Arresti e lacrimogeni per gli artigiani nel quartiere turistico di Buenos Aires
Protestano gli artigiani di San Telmo, la polizia di Buenos Aires risponde con violenza e 23 arresti.
I tamburi si ascoltano già dal fondo di via Defensa, la strada principale del quartiere di San Telmo, luogo di uno storico mercato dell’artigianato visitato da milioni di turisti ogni anno. Avvicinandosi alla storica piazza Dorrego si vedono cartelli appoggiati per terra, uno dice: «Basta repressione, vogliamo giustizia, ci stanno uccidendo di fame, vogliamo lavorare!».
Gli artigiani che da anni tutte le domeniche espongono i loro prodotti lungo la via popolata di turisti sono già stati sgomberati due mesi fa, da allora non possono più lavorare e la situazione per loro si sta facendo insostenibile. La protesta degli Artigiani Uniti dura da tempo dunque, ma non si era ancora vista una repressione feroce come quella che si è scatenata domenica 10 marzo.
La polizia è intervenuta in forze già dal mattino e dopo diverse ore in cui gli artigiani manifestavano con slogan e musica, ha cominciato a usare manganelli, gas lacrimogeni e spray al peperoncino, picchiando perfino turisti che si trovavano sul luogo.
I video che hanno cominciato a diffondersi immediatamente sui social network mostrano una violenza brutale e immotivata da parte delle forze di polizia, a fine giornata saranno 23 le persone arrestate, pare anche qualche turista. Il gruppo di avvocati che segue gli Artigiani Uniti della via Defensa ha faticato a scoprire in quale commissariato siano detenuti, diverse persone sono rimaste ferite.
Il conflitto nasce tanti anni fa quando i proprietari dei negozi di antiquariato hanno preteso la liberazione della piazza e cominciato a combattere la presenza dei “ferianti” (venditori ambulanti) sulla via pubblica, pretendono che la strada di accesso agli esercizi commerciali sia libera. Agli antiquari dei negozi si sono poi aggiunti quelli che stanno in piazza ogni domenica.
Il governo della città di Buenos Aires ha appoggiato la loro istanze sgomberando i ferianti a inizio febbraio e poi firmando un accordo a porte chiuse con la cooperativa di artigiani El Adoquin (CTEP), ricollocandone una parte su uno slargo della via dove già però già stanno altri venditori. Così, quelli che non hanno i documenti per esporre la loro merce, o che non fanno parte della cooperativa, restano fuori. Gli stessi partecipanti di Adoquin si sono opposti a questa soluzione, che finisce per discriminare una parte degli artigiani, di fatto andando a creare una guerra tra ambulanti.
«La crisi colpisce tutti, così succede che gli antiquari non vendono più come prima, e quindi hanno fatto pressione sul governo della città affinché ci cacciassero», spiega una artigiana che partecipa al presidio in strada.
La giudice Romina Tesone ha determinato due settimane fa che il governo della città deve farsi carico di una nuova proposta che superi la situazione attuale, affinché tutti i ferianti possano tornare a lavorare. Ma l’unica risposta fornita dalle istituzioni cittadine, rappresentate da Horacio Rodríguez Larreta, sono repressione e arresti.
Ma a San Telmo è in corso uno scontro, non solo con gli artigiani, ma con la storia del quartiere. La scusa della presenza di turisti pare l’occasione per trasformare il quartiere, allontanando la sua parte più popolare e meno addomesticata favorendo la privatizzazione degli spazi per dare un volto nuovo che però cancella l’identità del quartiere, le sue particolarità e stranezze.
da DinamoPress