana, quelli sotto processo o condannati con alcuni loro esponenti e quadri per aggressioni squadristiche a bizzeffe…..
Siamo alla parodia della politica e al crepuscolo della democrazia!
11 maggio 2013, Brescia
Il PDL organizza una manifestazione a Brescia di solidarietà a Berlusconi condannato recentemente per frode fiscale in secondo grado e sotto processo per il caso di prostituzione minorile della vicenda Ruby, dove bisogna credere alla favola della nipote di Mubarak (e perché no bisnipote del grande Saladino?). Ma la rabbia popolare è ormai forte; antifascisti, centri sociali, grillini, popolo indignato ognuno per il proprio percorso, ma a migliaia compattamente sono presenti in piazza. Berlusconi deve addirittura tardare l’inizio del comizio e abbreviarlo! La mitica “Leonessa d’Italia” spernacchia il Cavaliere e un manifestone colpisce la nostra attenzione nel suo lepido sarcasmo “Berlusconi se ti fanno un monumento saremo i tuoi piccioni”.
Avvengono però due eventi gravissimi.
Il vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Interni, Alfano, uomo di punta del Cavaliere, partecipa alla manifestazione bresciana che è stata indetta contro i magistrati “che perseguitano” l’Uomo di Arcore.
Dunque il Governo Letta è coinvolto politicamente dal suo numero due nella polemica contro un potere costituzionale indipendente dall’Esecutivo ad opera della Costituzione. Ma Letta squittisce e per un giorno non dice praticamente niente. Silenzio assoluto pure da quel Colle, che già aveva “svisto”(cioè non si era accorto della) sceneggiata/marcetta del PDL a Milano contro i giudici che non avevano piegato la schiena, quel Colle che tuona contro i seminatori d’odio con le parole, che certo non sono i NO TAV come abbiamo detto. Chissà a chi pensano?
Non solo, Alfano è anche il Ministro degli Interni, che dovrebbe essere l’arbitro dell’ordine pubblico. E come fa a partecipare a una dimostrazione politica, essendo colui che dovrebbe controllare in maniera neutrale l’ordine pubblico e le dimostrazioni. Non solo, Alfano sembra si sia lamentato perché il Questore e la PS di Brescia hanno consentito l’espressione in piazza del dissenso antiberlusconiano. Voleva Alfano gli arresti preventivi, voleva la macelleria messicana?
Ma Letta, Alfano, il PD e il PDL non si lavano sempre la bocca sostenendo di essere liberali? La verità è che ci troviamo in un contesto di torsione affaristica perversa, protogesuitica e staliniana/putiniana, lontana miglia dal pensiero liberale: Gobetti ed Einaudi hanno di che rivoltarsi nella tomba!
Gaio Gracco
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