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Argentina: violenti scontri fuori il parlamento per la legge “bases”

Approvata dal Senato argentino la legge bases, un’ampia e molto discussa serie di riforme voluta dal presidente ultraliberista Javier Milei.  Durante le proteste ci sono state decine di persone ferite e arrestate

Mercoledì pomeriggio a Buenos Aires, in Argentina, ci sono stati scontri violenti tra la polizia e gruppi di manifestanti che stavano protestando contro la cosiddetta legge bases, un’ampia e molto discussa serie di riforme voluta dal presidente ultraliberista Javier Milei. Migliaia di persone si erano riunite davanti al parlamento per contestare le misure proposte, che secondo i critici danneggeranno milioni di argentini, mentre il Senato stava discutendo la legge, poi approvata grazie al voto decisivo della presidente del Senato e vice presidente del paese, Victoria Villarruel. I giornali locali parlano di decine di persone ferite e di vari arresti.

La legge bases contiene centinaia di articoli e prevede riforme molto varie e radicali, che includono tra le altre cose il taglio di molti sussidi statali, un’importante riforma elettorale e la privatizzazione di una quarantina di aziende statali, ma anche l’aumento delle pene per chi organizza manifestazioni non autorizzate e il trasferimento temporaneo di poteri dal parlamento al presidente per motivi di “emergenza pubblica”. Deriva dalla cosiddetta legge omnibus, una prima legge ancora più ampia, di oltre 660 articoli, presentata da Milei come l’unico modo per superare la gravissima crisi economica che l’Argentina sta attraversando da diversi anni.

Le riforme proposte da Milei erano già state accolte con enormi proteste e scioperi, ed essendo così ampie e così estreme avevano complicato anche la discussione in parlamento. Alla fine il Senato ha modificato il testo della legge in 45 punti, ma mercoledì ci è comunque voluto il voto di Villarruel per sbloccare la situazione di parità, con 36 voti favorevoli e 36 contrari. Adesso la legge bases tornerà alla Camera per il voto finale.

Mercoledì decine di migliaia di persone e organizzazioni politiche vicine alla sinistra e al peronismo si erano riunite davanti al parlamento dove era in corso la discussione delle riforme, intonando cori come “La patria non si vende, la patria si difende”. La tensione era già alta al mattino, ma è aumentata attorno all’ora di pranzo, quando ci sono stati tafferugli tra la polizia in tenuta antisommossa e alcuni manifestanti che avevano tentato di scavalcare le recinzioni per entrare in Senato.

Gli scontri si sono sviluppati attorno alle 16, con il lancio di sassi e bombe molotov da parte di gruppi di manifestanti che hanno anche incendiato cestini della spazzatura e almeno due automobili. La polizia ha poi usato gas lacrimogeni e cannoni ad acqua per disperdere la folla. Negli scontri sono state ferite decine di persone, tra cui almeno cinque parlamentari di opposizione che stavano partecipando alle proteste e sono stati ricoverati, ha detto la deputata Cecilia Moreau, del partito peronista Unión por la Patria. Sono rimasti feriti anche venti agenti di polizia, mentre sono state arrestate circa trenta persone.
In seguito alle proteste l’ufficio del presidente argentino ha diffuso un comunicato in cui ha accusato dei «terroristi» di voler compiere un colpo di stato. In una conferenza stampa, Milei ha detto che il suo governo «cambierà l’Argentina» e la trasformerà nel «paese più liberale del mondo».
fonte: il post

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