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Arresti 15 ottobre: Lettera aperta di Davide Rosci

In seguito agli arresti avvenuti ieri mattina in merito ai fatti accaduti 15 Ottobre a Roma, pubblichiamo la lettera di Davide Rosci attualmente agli arresti domiciliari.
“Care/i Compagne/i, questa mattina sono stato messo agli arresti domiciliari, è un provvedimento che non contesto e che vivrò serenamente. Vedo che con me ci sono altri ragazzi di qualsiasi parte d’Italia e anche del territorio teramano. Innanzitutto a loro va la mia solidarietà e vicinanza.

Volevo solo precisare che i ragazzi del teramano non fanno parte di Azione antifascista Teramo, che non c’entra niente con questi fatti e che viene accusata ingiustamente solo per gettare fango su questo movimento che fa attività politica sociale e culturale. Non voglio con queste righe fare del piagnisteo o altro, perché non fa parte della mia cultura, ma voglio precisare alcune cose: in merito ai fatti di quello che è accaduto a Roma è scaturito da una tensione sociale manifestatasi nei mesi precedenti al 15 Ottobre, sfociata in scontri di piazza innescati non da chi voleva manifestare ma dalle forze dell’ordine che hanno prima impedito ai manifestanti di raggiungere piazza San Giovanni poi fomentando la folla con l’uso di lacrimogeni e camionette lanciate a folle velocità sui manifestanti.

L’esasperazione ha fatto il resto. Come detto non sono qui a chiedere compassione o altro, sarà un tribunale a giudicarmi, un tribunale che spero non sia condizionato dal processo mediatico di questi mesi che ha visto la corsa dei media alla caccia delle streghe senza alcuna riflessione sul perché quelle persone erano scese in piazza.

A giudicarmi sarà un tribunale e spero non si baserà sulle ricostruzioni di poliziotti e carabinieri, che hanno voluto accadessero disordini.

Oggi siamo sulla gogna mediatica creata ad hoc per distogliere gli italiani dai problemi che hanno portato a quella manifestazione e spero che con questo processo mediatico molte di queste persone si ricordino perché erano scese in piazza. Eravamo in piazza per il nostro futuro, per un lavoro che ci garantisse sicurezza e stabilità, per una pensione che ci sostenesse nella vecchiaia, per un diritto allo studio che ci aprisse le porte del lavoro. Spero che la gente si riorganizzi per riportare al centro dell’attività politica i diritti dei lavoratori, i bisogni delle famiglie e non gli interessi della banche degli speculatori finanziari tanto cari a questo governo di tecnici.

Sono pronto anche alla galera se questo può spronare le nuove generazioni ad esigere un mondo migliore. Voglio chiudere con una frase del Che: “Chi lotta può perdere…chi non lotta ha gà perso.”
Davide Rosci