“Micaela è stata trovata uccisa. Siamo in lutto, siamo arrabbiate, siamo arrabbiate e deluse per uno stato impotente di fronte a cifre agghiaccianti: ogni 18 ore nel nostro paese si compie un femminicidio”. Con queste parole dure si apre il comunicato del movimento “Ni una menos” che denuncia la complicità e la responsabilità dello Stato per la morte di Micaela e di centinaia di donne argentine. L’ennesimo caso riguarda una militante del movimento Evita che è stata ritrovata morta dopo una settimana dalla sua scomparsa. Oggi verrà fatta l’autopsia sul suo corpo ma probabilmente è morta per strangolamento per gli evidenti segni che riportava sul collo al momento del ritrovamento.
Il principale sospettato, Sebastina Wagner è stato arrestato venerdì, inoltre, sono stati arrestati e interrogati con l’accusa di occultamento Fabián Ehcosor di 52 anni e Néstor Pavón di 27. Il corpo di Micaela Garcia, che era scomparso all’inizio di Sabato 1 aprile, è stato trovato sabato mattina nei pressi della città di Gualeguay. Nel 2010, Wagner è stato condannato a nove anni di prigione per due stupri commessi in Uruguay; in entrambi i casi le vittime erano giovani studentesse. A metà del 2016, nonostante i rapporti di servizio negativi che aveva ricevuto in prigione, il giudice Carlos Rossi ha deciso di dargli il beneficio della prova ovvero la libertà vigilata.
Per questo motivo le donne argentine che scenderanno in piazza anche domani, 11 aprile, puntano il dito nei confronti del sistema giudiziario che sminuisce la violenza di genere e la violenza sessuale a tal punto da non considerare i rapporti di servizio della prigione in cui era detenuto e da concedergli la libertà. Le pene detentive e le punizioni non sono la risposta alla violenza di genere e come nel caso di Micaela hanno dimostrato tutta la loro insufficienza. Lo strumento penale, afferma il comunicato di Ni una menos, inizia ad agire una volta che la violenza è stata compiuta, invece, c’è bisogno di politiche globali di prevenzione di un problema complesso come quello della violenza di genere in Argentina. Di fatto lo Stato afferma la sua complicità nel momento in cui non assume nessun impegno reale contro questo problema.
La madre di Micaela, Andrea Lescano, ha pubblicato su facebook una lettera d’addio alla figlia, in cui ha scritto: “Vola alto, mi negra!come sempre hai fatto. Prometto che mi batterò per i vostri ideali, per far si che tutti possano sapere”. In solidarietà con la famiglia e contro la violenza di genere, ieri migliaia di persone si sono mobilitate nel pomeriggio e nella notte nelle principali piazze del paese in segno di protesta contro il femminicidio di Micaela Garcia e denunciando l’esistenza di un sistema giudiziario maschilista e patriarcale. A Buenos Aires migliaia di persone si sono ritrovate sotto l’obelisco e cortei e presidi si sono svolti anche a La Plata, Berazategui, Rosario, Neuquen, Tacuman e Tierra del Fuego.
da InfoAut