Contro il governo Macri, che procede al ritmo di 1.000 licenziamenti al giorno, le cinque principali confederazioni sindacali argentine sono scese in piazza e hanno annunciato una settimana di massicce mobilitazioni. In quattro mesi di gestione, il Berlusconi argentino ha lasciato senza lavoro 127.000 persone, sia del settore pubblico che privato. I rappresentanti sindacali hanno sottoscritto un documento in cui diffidano il presidente imprenditore dal bocciare la legge, approvata dal Senato, che congela i licenziamenti per 6 mesi. In caso contrario, convocheranno uno sciopero generale in maggio.
Macri ha definito la legge il frutto di «una politica sbagliata», e ha detto che continuando su quella strada, si finirà per «distruggere il lavoro» e per recare danno agli argentini. Poi ha nuovamente fatto ricorso alla retorica usata in campagna elettorale per abbindolare i settori popolari: per trovare lavoro – ha affermato -, è necessario ricorrere «alla creatività, all’innovazione, lavorare insieme ed essere credibili, affidabili e rispettabili». Quindi, ha attaccato la gestione kirchnerista che «non ha funzionato per 12 anni». La legge, passata su proposta del kirchnerista Frente para la Victoria con 48 voti a favore e 16 contro, stabilisce che un lavoratore licenziato debba essere immediatamente reintegrato pena il pagamento doppio dell’indennità.
Intanto, dopo il via libera dato da entrambe le camere al pagamento dei fondi avvoltoio, e al conseguente indebitamento capestro, un altro grande speculatore, il texano Mohammad Ladjevardian si è rivolto ai tribunali per un risarcimento miliardario relativo al default del 2002.
E resta in carcere la deputata indigena Milagro Sala, eletta al Parlamento del Mercosur (Parlasur). La Camara de Apelaciones y Control della provincia di Jujuy (nel nord del paese), ha confermato l’ordine di arresto per presunta distrazione di fondi pubblici destinati alla costruzione di case. La parlamentare, per la quale si sono mobilitate forze politiche di sinistra e movimenti, nonostante l’immunità dovuta al suo incarico, è stata arrestata il 16 gennaio durante una protesta dei lavoratori delle cooperative con l’accusa di istigazione al tumulto.
Stava per essere rimessa in libertà quando ha ricevuto un nuovo mandato di arresto per le presunte irregolarità amministrative e ora resta detenuta nel penale dell’ Alto Comedero. I suoi legali hanno fatto ricorso alla Corte Suprema de Justicia, dove però Macri ha già nominato i suoi. Milagro è stata arrestata durante un accampamento di protesta contro il taglio dei sussidi ad opera del nuovo governo.
Geraldina Colotti da il manifesto